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Mettersi in gioco a tutti i livelli. Sandra Frigerio, Psicologa cognitiva e Formatrice qualificata, indica la strada per superare lo stress generato dalla pandemia
I recenti avvenimenti legati alla pandemia del Covid-19 hanno posto in evidenza la necessità di rinforzare l’assunzione di consapevolezza e responsabilità in termini di comportamenti sicuri da parte di ogni organizzazione aziendale di qualsiasi settore e dimensione.
Il D. Lgs. 81/2008 nella sua impostazione ha delineato, attraverso una distribuzione di obblighi e responsabilità, la volontà di costruire e rinforzare la cultura della sicurezza, che rappresenta uno dei nodi cruciali del nostro mondo lavorativo. Il Covid-19 ha sottolineato quanto di fronte ad eventi critici, gli individui, le famiglie e le Comunità intere possono mostrare molteplici reazioni. L’emergenza attuale del Coronavirus, può aver determinato reazioni di diverso grado e intensità, come confusione, smarrimento, panico, ansia.
Questo tipo di risposte emotive e comportamentali dipendono da molti fattori, tra cui:
La mente umana nel momento in cui si presenta un pericolo reagisce con un cervello primitivo predisposto a salvaguardare la nostra sopravvivenza, accendendo il sistema deputato alle emozioni.
Una delle primissime emozioni attivate è la paura, un’emozione primaria, una reazione ad un pericolo specifico, che innesca comportamenti di attacco o fuga. Evolutivamente ci ha consentito di sopravvivere, facendo aumentare il livello di attenzione e preparando il corpo a scattare e rispondere in caso di pericoli improvvisi.
La paura funziona bene se è proporzionata ai pericoli. Può succedere, infatti, che essa si trasformi in panico finendo per danneggiarci. Si ha più paura dei fenomeni sconosciuti, rari e nuovi, e la diffusione del Coronavirus ha proprio queste caratteristiche. Quando il panico diventa collettivo molti individui provano ansia e desiderano agire a tutti i costi generando stress e comportamenti irrazionali o addirittura controproducenti.
La regola fondamentale, in questi casi, è mantenere l’equilibrio tra la paura e il rischio oggettivo. Quando non si sa da dove viene il pericolo, non si vede e non è identificabile come oggetto determinato, può generarsi uno stato di tensione costante e di disagio pervasivo che può sfociare in ansia.
Un’altra caratteristica che differenzia la paura dall’ansia è che mentre nel primo caso il pericolo è immediato, nel vissuto di ansia la minaccia si colloca nel futuro, ossia è come se si vivesse costantemente in attesa di un pericolo imminente e ci si debba proteggere dalle possibili minacce future. Ad alimentare il disagio psicologico, oltre alle ricadute sociali ed economiche, è la condizione di attesa e di sospensione della nostra vita di riprendere abitudini, progetti, routine.
Lo stress è una reazione di adattamento che dipende molto dal modo in cui vediamo gli eventi e le situazioni che affrontiamo.
Provare stress e sentimenti ad esso associati non significa in alcun modo che non si è in grado di svolgere il proprio lavoro, ma gestire lo stress e il benessere psicosociale durante questo periodo è importante quanto curare la propria salute fisica.
Lo stress rappresenta un fenomeno soggettivo e in quanto tale ogni individuo reagisce in maniera differente a seconda del proprio equilibrio psico-fisico, della personalità e delle sue esperienze passate di vita. In situazioni di “minaccia” metteremo in campo il comportamento che nel nostro schema di funzionamento si è dimostrato più efficace.
In questo periodo storico il tema "salute e sicurezza" si configura, ancora più evidentemente, come bisogno primario per le aziende che portano avanti le loro attività, ma anche e soprattutto come condizione necessaria per ogni singolo lavoratore.
La percezione del rischio è il filtro soggettivo attraverso il quale gli eventi dell’ambiente circostante sono interpretati dagli individui, il modo con cui viene percepito un pericolo.
È un fenomeno molto complesso perchè intervengono non soltanto i dati obiettivi, ma anche aspetti soggettivi, sociali ed emotivi. Questo meccanismo determinerà la presa decisionale e conseguentemente comportamenti e azioni più o meno consapevoli.
In un’ottica prevenzionistica e resiliente le aziende dovranno investire tempo lavorativo e risorse sul cambiamento, inteso come sì un momento di crisi, ma anche opportunità di crescita, un’occasione per apprendere cose nuove, nel lavoro e nella vita. Non è più possibile pensare di rimanere sempre gli stessi rifiutando di mettersi in discussione e non accettare di cambiare. Questo potrebbe significare anche mettere in dubbio ciò che fino a ieri ha portato risultati o ciò che negli anni è sempre stato considerato un punto di forza. Mettersi in gioco a tutti i livelli: organizzativo, di team e come singolo individuo.
I lavoratori dovranno essere i primi partecipanti attivi e responsabili dell’assunzione di comportamenti consapevoli. La formazione si configura in questa cornice come uno degli strumenti indispensabili per condividere e trasferire competenze specifiche ai lavoratori, partendo dalla conoscenza del funzionamento cognitivo della nostra mente, che a volte commette errori cognitivi, per tutelare il bisogno di sicurezza e attuare processi decisionali corretti.
AiFOS - Associazione Italiana Formatori ed Operatori della Sicurezza sul Lavoro
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