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Nel Quaderno della Sicurezza n°4 del 2016 le esperienze di formazione e sicurezza negli istituti scolastici che compongono il Rapporto AiFOS 2016. L'editoriale di Lorenzo Fantini
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Fare un editoriale per parlare dei risultati di una ricerca sulla scuola condotta da AiFOS rischia di diventare una forma di autocelebrazione se non di piaggeria. Questo perché, inevitabilmente, si rischia di parlare dei meriti, in primis dell’aver posto attenzione ad un mondo, quello scolastico appunto, che ancora è poco esplorato, e dove le iniziative di tutela della salute e sicurezza sul lavoro non rappresentano un corpo omogeneo.
È proprio questa mancanza di pianificazione generale degli interventi il punto di partenza su cui concentrare l’attenzione: perché, purtroppo, appare netta la distinzione tra indicazioni normative e reale condizione delle scuole: parliamo di un luogo (di lavoro) dove la regolamentazione di sicurezza non è applicata o, meglio, – a causa della particolarità dei siti, delle risorse a disposizione e delle strutture obsolete - ne viene consentito un uso improprio e derogabile in molte sue parti.
Tuttavia, se questo elemento rappresenta un macigno enorme sul quale, come Associazione, non possiamo incidere direttamente, ritengo che stimolare la discussione con informazioni prese direttamente all’interno del contesto sia fondamentale per attivare qualsiasi iniziativa migliorativa e di cambiamento.
Questo non solo per suggerire un adempimento formale della sicurezza sul lavoro nelle scuole, ma per comprendere, come leggerete in molti dei contributi proposti nelle pagine a seguire, la realtà scolastica a tutto tondo. Ciò non significa dimenticare le tante e lodevoli azioni intraprese, spesse volte in modo autonomo da singoli istituti se non dagli attori medesimi, ma inquadrare la problematica di questo particolare luogo di lavoro, dove è necessario avviare delle azioni capaci di generare all’interno un percorso virtuoso sulla tutela di salute e sicurezza.
L’obiettivo, certamente ambizioso, è allora quello di sviluppare una sorta di “razionalizzazione” dell’attività in materia di sicurezza e di creare quel mainstreaming che l’Agenzia Europea EU OSHA auspica, e cioè avviare quella ‘tendenza’ capace di generare un seguito di massa.
E tale proposito potrà essere sviluppato solamente se le buone pratiche in materia di SSL diventano 'integrate' nell'istruzione e pertanto, citando EU OSHA, “Inserite sistematicamente nella cultura trasmessa nelle scuole e nelle lezioni in aula: il pensare alla sicurezza sul lavoro e alla salute in modo consapevole e responsabile diventerà una ‘seconda pelle’ per gli studenti. L'idea è che le lezioni, nelle quali i bambini imparano a conoscere la SSL - sia attraverso l'insegnamento che nell'esperienza pratica - potranno infondere un buon atteggiamento, vale a dire quell’attitudine che rimarrà con loro quando entreranno nella forza lavoro e, di fatto, in tutto il proseguo della loro vita lavorativa”.
Dunque, ciò comporta il fatto che la sicurezza sul lavoro non sia, né possa essere distaccata dal contesto dei programmi scolastici, ma con essi integrata. D’altronde questo è esattamente quanto era con molta chiarezza imposto dalla Legge n. 123 del 2007, la delega in base alla quale è stato emanato il D.lgs. n. 81/08, che prevedeva il seguente criterio, poi attuato (in verità solo in parte) nel “testo unico”: “La promozione e la divulgazione della cultura della salute e della sicurezza sul lavoro all’interno dell’attività scolastica ed universitaria e nei percorsi di formazione” (art. 1, comma 2, lett. p), n. 3, Legge n. 123/2007).
E questo criterio implica l’educazione alla prevenzione dei rischi di gestione della sicurezza e della salute e il coinvolgimento attivo sia degli allievi che del personale scolastico, insegnante e non. Se questo è il giusto modo di intraprendere un cammino condiviso, non si può non apprezzare lo spirito con cui AiFOS ha condotto la ricerca.
L’auspicio resta quello di contribuire ad avviare un nuovo approccio, sia nelle nuove generazioni che nella formazione del corpo docente, pur non dimenticando il ruolo decisivo che potranno svolgere le università. Perché l'istruzione alla salute e sicurezza richiede, apprendimento attivo e partecipativo per far sì che il D.lgs. 81/08 non sia ritenuto “un ospite”, peraltro presente episodicamente e solo in certi territori, ma una parte integrante del percorso scolastico.
Lorenzo Fantini[1]
[1] Direttore dei Quaderni della sicurezza di AiFOS, avvocato giuslavorista, già dirigente divisioni salute e sicurezza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
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