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Il Tribunale di Ivrea condanna l'Inail al pagamento di un'indennità vitalizia
È di questa mattina la notizia che il Tribunale di Ivrea (Torino) ha condannato l'Inail a corrispondere una rendita vitalizia da malattia professionale al dipendente di una azienda cui è stato diagnosticato un tumore benigno al cervello dopo che, per motivi legati all'attività lavorativa, per 15 anni ha fatto uso del telefono cellulare per più di tre ore al giorno senza alcun dispositivo di protezione.
La vicenda riguarda Roberto Romeo, 57 anni, dipendente Telecom. Nel 2010, in seguito ad una persistente sensazione di orecchie tappate, gli esami strumentali accertarono la presenza di un neurinoma, tumore benigno la cui rimozione ha comportato l'asportazione del nervo acustico dell'orecchio destro e la conseguente sordità. La sentenza di primo grado del tribunale di Ivrea del 30 marzo 2017 riconosce il legame causale tra il tumore al cervello e l’uso di un telefono cellulare ed «è la prima volta - spiegano i legali dell'uomo - che fin dall’inizio la giustizia italiana riconosce la piena plausibilità dell’effetto oncogeno delle onde elettromagnetiche dei cellulari, effetto già riconosciuto sin dal 2011 dalla Iarc (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro)».
Il lavoro più ampio, lo Studio “Interphone” pubblicato nel 2010 e condotto dall’Agenzia, assolse nella sostanza i telefonini per mancanza di prove, evidenziando solo un lieve aumento dei casi di glioma (tumore maligno del cervello) e - per l'appunto - di neurinoma del nervo acustico (tumore benigno) tra chi aveva trascorso al cellulare più di 1.640 ore. Nel 2011, la stessa Agenzia classificò tuttavia le onde elettromagnetiche tra i possibili cancerogeni inserendole nel gruppo 2B (fai clic qui per scaricare il comunicato stampa). Sono in questa lista tutti gli agenti e composti per i quali al momento esiste solo qualche sospetto di pericolosità per l’uomo o per i quali comunque non può essere escluso l'effetto cancerogeno a determinate circostanze di esposizione.
Come riportato dalle agenzie, il consulente tecnico d'ufficio nominato dal giudice del lavoro di Ivrea ha riconosciuto un danno biologico permanente del 23%, condannando l'Inail al pagamento di un'indennità di circa 500 euro al mese per tutta la vita della vittima.
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