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Contributo a cura di Stefano Farina, Consigliere Nazionale AiFOS e vicepresidente di AiFOS Protezione Civile
La corretta gestione delle emergenze da sempre è uno dei momenti critici che ogni organizzazione deve prevedere e per la quale è necessario investire del tempo per effettuare una seria valutazione di tutte le fasi che la compongono (identificazione degli scenari, rilevamento della situazione, intervento per la risoluzione del problema, attivazione delle procedure di evacuazione, evacuazione dei luoghi, gestione delle persone, ecc.). Naturalmente a ciò va aggiunto che la gestione delle emergenze all'interno dei luoghi di lavoro è disciplinata da specifiche normative di settore e che ogni ragionamento che andremo a fare non può prescindere dalla conoscenza - a tutti i livelli dell’organizzazione – di tali norme ed al loro rispetto integrale.
Nel contempo siamo però consapevoli che in caso di attivazione dell’emergenza in luoghi ove vi sia una forte presenza di persone esterne all’organizzazione stessa (che in seguito identificheremo con il termine di “utenti”), dovremo sempre considerare alcuni aspetti di imprevedibilità che possono essere dettati da numerosi fattori quali ad esempio la scarsa capacità di parte degli utenti di orientarsi in talune situazioni, la mancata conoscenza del luogo ove ci si trova, l’ansia o il panico che si possono ingenerare ed autoalimentare in caso di emergenza, l’impossibilità nel comprendere indicazioni o comandi, la densità di affollamento di alcune aree, l’insufficiente preparazione degli utenti rispetto alle regole legate all’esodo delle persone, ecc.
Ecco allora che a seguito di una serie di eventi negativi riportati dalle cronache ed alla luce delle esperienze avute sia in ambiti eventi pubblico spettacolo, che in quelli legati alla gestione di emergenze in luoghi con presenza di utenti, qualche mese fa avevo lanciato una prima idea su cosa si possa o debba fare per migliorare la gestione delle emergenze (naturalmente oltre a quanto già previsto normativamente).
In un articolo pubblicato anche da AiFOS nel mese di dicembre 2018 (link) avevo pertanto analizzato alcuni studi e situazioni per giungere alla conclusione che, nelle situazioni ove vi è una forte presenza di utenti, si rende necessario adottare degli schemi e dei sistemi che prevedano delle modalità di “attivazione” degli utenti stessi durante le emergenze.
Prima di proseguire voglio però riprendere alcuni dei concetti che stavano alla base di tale analisi:
Ripartiamo allora da questi aspetti per approfondire l’argomento legato agli influencer delle emergenze e analizziamo – come breve esempio - una situazione concreta. Pensiamo ad una sala ristorante con 300 utenti, in caso di emergenza avremo un rapporto tra personale presente ed utenti che – nei casi migliori e più ottimistici - non supererà mai il rapporto di 1/10 (ovvero 1 operatore formato alla gestione emergenze ogni 10 clienti), mentre la maggior parte delle volte il rapporto sarà di 1/15 o nei casi peggiori 1/20-25. In caso di emergenza la gestione degli utenti che “scapperanno” dalla sala sarà certamente difficoltosa con il rischio che molti degli utenti creino inconsapevolmente degli ostacoli sui percorsi di esodo, ad esempio rovesciando sedie o spostando tavoli, ma anche correndo in senso contrario al percorso corretto, generalmente infatti, in utenti non preparati, la tendenza è quella di cercare la via di fuga ripercorrendo il percorso fatto per entrare nella sala ristorante, anziché seguire le indicazioni della segnaletica di esodo.
Se invece fossimo in grado di applicare delle soluzioni “gestionali” potremmo far si che gli utenti stessi abbiano buona conoscenza dei percorsi verso le vie di fuga, dei comportamenti da tenere e di quelli da evitare.
Ecco allora la necessità che risulta essere quella di spostare l’obiettivo dalla formazione/informazione dei lavoratori (obbligatoria e che certamente deve essere fatta e regolarmente aggiornata), all’informazione degli utenti che sono presenti in quella sala.
Se anche un utente su 5 fosse in grado di orientarsi con la segnaletica di emergenza presente, di conoscere le regole “d’ingaggio” ovvero conoscere i comportamenti corretti, di valutare la situazione di rischio ed agire di conseguenza, di uscire da un’uscita di sicurezza senza fermarsi subito dopo proseguendo fino al punto di raccolta, di capire se ci sono altri utenti in difficoltà ed aiutarli, di influenzare con il proprio comportamento quello degli altri utenti, avremmo un notevole miglioramento del momento di criticità e di conseguenza minori problemi per garantire l’esodo di tutti gli utenti.
Quanto sopra può essere considerato in breve il significato di influencer delle emergenze: essere in grado di utilizzare i comportamenti positivi di alcuni utenti per agevolare l'esodo di tutti gli utenti.
A maggior ragione quanto sopra diventerebbe importante nelle situazioni con utenti “dinamici” (centri commerciali, mostre museali, parchi divertimenti, ecc.). Dove il fattore “posizione” dell’utente rispetto alle vie di fuga risulta essere in continuo mutamento. L’avere utenti consapevoli agevolerebbe notevolmente il momento di criticità dovuto ad un’emergenza con relativo esodo delle persone, rendendo i tempi più ridotti e migliorandone nel contempo le modalità.
Ecco che la gestione dell'emergenza ideale dovrà prevedere la presenza di operatori formati ed utenti consapevoli. Le modalità di come gli utenti si comportano nel corso di un’emergenza e di come renderli consapevoli del proprio ruolo sono attualmente oggetto di uno specifico progetto che come AiFOS abbiamo attivato e che verrà sviluppato nel corso del 2019.
AiFOS - Associazione Italiana Formatori ed Operatori della Sicurezza sul Lavoro
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