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Q3, 2017 - Editoriale

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Di fatto, nel contesto del porre attenzione alla diversa età della forza

lavoro, adottare politiche mirate consentirà di migliorare non solo la salute

e la vita quotidiana dei lavoratori, ma anche il rendimento

dell'organizzazione in generale.

La stessa formazione - elemento essenziale per la creazione di

consapevolezza e conoscenza in materia di prevenzione di infortuni sul

lavoro e malattie professionali - non può che essere progettata e realizzata

in modo differente a seconda delle età dei destinatari, in modo da garantire

che, per usare una formula cara alla giurisprudenza, si tratti di una

formazione “efficace ed effettiva”.

Tengo a segnalare che questo modo di intendere le politiche della

prevenzione sarà una sorta di ‘elemento di rottura’. Infatti, in un immediato

domani, il concetto di diversità sarà declinato in ogni sua rappresentazione

e, come ben riportato dall’EU OSHA, sarà rilevante “non solamente dal

punto di vista della valutazione dei rischi: sono ancora rari, infatti, gli

strumenti pratici di valutazione dei rischi che tengano conto dei rischi

specifici affrontati, per esempio, da persone disabili, lavoratori immigrati,

lavoratori anziani, donne e lavoratori temporanei”.

Questo perché bisognerà sempre più entrare nel merito delle cose,

analizzandole con attenzione e, al contempo, facendo in modo che questa

analisi non sia una operazione di sola portata teorica, ma venga seguita da

misure di tutela e sostegno dei lavoratori delle varie età.

La soluzione è, e sarà, semplicemente - ma non certo banalmente -

nell'attuazione.