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La terza edizione dell'indagine svolta dall’Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro (EU-OSHA) approfondisce le modalità di gestione della sicurezza e della salute sul lavoro, con particolare attenzione per i rischi psicosociali, da parte di imprese di 33 paesi europei
Sono disponibili e consultabili on-line in tutte le lingue dei Paesi europei i dati di ESENER 2019, la terza indagine sui rischi nuovi ed emergenti condotta dall’Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro (EU-OSHA) per esaminare la gestione pratica dei rischi per la sicurezza e la salute negli ambienti di lavoro europei.
Nella primavera/estate 2019, l’indagine ha coinvolto un totale di 45 420 imprese, attive nei diversi settori lavorativi e con almeno cinque dipendenti, nei 33 paesi interessati, vale a dire: Stati membri dell’UE, Islanda, Macedonia del Nord, Norvegia, Serbia, Svizzera e Regno Unito. Il questionario è rimasto sostanzialmente identico a quello ESENER 2014, consentendo così la possibilità di effettuare confronti temporali. Sono state aggiunte alcune nuove domande in merito ai seguenti temi: digitalizzazione, salute e sicurezza sul lavoro, nomina di rappresentanti della salute e della sicurezza e qualità dei servizi di prevenzione esterni.
Disturbi muscoloscheletrici e rischi psicosociali sono i problemi più frequentemente segnalati nei luoghi di lavoro europei. Movimenti ripetitivi delle mani o delle braccia (riferiti nel 65% dei luoghi di lavoro nell’UE a 27 nel 2020), posizioni da seduto prolungate (una nuova sezione dell’indagine, segnalata dal 61% degli intervistati) e il dover interagire con clienti, pazienti, alunni, ecc. difficili (59%) sono i tre rischi più frequentemente riferiti.
L’indagine esamina anche il modo in cui le aziende affrontano questi rischi, individuando alcune tendenze preoccupanti. Per esempio, nonostante l’elevata percentuale di luoghi di lavoro nei quali i responsabili segnalano rischi di DMS, dal 2014 si registra una leggera diminuzione di quelli che adottano misure per prevenirli. Inoltre, solo il 29% delle aziende dichiara che, al fine di gestire i rischi psicosociali, interverrebbe impedendo ai dipendenti di lavorare per orari eccessivamente prolungati.
Vi sono anche aziende che non segnalano alcun fattore di rischio. Tale caso è particolarmente frequente nelle piccole aziende: più piccola è l’impresa, più è probabile che riferisca l’assenza di fattori di rischio, in particolare quelli psicosociali: un dato che evidenzia una preoccupante mancanza di consapevolezza in merito a questo tipo di rischi. Una certa riluttanza a parlare apertamente dei problemi sembra essere il principale ostacolo alle misure intese ad affrontare questi rischi.
Per la prima volta, compare in ESENER 2019 la questione emergente della digitalizzazione e delle relative ripercussioni sulla sicurezza e sulla salute dei lavoratori. Se ne deduce, per esempio, che solo il 24% dei luoghi di lavoro che utilizzano una tecnologia digitale ha riferito di aver analizzato il potenziale impatto di tali tecnologie sulla sicurezza e sulla salute dei loro lavoratori. Concentrandosi sulle possibili ripercussioni trattate, al primo posto emerge la necessità di formazione continua per mantenere aggiornate le competenze (77% dei posti di lavoro nell’UE a 27 nel 2020), seguita da posizioni da seduto prolungate (65%) e da un’esigenza di maggiore flessibilità per i dipendenti in termini di luogo e orario di lavoro (63 %).
Per ulteriori informazioni sull’indagine ESENER 2019:
https://osha.europa.eu/it/highlights/esener-2019-survey-results-now-available-interactive-data-visualisation
A questo indirizzo lo strumento per la visualizzazione dei dati ESENER 2019 che consente di effettuare confronti nazionali e con l'indagine del 2014:
https://visualisation.osha.europa.eu/esener#!/it
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