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Nel bel mezzo della fase 3 dell'epidemia di Covid-19, il Consigliere Nazionale AiFOS Nicola Corsano indica quali sono gli errori commessi di cui fare tesoro
È stato un periodo davvero difficile, per tutti. Ci siamo fatti trovare impreparati ad una emergenza sanitaria causata da un virus SARS-CoV-2 che provoca una malattia COVID-19 e sono stati commessi molti errori. Qualcuno diceva: “l’unico vero errore è quello da cui non impariamo nulla” (cit. Sir John Enoch Powell); vediamo allora cosa possiamo imparare.
L’emergenza è di per sé una situazione imprevista, ma si può fare qualcosa lo stesso? Noi che ci occupiamo di sicurezza sul lavoro sappiamo che è possibile prevedere degli scenari improbabili ma possibili, da esperienze passate nostre o di altre realtà, dai near-miss.
La preparazione a una possibile pandemia influenzale e ad altre minacce sanitarie è un processo continuo di riesame e aggiornamento dei piani già esistenti, in modo che essi siano in linea con gli ultimi sviluppi. È necessario continuare a essere vigili e a rafforzare e sostenere il coordinamento perché non sappiamo quando ci sarà la prossima emergenza, ma sappiamo che più saremo preparati, maggiori saranno le possibilità di limitare i danni.
Le azioni da intraprendere per una fase pandemica sono:
Parlavamo di errori, il primo è stato di aver sottovalutato la situazione che si era creata in Cina. L’Europa avrebbe potuto monitorare e valutare meglio la situazione, agire prima. Nonostante tutto l’Italia è riuscita a dare una forte risposta anche se con un costo molto alto in termini di vite e di conseguenze per le attività economiche, che continuerà ancora per alcuni mesi. Gli altri stati Europei sono riusciti a fare peggio, nonostante l’esempio di Cina e Italia, ritardando interventi e misure di prevenzione.
Secondo errore: sebbene si tratti di emergenza sanitaria pubblica le aziende sono state coinvolte prima con una forzata chiusura (lockdown) e in seguito responsabilizzate nell’attuare misure di sicurezza anti contagio al loro interno non chiarendo le responsabilità del Datore di Lavoro e dei vari ruoli della sicurezza e qualcuno ha addirittura colto l’occasione per alimentare l’allarmismo.
Qui noi “tecnici della sicurezza” abbiamo avuto un ruolo fondamentale interpretando due protocolli condivisi (uno per le aziende e uno per i cantieri), non sempre aiutati dai Medici Competenti, per redigere procedure anti-contagio che permettessero alle aziende di riprendere il lavoro in sicurezza. In gran parte delle aziende (che non hanno rischio biologico) come già detto in un mio precedente articolo e da molti altri colleghi, questo documento è sufficiente.
Terzo errore: in una situazione di emergenza le indicazioni devono essere poche e chiare mentre i “consulenti per la sicurezza” si sono trovati a leggere ed interpretare centinaia di norme che venivano rilasciate a qualsiasi ora, più o meno inaspettatamente. Come se non bastasse alcune indicazioni davano interpretazioni opposte. A titolo di esempio sull’utilità della mascherina si è detto tutto e il contrario di tutto, non utile, necessaria, pericolosa, fondamentale. In commercio poi si son trovate mascherine di ogni tipo senza certificazione o spesso con documentazione falsa. Anche qui gli RSPP, con cui mi son confrontato, hanno dovuto trascorrere notti intere per capire se le mascherine acquistate dalle aziende fossero o meno valide.
Sebbene a mio parere le indicazioni fossero sufficienti sin dall’inizio, non meno confusione c’è stata nella definizione di sanificazione, con l’intervento di azioni commerciali che spingevano datori di lavoro ad acquistare prodotti e attrezzature che non garantiscono una sanificazione e quando lo fanno introducono nuovi pericoli per operatori non formati (ozonizzatori, lampade UVC, prodotti chimici).
Nel momento di redazione di questo articolo l’emergenza non è ancora terminata sebbene si sia nella fase 3, quella della ricostruzione e del rilancio, caratterizzata da mutevoli misure diverse da regione a regione creando grandissime difficoltà in tutte le aziende in cui l’attività lavorativa si svolge in cantieri ovvero in sedi sparse per l’Italia.
Un aspetto positivo? Molti datori di lavoro si sono accorti dell’importanza della sicurezza sul lavoro, di avere un RSPP, di poter consultare un consulente per la salute e la sicurezza sul lavoro preparato ed aggiornato. Facciamone tesoro!
AiFOS - Associazione Italiana Formatori ed Operatori della Sicurezza sul Lavoro
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