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Intervento del dott. Pierluigi Innocenti, presidente di ASSIREM (ASsociazione Scientifica Italiana per la Ricerca e l'Educazione nella Medicina del sonno)
Il sonno è una bisogno primario della nostra vita, come mangiare o bere. Trascorriamo circa il 30% della nostra vita dormendo e, sebbene non ci sia ancora una spiegazione esaustiva sul perché dormiamo, sappiamo perfettamente che non dormire ha gravi conseguenze per la nostra qualità di vita e la nostra salute. Se non dormiamo una notte il giorno seguente lamentiamo stanchezza, difficoltà di concentrazione e di attenzione, irritabilità, sonnolenza. Ancora più gravi sono le conseguenze di una riduzione cronica di sonno, con disturbi metabolici, ipertensione, malattie cardiache, obesità, diabete, ansia e depressione. Eppure raramente si pensa che un sonno di cattiva qualità possa avere gravi conseguenze per la salute, per lo più si ritiene che possa essere causa solo di stanchezza o di qualche disagio transitorio.
Nelle nostre giornate ormai di 24 ore, in cui ci sentiamo liberi di organizzare a piacimento la nostra attività lavorativa, il divertimento ed il riposo, non abbiamo tenuto conto di quei ritmi naturali che da sempre regolano la nostra esistenza e di cui il sonno è un elemento fondamentale. È stimato che negli ultimi 50 anni vi sia stata mediamente una riduzione di circa 1,5-2 ore dedicate al sonno nella popolazione generale nei paesi sviluppati. Ciò ha determinato un peggioramento della nostra salute, del benessere psicofisico, della vita familiare e sociale.
Anche l’organizzazione del mondo del lavoro ha avuto la necessità di prevedere una produttività continua e quindi notturna, in Europa il lavoro notturno interessa il 21.9% degli uomini (in Italia il 17.3%) e il 10.7% delle donne (in Italia il 7.6%), ma il nostro organismo difficilmente riesce a adeguarsi alle nuove esigenze.
Sono quindi emerse nel tempo condizioni patologiche conseguenti alle nuove abitudini. In particolare si parla di Sindrome del turnista (Shift-work Syndrome) per inquadrare le conseguenze sulla salute del lavoro a turnazioni che prevede anche il lavoro notturno. Di giorno il lavoratore difficilmente riesce a recuperare con un sonno di qualità (per lo più frammentato e poco ristoratore), importante è la sonnolenza diurna con deficit di prestazioni, maggior incidenza di incidenti sia lavorativi che alla guida, durante i turni notturni vi può essere un calo di vigilanza e delle funzioni cognitive con errori, infortuni ed incidenti. Una metanalisi sugli infortuni industriali ha stabilito che, rispetto al turno del mattino, nel pomeriggio vi è un aumento del rischio del 18,3% che nel turno notturno arriva al 30,4%. L’alterazione del ritmo giorno-notte che consegue al lavoro notturno può a sua volta essere responsabile di insonnia nei giorni seguenti e, nel tempo, di insonnia cronica, spesso associata ad una sindrome ansioso depressiva, irritabilità, ritiro sociale. Oltre le conseguenze sul lavoro, compresa una ridotta produttività, è dimostrato che gli insonni usufruiscono di un maggior numero di giorni di malattia, utilizzano più risorse sanitarie e l’assenteismo è circa il doppio rispetto ai normodormitori.
La sonnolenza secondaria alla deprivazione di sonno è la principale causa di incidenti: chi dorme poco e male, è soggetto a colpi di sonno improvvisi o microsleep (brevi secondi di sonno) durante i quali il soggetto non è in grado di avere il controllo di quanto sta facendo e tende a svolgere attività in automatico, sono compromesse in varia misura la capacità di giudizio, i tempi di reazione e varie altre funzioni. Ciò è vero sia per un lavoratore che si trova su una catena di montaggio o su una impalcatura, così come per gli autotrasportatori sulle strade. È noto che alcune tra le tragedie più importanti a livello mondiale sono attribuibili ad un problema di sonnolenza di chi svolgeva al momento una funzione di controllo; tra queste i disastri nucleari di Three Mile Island negli Stati Uniti e di Chernobyl in Russia, l’esplosione dello Space Shuttle nella fase di decollo, il disastro ambientale della petroliera Exxon Valdez incagliatasi sulle coste dell’Alaska, ma soprattutto l’incidente di Bhopal con fuoruscita di gas nocivi dall’industria di fitofarmaci che causò nel dicembre 1984 migliaia di morti.
Purtroppo le gravi conseguenze che il colpo di sonno può comportare vengono portate alla ribalta dai media solo in caso di tragedie. È il caso dell’incidente del pullman che nel marzo scorso ha causato in Spagna la morte di 13 studenti. È stato lo stesso autista ad ammettere di essere stato colpito da un colpo di sonno.
Ma in realtà il fenomeno è noto e molto diffuso, si stima che nel 2014 i colpi di sonno abbiano causato sulle strade 235 morti, 12.000 feriti con un costo economico di circa 2 miliardi di Euro. La Comunità Europea, consapevole che circa ¼ degli incidenti stradali più gravi sono causati da colpi di sonno, nel luglio 2013 ha emanato una direttiva a tutti gli stati membri in cui si stabilisce che, in caso di rilascio o di rinnovo delle patenti, vada attentamente valutata la possibilità che il soggetto sia affetto da apnee notturne, principale causa di sonnolenza diurna. Le apnee notturne, che comportano una interruzione del respiro per occlusione delle prime vie aeree durante il sonno, sono responsabili di brevi risvegli non percepiti dal paziente, e quindi di un sonno frammentato e di scarsa qualità, con stanchezza al mattino e sonnolenza diurna. A soffrirne sono soprattutto soggetti di sesso maschile che abitualmente russano ed obesi. In Italia è stimato che almeno due milioni di persone soffrano di apnee nel sonno, ma solo una minima percentuale è stata diagnosticata ed è in trattamento. La percentuale di apnoici aumenta con l’età ed è particolarmente frequente in alcune categorie di lavoratori, innanzi tutto gli autotrasportatori che per il tipo di vita che conducono (obesità da scarsa attività fisica), hanno più frequentemente apnee notturne e quindi sonnolenza diurna. Ovviamente quanto detto va esteso anche ad autisti di taxi, conducenti di autobus od autombulanze, così come a lavoratori di altri settori quali conducenti di macchine e gruisti nell’edilizia, trattoristi nell’agricoltura, piloti di aerei ed elicotteri ecc.
Vari studi hanno dimostrato che una efficace opera di prevenzione è sia migliorativa della salute e delle prestazioni dei lavoratori, ma anche di un significativo risparmio economico.
Indispensabile è l’opera del medico del lavoro, non solo nell’ambito della Sorveglianza Sanitaria, ma anche come promotore della salute dei lavoratori, poiché tutte le cause di sonnolenza diurna ed in particolare le apnee notturne, sono innanzitutto una grave condizione che pregiudica la nostra salute e la nostra qualità di vita.
Per recuperare il grave ritardo accumulato dal nostro paese in quest’ambito, andrebbe promosso un percorso educativo per sensibilizzare sia i medici, che ancora conoscono poco o sottovalutano il problema, ma soprattutto la popolazione generale perché la prevenzione riguarda tutti e non solo i lavoratori.
AiFOS - Associazione Italiana Formatori ed Operatori della Sicurezza sul Lavoro
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