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Da Confcommercio Professioni e ADAPT uno studio per analizzare presente e futuro del settore terziario nel nostro Paese
“Il futuro delle professioni nella economia 4.0 tra (nuove) regole e rappresentanza” è un testo curato da Michele Tiraboschi e edito da Adapt - associazione senza fini di lucro fondata da Marco Biagi nel 2000 per promuovere, in una ottica internazionale e comparata, studi e ricerche di lavoro - insieme a Confcommercio Professioni, che lo ha commissionato.
Il libro è una sorta di rapporto commissionato da Confcommercio Professioni per comprendere la progressiva crescita del settore terziario e della domanda di servizi professionali ad alto contenuto cognitivo, ma anche cosa sia stato fatto e cosa resti da fare sul piano normativo per interpretare e governare le trasformazioni in atto di quella categoria denominata nel testo dei “professionisti 4.0”, con un focus sulle due leggi principali che, con impianto e ispirazioni profondamente diverse, regolamentano oggi in Italia il lavoro autonomo professionale: la Legge 4/2013 e la Legge 81/2017.
All’interno il rapporto è diviso in due parti: nella prima, dal titolo “Il quadro normativo in materia di professioni non organizzate in ordini e collegi” si affronta la tematica correlata alla disciplina contrattuale del lavoro autonomo a livello europeo e internazionale, dove vengono presi in considerazione i casi di Spagna, Francia, Regno Unito, Germania e Stati Uniti. In seguito, ci si concentra sulla situazione delle nuove clausole per la tutela del professionista nell’ordinamento italiano cercando di intravedere quali siano le correlazioni tra la Legge 4/2013 e la Legge 81/2017.
Gli ultimi due capitoli della prima sezione prendono in considerazione l’equo compenso, fino a proporre la realizzazione di un sistema di iscrizione alle Camere di commercio per i professionisti non ordinistici, che merita di essere tenuta in considerazione.
La seconda parte invece si incentra sulle nuove forme di rappresentanza e le tutele per il lavoro autonomo professionale.
In tale segmento, spicca il capitolo 3 “Le tutele “di nuova generazione”: riconoscimento dei requisiti professionali, sistema delle attestazioni, formazione”, che è forse la parte del lavoro più attinente alle attività della nostra Associazione. All’interno viene suggerita anche un’intelligente riflessione sul ruolo della reputazione nel mondo del lavoro 4.0, analizzandone anche gli effetti sulle professioni, focalizzando l’attenzione sulla certificazione delle competenze. Nel paragrafo si fa riferimento soprattutto all’interazione con le nuove tecnologie e con i social media, nella consapevolezza che la reputazione ormai incida sulle possibilità di lavoro e sulla determinazione dei compensi.
Per fare un quadro generale sul libro è utile fare riferimento alla prefazione firmata da Anna Rita Fioroni, Presidente di Confcommercio Professioni, dove si legge: “Abbiamo commissionato ad Adapt, il centro studi sul lavoro fondato nel 2000 da Marco Biagi, l’estensione di un Rapporto volto a ricostruire in modo moderno, e con specifica attenzione al ruolo della rappresentanza, il quadro normativo di riferimento, in Italia e nel mondo occidentale, in materia di professioni con particolare attenzione a quelle non regolamentate o non organizzate in ordini e collegi. Riteniamo che dalla lettura del Rapporto si possano, perciò, trarre non solo utili spunti di riflessione ma anche alcune conclusioni che portano a riconoscere alle associazioni di rappresentanza un ruolo determinante per chi abbia a cuore il tentativo di ridisegnare la figura del professionista in senso moderno, con nuove protezioni e soprattutto una rinnovata centralità nei mercati del lavoro post industriali”.
Merita anche di essere riportato uno stralcio dell’executive summary del lavoro, al fine di comprendere il proposito della ricerca: “Per affrontare le sfide del futuro è necessario conoscere l’esistente. Scopo della ricerca è fornire una visione del fenomeno che abbracci le molteplici sfaccettature del mondo in cui il professionista si esprime: la disciplina contrattuale, la rappresentanza, la previdenza, le competenze e i sistemi reputazionali. Nel fare questo emerge un leit-motiv di fondo, ossia la mancanza di una netta posizione del Legislatore, diviso tra la concezione del professionista quale soggetto forte sul mercato e la sua tutela come contraente debole. Tale circostanza ben si spiega con il fatto che il lavoro autonomo costituisce un universo variegato, ed è difficile parlarne, proprio per la vastità delle forme in cui esso si rivela, che rende non agevole una definizione univoca di un paradigma condiviso. Ne discende un’opera legislativa incerta, segnata da passi avanti e bruschi arretramenti. (…) Occorre quindi uno sforzo onesto e consapevole per re immaginare il lavoro autonomo secondo una strategia adattiva, in un processo di cambiamento che è continua sperimentazione, fucina di idee ed occasione di confronto. Nel fare questo risulta imprescindibile un approccio integrato, che guardi globalmente al professionista senza cascare nel tranello di visioni parziali e a compartimenti stagni non dialoganti tra loro. Un ruolo fondamentale può e deve essere svolto dalle associazioni di rappresentanza, quali soggetti deputati a veicolare le istanze del Professionista 4.0, un professionista consapevole del proprio valore, che accetta la concorrenza ed agisce nel mercato”.
Come si evince risulta centrale, pertanto, il tema delle competenze, che assume una nuova valenza, “Non risultando più e non solo strumento di regolazione del mercato, ma anche mezzo di tutela del professionista nel mercato e nelle transizioni occupazionali” e, a cascata il valore che potrebbe avere l’interazione tra associazioni di rappresentanza ed istituti di formazione professionale, nella predisposizione di sistemi di certificazione e formazione efficiente. Solo in questo modo, infatti, è segnalato nel testo, sarebbe possibile sostenere il professionista affinché si adegui al mercato e alle competenze richieste.
“La strategia in materia implica, quindi, una visione di più ampio spettro e delle azioni sinergiche che agiscano su più fronti. Il primo passo è prendere atto della necessità di costruire adeguati percorsi formativi, che sviluppino nel professionista anche questo particolare tipo di competenze. Ma è necessario, nell’ottica di una concorrenza leale e non distorsiva, predisporre altresì un efficace sistema repressivo nei confronti di pratiche abusive dei sistemi reputazionali, attraverso meccanismi di responsabilità delle piattaforme e di autotutela dei partecipanti”.
FAI CLIC QUI per scaricare il testo “Il futuro delle professioni nella economia 4.0 tra (nuove) regole e rappresentanza”
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