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Nel paese transalpino una sentenza che potrebbe fare storia
Adesso la sentenza c’è, e forse farà la storia in questa tematica ancora poco conosciuta. L’ambito di riferimento è quello dell’elettrosensibilità e la notizia riguarda il fatto che il Tribunale francese di Tolosa ha sancito il riconoscimento di invalidità civile ad una donna affetta proprio da elettrosensibilità. Si tratta di una donna di 39 anni, Marine Richard, alla quale il giudice ha riconosciuto il diritto a una indennità da 800 euro al mese per tre anni perché la sua ipersensibilità alle onde elettromagnetiche rappresenta un handicap. Riceverà i soldi nella sua casa sui Pirenei, dove vive senza elettricità e lontana da fonti che possano provocarle reazioni. È completamente disconnessa, niente cellulari o telefoni cordless, niente wi-fi, niente antenne nelle vicinanze.
Per chi non avesse mai sentito il termine, si tratta di una nuova sindrome (come malattia non è ancora stata certificata) che colpisce le persone a causa dell’esposizione alle onde elettromagnetiche (in pratica alle radiazioni emesse da Wi-Fi, cellulari, computer, ripetitori-antenne di telefonia mobile, ecc); tale “disagio” attiva violente e dolorose reazioni infiammatorie del corpo. In realtà all’elettrosensibilità sarebbero da associare anche altre patologie: tuttavia, in ambito medico-scientifico, si fatica a definire (e riconoscere) tale sindrome, nonostante l’evidenza di casi in esponenziale crescita e di studi indipendenti come il lavoro della Commissione Internazionale per la Sicurezza dei Campi Elettromagnetici (ICEMS).
Ma l’incertezza permane e resta la mancanza di un collegamento scientifico tra le onde e l'esposizione: dal canto suo, infatti, l'Organizzazione Mondiale della Sanità già qualche anno fa ha palesato l’incertezza nel poter constatare un rapporto causa effetto tra onde ad alta frequenza e problemi di salute. "L'ipersensibilità ai campi elettromagnetici è caratterizzata da una gamma di sintomi non specifici, che gli individui colpiti attribuiscono all'esposizione ai campi".
Di fatto è una di quelle tematiche che scottano e con le quali la nostra generazione “always on”, sempre connessa comincia a confrontarsi. In tale senso va ricordato che, tre anni or sono, il Tribunale di Brescia emise una giudizio, confermato in Cassazione con la sentenza 17438/2012 della Sezione lavoro, che rilevava l’esistenza di un nesso causale tra l’uso prolungato del telefono cellulare e l’insorgenza di masse tumorali.
Dunque, come per il TecnoStress (ossia un’altra sindrome “nuova” - la cui causa può essere individuata, in prima approssimazione, nell’uso costante, simultaneo ed eccessivo di tecnologie dell’informazione e di apparecchi informatici digitali in situazione di mobilità e non-mobilità e che affligge le persone non solamente sul piano fisico, ma anche su quello psichico e relazionale - di cui parliamo diffusamente in altre pagine articoli), anche in questo caso la materia è tutta da scoprire. Tuttavia, bisogna constatare che emerge sempre più pressante l’esigenza di coniugare progresso tecnologico e prevenzione, verso nuove patologie altamente invalidanti.
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