/ News / Approfondimenti / Interventi e commenti
Un estratto del contributo a cura di Riccardo Borghetto pubblicato sul Quaderno della Sicurezza n.1 del 2017. La pubblicazione, che ha per titolo “Cambia marcia! La prevenzione del rischio stradale”, sarà recapitata in esclusiva ai soci AiFOS entro la fine di febbraio
È noto da tempo, a partire dagli studi di Heinrich fino a quelli degli scienziati del comportamento, che la maggior parte degli infortuni è dovuta ai comportamenti a rischio.
Possiamo pensare ad una piramide in cui al vertice poniamo gli infortuni mortali e negli strati sottostanti, quelli gravi e lievi.
Gli infortuni rappresentano l’effetto o risultato di comportamenti o di condizioni strumentali/fisiche che li determinano. La probabilità di occorrenza d’un infortunio grave è legata al numero di comportamenti che possono determinare quel tipo di evento.
Per esempio, un automobilista che passa con il rosso una volta su 10.000 ha meno probabilità di essere coinvolto in un incidente di chi esegue questo comportamento a rischio una volta ogni 10.
Se si misurassero tutti i comportamenti pericolosi alla guida (quali ad esempio armeggiare con il navigatore, inviare un sms, o svoltare senza attivare gli indicatori di direzione), saremmo in grado di prevedere con buona approssimazione la probabilità di tutti gli eventi infortunistici ai gradini superiori della piramide.
I comportamenti pericolosi rappresentano un insieme di situazioni variegate che spesso definiamo nel gergo comune ‘disattenzione, sbadataggine, errore umano, incomprensione, abitudine o altro. Queste definizioni, che non appartengono al linguaggio rigoroso della Scienza Naturale, ci vengono comode per “etichettare” una persona. Definiamo così disattento il lavoratore che distoglie con alta frequenza lo sguardo dalla strada, mentre definiamo attento o prudente il lavoratore che tiene spesso e per lungo tempo gli occhi rivolti nella giusta direzione.
Praticamente tutti gli infortuni si generano alla base della piramide, dove si collocano i comportamenti. Per ridurre gli infortuni è dunque necessario ridurre le cause che stanno alla radice, in primis, i comportamenti stessi.
Mentre per le situazioni infrastrutturali (in pratica strade e pertinenze) abbiamo moltissimi riferimenti cogenti (e questo in parte spiega il perché gli “esperti” di sicurezza concepiscono la sicurezza come aspetto obbligatorio e non come un aspetto delle scienze naturali), per quanto attiene alla gestione dei comportamenti di sicurezza, nella letteratura italiana c’è poco.
È bene chiarire che la situazione infrastrutturale, il veicolo e il comportamento umano sono sempre compresenti, essendo ciascuno una parte del problema. Tra i tre, il più rilevante di gran lunga è il comportamento.
Il fatto che questo non sia “normato” non significa che non ci sia e non sia rilevante.
Il comportamento umano è stato studiato in modo scientifico mediante l’adozione del metodo sperimentale, induttivo, tipico delle scienze naturali, soprattutto nella prima metà del secolo scorso ad opera di B.F. Skinner, ricercatore all’Università di Harvard.
Skinner inizialmente studiava il comportamento degli animali. In seguito, i suoi studi si sono diretti nei confronti del comportamento umano.
Sulla base delle leggi scientifiche scoperte dal ricercatore, a partire dal 1978, sono derivate le metodologie e tecniche alla base della moderna sicurezza comportamentale o Behavior-Based Safety (B-BS).
Il paradigma di Skinner stabilisce che il comportamento (B=Behavior) è evocato da antecedenti (A=Antecedent) e viene modificato, aumentato o diminuito dalle conseguenze (C=Consequences) che esso determina.
Facciamo alcuni esempi:
Il testo completo dell’articolo sarà pubblicato nel Quaderno della Sicurezza AiFOS n.1 del 2017 (Cambia marcia! La prevenzione del rischio stradale), disponibile entro la fine di febbraio.
Riccardo Borghetto è esperto certificato in analisi e modifica del comportamento e Behavior-Based Safety (B-BS)
AiFOS - Associazione Italiana Formatori ed Operatori della Sicurezza sul Lavoro
25123 Brescia, c/o CSMT Università degli Studi di Brescia - Via Branze, 45
Tel 030.6595031 - Fax 030.6595040 | C.F. 97341160154 - P. Iva 03042120984
Privacy - Cookies Policy - Gestione segnalazioni-whistleblowing
Il sito utilizza cookie tecnici, ci preme tuttavia informarti che, dietro tuo esplicito consenso espresso attraverso cliccando sul pulsante "Accetto", potranno essere installati cookie analitici o cookie collegati a plugin di terze parti che potrebbero essere attivi sul sito.