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Le parole di Lorenzo Fantini, avvocato giuslavorista direttore dei “Quaderni della sicurezza AiFOS” tra i padri del Testo Unico 81/2008
Pensare a 15 anni fa significa per me tornare a un momento della mia vita in cui – (relativamente) giovane avvocato specializzato in diritto del lavoro – mi ero abituato ad affrontare le prime “pratiche” di una certa rilevanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro; erano quelle che nessun altro nello studio legale dove svolgevo l’attività riteneva di voler affrontare, sul (falso) presupposto che la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali fosse un argomento non giuridico ma “tecnico”, non rientrante nelle competenze di un bravo giuslavorista. Un momento, quindi, di svolta della mia carriera professionale, visto che la salute e sicurezza da allora è parte integrante della mia vita e ha cambiato finanche la mia visione del mondo e, ovviamente, del lavoro.
Ricordo bene che nelle ore di studio una parte rilevante era dedicata a temi, al tempo, ostici quali l’organizzazione come fattore principale di prevenzione di infortuni e malattie professionali, le responsabilità legate alla vigilanza sui lavoratori e la formazione alla salute e sicurezza sul lavoro, molto spesso protagonista di sentenze legate alle condanne o alle assoluzioni in materia infortunistica. Qualche mese dopo, di tali argomenti mi sono occupato come dirigente delle divisioni competenti del Ministero del Lavoro (per la parte giuridica) in materia di salute e sicurezza sul lavoro, in una esperienza decennale difficile, talvolta triste (specie in date come il 6 dicembre 2007, quando si verificò la strage della ThyssenKrupp a Torino), ma sempre professionalmente e spesso umanamente esaltante. Già allora la giovane ma significativa Associazione denominata AiFOS era riferimento importante per il Ministero che rappresentavo, la cui opinione era assolutamente da considerare (senza alcun vincolo di accoglimento, ovviamente) nel momento in cui si trattava di lavorare sui temi della formazione alla salute e sicurezza sul lavoro, magari per scrivere le prime bozze di documenti – come l’Accordo in Conferenza Stato-Regioni di attuazione dell’articolo 37, comma 2, del D. Lgs. n. 81/2008 – nazionali in materia. Nei dieci anni al Ministero ho assistito alla lenta crescita della tanto citata – spesso a vanvera – “cultura della prevenzione”, fondamentale per la riduzione degli infortuni e delle malattie professionali, obbiettivo (come prevedono le direttive comunitarie in materia) da considerarsi comune alle aziende e ai lavoratori e che è stato raggiunto grazie ad azioni di prevenzione quasi mai sistematiche ma, spesso, comunque efficaci; una crescita che è passata anche per mezzo della innovazione alla formazione, a mio parere ben diversa quanto ad efficacia rispetto al periodo di vigenza del D. Lgs. n. 626/1994, solo in parte dovuta alla spinta della regolamentazione normativa (costituita in larga parte dagli Accordi in Conferenza Stato-Regioni, ormai ben 5, in materia di formazione e salute e sicurezza sul lavoro). In particolare, prima al Ministero e ora lavorando come consulente per aziende di medie e grandi dimensioni, ho percepito il progresso delle tecniche di progettazione e realizzazione della formazione alla salute e sicurezza sul lavoro, pure nella consapevolezza che tale progresso non riguardi (se non in qualche raro caso, il quale a mio parere costituisce una eccezione) le piccole e micro-aziende, strette nella morsa di una crisi che rende addirittura impossibile ai piccoli imprenditori comprendere l’importanza anche solo in termini di risparmio economico degli investimenti in materia di salute e sicurezza sul lavoro.
Resta, ovviamente, ancora molto da fare, innanzitutto in relazione alla verifica degli effetti in termini prevenzionistici delle attività formative (in particolare di quelle obbligatorie) in materia di prevenzione di infortuni e malattie professionali, come pure ha dimostrato con il linguaggio della ricerca il Rapporto AiFOS 2017, incentrato sulla efficacia della formazione. Né consola l’attuale momento delle Amministrazioni competenti in materia di salute e sicurezza sul lavoro (Ministeri, Regioni e ASL) le quali – se si eccettua l’attivismo, assolutamente positivo anche se non sempre puntualmente finalizzato, di INAIL – hanno inspiegabilmente perso interesse per il tema della promozione della salute e sicurezza sul lavoro, generando una situazione di stallo amministrativo che si concreta nella assenza di grandi novità normative (anche solo in termini di adozione di provvedimenti di attuazione del “testo unico” di salute e sicurezza sul lavoro) la quale, a sua volta, rende più difficile il compito di associazioni come l’AiFOS, consistente nel progettare e proporre alle aziende soluzioni efficaci in materia di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali.
E proprio in tale difficile contesto, diventa essenziale la capacità degli stakeholder privati di porsi come autorevole riferimento per le aziende e gli organi di vigilanza, come progressivamente in questi quindici anni AiFOS è riuscita a fare, con un processo indubbiamente non semplice (penso, per tutte, alla scelta di darsi una regolamentazione “interna”, ispirata a principi di trasparenza e moralità, che impongono anche talvolta scelte punitive verso chi non rispetta le regole della “buona formazione”), ma che a mio parere ha avuto effetti importanti per le aziende che sulla associazione hanno fatto affidamento. La crescita della solidità e della autorevolezza dell’Associazione rappresenta un elemento indubitabile, al quale mi pregio di avere in minima parte contribuito con la mia collaborazione, in particolare come Direttore dei Quaderni della sicurezza.
Di questa crescita è perfetto testimone questo libro, che descrive il modo in cui professionisti e società che sono parte integrante del mondo di AiFOS abbiano trovato la forma per contribuire a una gestione moderna e partecipata (ma soprattutto efficace) della salute e sicurezza in azienda, indicando la strada per una formazione moderna in qualunque contesto produttivo.
Altro elemento di positività è stata in questi 15 anni la creazione di una vera e propria community dei preventori la quale – favorita dalla interconnessione tipica della quarta rivoluzione industriale – permette a chi esercita il difficile mestiere dell’operatore della sicurezza (formatori, docenti, ispettori, RSPP, consulenti, auditor e chi più ne ha ne metta) di trovare e utilizzare liberamente soluzioni e materiali già “testati” in contesti differenti ma compatibili, con la singola problematica di riferimento. In questo modo – ancora una volta con una attività di “supplenza” rispetto al pubblico (visto che il D. Lgs. n. 81/2008 riserva questo compito alla pubblicazione delle “buone prassi”, validate dalla Commissione consultiva per la salute e sicurezza sul lavoro di cui all’articolo 6 del D. Lgs. n. 81/2008) – gli operatori della salute e sicurezza indicano alle aziende la strada corretta per adottare ed attuare misure di prevenzione e protezione davvero efficaci in termini prevenzionistici. Tutto senza gelosie (che non sono più di attualità) ma, anzi, nella consapevolezza che la condivisione di idee e soluzioni è parte integrante di un mestiere di alto profilo etico perché ha a che fare con la vita e la salute delle persone.
Ed è proprio questo aspetto di condivisione di idee su cui si incentra il libro di Marco Michelli, uno dei pochi giornalisti a conoscere il mondo della formazione alla sicurezza, che ha saputo ben dare risalto ai diversi modi di fare formazione, pensati e proposti in contesti spesso anche solo locali, raccontando, come ben sa fare, il punto di vista di chi la formazione la svolge e la vive ogni giorno.
Ecco allora che il testo consente di celebrare il ruolo cardine che, nei suoi 15 di attività, AiFOS ha avuto per far crescere la formazione alla sicurezza. L’autore propone un omaggio al ruolo fondamentale dei formatori, come veri e propri agenti del cambiamento e lo fa descrivendone il difficile mestiere e il modo di proporre innovazioni capaci di stimolare sempre più i discenti e di contribuire a concepire una formazione sempre più attenta alle esigenze di chi lavora E Michelli lo fa in modo in un modo atipico, ovvero sotto forma di brevi racconti di protagonisti e di idee per “fare formazione”, che altro non sono che lo specchio di un Paese che sta cambiando e crescendo.
In ogni idea presentata si racconta quello spirito creativo capace di dare impulso nel disegnare quella che sarà la formazione di domani e che AiFOS saprà valorizzare nella sua crescita.
AiFOS - Associazione Italiana Formatori ed Operatori della Sicurezza sul Lavoro
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