/ News / Approfondimenti / Europa e mondo
Strategie, esperienze e proposte al centro di un convegno organizzato a Bruxelles dall'ETUI
Si è svolto il 22 febbraio a Bruxelles l’incontro "Il perché e come della riduzione dell'orario di lavoro" organizzato dall'European Trade Union Institute (ETUI). L'argomento è recentemente salito alla ribalta europea grazie ad un'iniziativa del Sindacato Industriale dei Metallurgici (IG Metall), il più grande sindacato tedesco, e si riallaccia in maniera evidente con il più ampio dibattito relativo alla conciliazione vita-lavoro.
La campagna "Mein Leben, meine Zeit" ("La mia vita, il mio tempo"), lanciata nel 2016 da IG Metall nacque con l'obiettivo di riacquistare il controllo collettivo e individuale dell'orario di lavoro, nonché di aumentare l'uguaglianza di genere e migliorare la salute e la sicurezza sul lavoro. Il sondaggio condotto dall'unione tedesca con i dipendenti all'inizio della campagna mostrò chiaramente che la necessità più sentita non era la riduzione collettiva dell'orario di lavoro in sé, ma piuttosto il diritto di tornare al lavoro a tempo pieno dopo una riduzione dell'orario di lavoro. Alla fine dei negoziati, l’obiettivo raggiunto è stato il diritto a una riduzione dell'orario di lavoro dell'80% per un periodo di due anni senza alcuna forma di compensazione salariale. I dipendenti potranno anche cambiare il loro bonus in otto giorni di ferie extra, due dei quali pagati dal datore di lavoro. Secondo il ricercatore belga dell’ETUI Stan De Spiegelaere, anche se non tutte le richieste sono state accettate, il successo della campagna consiste nell’avere rilanciato il dibattito su un tema scomparso per troppo tempo dalle agende politiche ed economiche europee. Inoltre, è notevole il fatto che l'IG Metall non abbia ammorbidito le proprie richieste di taglio dell’orario lavorativo in cambio di salari più: una linea che può servire da esempio per altri sindacati europei.
Lo stesso Stan De Spiegelaere ha scritto a quattro mani con la ricercatrice polacca Agnieszka Piasna la guida “The why and how of working time reduction” le recenti tendenze, i diversi motivi per l'attuazione di tale riduzione e i modi in cui può essere organizzata. Sebbene nel corso del ventesimo secolo si sia registrato un calo dell'orario di lavoro, infatti, la distribuzione di tale riduzione non è stata uniforme, tra la popolazione in generale ma anche in termini di genere. Inoltre, nella maggior parte dei casi la riduzione è stata determinata dalle strategie dei datori di lavoro e ha assunto la forma di un lavoro part-time (talvolta involontario).
Secondo i due autori, un lavoratore su tre nell'UE vuole lavorare di meno. Ma come è possibile organizzare questo cambiamento? La guida fornisce una panoramica dei molti diversi schemi che sono stati implementati in passato o sono attualmente in fase di applicazione. I tre esempi che gli autori hanno scelto di presentare all’incontro del 22 febbraio scorso sono stati il President's reemployment agreement, iniziativa del 1933 del Presidente degli Stati Uniti Roosevelt, lo schema 6 + 6 introdotto in Finlandia e il sistema di riduzione dell'orario di lavoro attualmente in vigore presso l'emittente radiotelevisiva di servizio pubblico belga VRT. Sebbene non vi sia una soluzione valida per tutti per la riduzione dell'orario di lavoro, i due ricercatori ritengono che "non fare nulla porta a una distribuzione squilibrata in termini sociali e di genere".
Richard Pond, esponente della Federazione Europea dei Sindacati dei Servizi Pubblici (EPSU) tra i sostenitori del progetto, ha sottolineato l’interesse della sua organizzazione nell’approfondire la questione della riduzione dell'orario di lavoro quale argomento particolarmente spinoso nel settore del pubblico impiego a causa del complicato problema di produttività. In paesi come la Grecia e la Spagna, ha ribadito Pond, l'orario di lavoro nel settore pubblico è addirittura aumentato durante la crisi; in altri paesi, Germania e Regno Unito, vi sono gravi carenze di personale, il che rende molto difficile pensare ad accordi sulla riduzione dell'orario di lavoro. Nei paesi nordici, invece, la discussione si è incentrata sull'uguaglianza di genere. Pond ha infine ribadito che "per molti lavoratori, soprattutto nei paesi dell’Europa dell’Est, non è un'opzione praticabile quella di avere orari di lavoro ridotti se accompagnati da una riduzione delle retribuzioni".
Per ulteriori informaizoni sulla guida “The why and how of working time reduction” fai clic qui.
AiFOS - Associazione Italiana Formatori ed Operatori della Sicurezza sul Lavoro
25123 Brescia, c/o CSMT Università degli Studi di Brescia - Via Branze, 45
Tel 030.6595031 - Fax 030.6595040 | C.F. 97341160154 - P. Iva 03042120984
Privacy - Cookies Policy - Gestione segnalazioni-whistleblowing
Il sito utilizza cookie tecnici, ci preme tuttavia informarti che, dietro tuo esplicito consenso espresso attraverso cliccando sul pulsante "Accetto", potranno essere installati cookie analitici o cookie collegati a plugin di terze parti che potrebbero essere attivi sul sito.