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In questo numero approfondiamo un argomento del quale non ci sarebbe bisogno di trattare, considerando che il rischio derivante dall’utilizzo di agenti chimici sul lavoro è noto da lunga data. A conferma di ciò, basterebbe prendere in considerazione il fatto che, ad esempio, molte delle Direttive UE in materia di salute e sicurezza più “antiche” sono dedicate proprio alla identificazione delle misure di prevenzione e protezione di tale rischio, particolarmente diffuso (si pensi che numerose sostanze chimiche potenzialmente dannose, come l’arsenico o la belladonna, esistono in natura) e significativo.
Sia l’Europa che, di conseguenza, l’Italia sono, quindi, intervenute in modo massiccio a livello di regolamentazione legale, tanto che il quadro normativo di riferimento è stato completato nel 2015 con la modifica al c.d. Regolamento REACH e con l’introduzione di nuove disposizioni cogenti in materia di etichettature di sostanze e preparati pericolosi. Il nostro Paese, in particolare, è ben conscio della importanza della gestione del rischio chimico, riservando ad esso – anche attraverso l’attività delle strutture pubbliche competenti in materia (quali, in primis, l’Helpdesk nazionale REACH, e l’INAIL) – una attenzione costante a livello di regolamentazione e disciplina cogente; peraltro, anche da parte degli operatori, c’è sempre stata massima allerta rispetto ai controlli e alle verifiche necessarie alla prevenzione di infortuni e malattie legate agli effetti nocivi degli agenti chimici, come dimostrano anche i diversi contributi proposti nel Quaderno, che descrivono molte buone pratiche adottate e la consapevolezza, nei diversi settori, del rischio in oggetto e di come questo vada affrontato.
Allora, perché abbiamo scelto di dedicare un numero al rischio chimico?
Il primo motivo è puramente cronologico, essendo legato agli importanti interventi in atto e di prossima realizzazione, innanzitutto in quanto l’Unione europea ha fissato l’anno 2018 come data finale per la registrazione delle sostanze chimiche che si applica a tutte quelle sostanze prodotte o importate in quantità superiori a una tonnellata all'anno. Tale termine diventerà una vera e propria “pietra miliare” - come ricordato nel contributo che ECHA ha scritto in esclusiva per il nostro Quaderno - per l'uso sicuro delle sostanze chimiche in quanto, entro tale data, l'ECHA prevede di ricevere 70.000 registrazioni, per un massimo di 25.000 sostanze. In tal modo sarà possibile ottenere un quadro completo delle sostanze chimiche sul mercato UE entro il 2018, termine particolarmente impegnativo da osservare in Italia considerando (per la nota particolare conformazione del tessuto produttivo del nostro Paese) l’elevato numero di piccole e medie imprese interessate.
In altre parole, a far data da giugno 2018 ogni cittadino europeo potrà avere a disposizione un elenco, senza mancanze, di tutte le sostanze chimiche in uso in Europa, con indicazione del loro impatto sulla salute umana e sull'ambiente: si tratta di un risultato unico. L’importanza dell’obiettivo perseguito è bene sintetizzata in un passaggio dell’intervento ECHA ospitato in questo Quaderno, nel quale si rimarca quanto segue: “Il viaggio intrapreso, in UE come in Italia, ha dimostrato un’aumentata richiesta di prodotti chimici più sicuri; inoltre, vi è una spinta crescente verso l'innovazione e la scelta di alternative più sicure. Questo consente di dire che, in termini di raggiungimento degli obiettivi fissati dal Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile, l'UE ha fatto notevoli progressi, anche se il percorso intrapreso non può certamente considerarsi concluso. La scadenza dell'ultimo termine di registrazione, nel 2018, sarà di gran lunga il momento più impegnativo, ma consentirà di ottenere un quadro unico delle 30.000 sostanze chimiche presenti sul mercato UE. In un certo senso, è ipotizzabile che il database risultante rappresenterà non solamente il completamento del processo, ma anche il tassello iniziale per ottenere un’Europa più sicura”.
Il secondo motivo per il quale AiFOS ha scelto di riservare un numero dei propri Quaderni al rischio chimico ha, invece, a che fare con l’insufficienza delle misure di prevenzione e protezione concretamente messe in campo dalle aziende in questi anni, la quale costituisce una importante criticità in termini prevenzionistici. Infatti, continuano a verificarsi una serie di eventi, taluni riferiti prevalentemente al passato ma ancora di drammatica rilevanza oggi (si pensi all’inquinamento del territorio, nel quale insistono industrie chimiche, petrolchimiche o siderurgiche) e altri legati all’utilizzo massiccio di sostanze chimiche in molti settori produttivi, che impongono di non abbassare l’attenzione e la guardia sull’argomento. Penso, ad esempio, alla nascita di nuovi materiali (le nano-particelle su tutti) e allo studio degli effetti di talune sostanze in termini di interferenze endocrine e neuro tossicità (mi riferisco all’aumento delle patologie degenerative nella popolazione generale); o, ancora, all’incidenza troppo elevata di tumori professionali o ambientali (compresi quelli meno noti) e all’aumento delle forme allergiche in tutte le fasce di popolazione, ad iniziare dai minori. In altre parole, la prevenzione, la gestione ed il controllo del rischio chimico-cancerogeno ambientale e occupazionale è per AiFOS un tema fondamentale e ancora da approfondire, al quale è stato ritenuto necessario riservare un Quaderno fitto di interventi non solo “tecnici” ma anche di più generale interesse in termini prevenzionistici.
Dalla lettura dei contributi che questo Quaderno ospita emerge chiaramente la necessità di fare in modo non solo che le Aziende recepiscano le recenti disposizioni in materia di schede di sicurezza ed etichettature, ma che condividano la necessità di un approccio rigoroso e in termini di efficacia alla gestione del rischio chimico, a partire dalla progettazione, erogazione e valutazione in termini di efficacia (vale a dire di reale apprendimento) di percorsi di formazione, informazione e addestramento nei riguardi di coloro che, a vario titolo, siano chiamati ad avere a che fare con le sostanze chimiche in azienda. Allo stesso tempo, sarà fondamentale che i soggetti pubblici competenti in materia raccolgano, scelgano e diffondano con ogni possibile iniziativa promozionale le migliori buone prassi legate all’utilizzo meno pericoloso possibile degli agenti chimici nei processi produttivi. In tale contesto, assai importante sarà il ruolo degli operatori della salute e sicurezza (tra i quali i soci AiFOS), chiamati a far comprendere a tutti, a partire dai lavoratori, le dinamiche di corretta conoscenza ed efficace gestione sul lavoro di un rischio “antico” ma tutt’altro che privo di attualità.
Lorenzo Fantini[1]
[1] Direttore dei Quaderni della sicurezza di AiFOS, avvocato giuslavorista, già dirigente divisioni salute e sicurezza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
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