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È ancora il tragitto di andata e ritorno dal luogo di lavoro a rappresentare uno dei maggiori rischi per le lavoratrici: nel 2017 la metà dei decessi sono avvenuti per strada
In occasione della Giornata internazionale della donna (8 marzo), l’Inail ha pubblicato l’annuale analisi incentrata sulle lavoratrici. La ricerca sulle caratteristiche del fenomeno infortunistico e tecnopatico, porta il titolo di “Infortuni e malattie professionali – Dossier donne 2019” ed è stata condotta dalla Consulenza statistico attuariale (Csa) dell’Inail sulla base dei dati consolidati del 2017.
Nel testo si dimostra che è ancora il tragitto di andata e ritorno dal luogo di lavoro a rappresentare uno dei maggiori rischi per le lavoratrici, visto che l’incidenza degli infortuni in itinere è molto più elevata rispetto ai lavoratori, sia in valore assoluto (52.823 casi contro 48.714) sia in percentuale (22,9% contro 11,9%). Un primato ancora più grave se si considerano le denunce di casi mortali: anche nel 2017 tra le donne più di un decesso su due (52,3%) è avvenuto sulla strada, mentre per gli uomini il rapporto è stato pari a circa uno su quattro (24,2%). Peraltro, l’indicazione negativa trova anche conferma anche nei primi dati del 2018 che, seppur ancora provvisori, hanno registrato una quota di decessi in itinere per le donne pari al 53% del totale (55 su 104).
Tra gli altri elementi raccolti, spicca il fatto che sono state 231.067 le denunce pervenute all’Istituto per infortuni sul lavoro che hanno riguardato le donne nelle tre gestioni principali (Agricoltura, Industria e servizi e conto Stato), e restano sostanzialmente stabili rispetto all’anno precedente, con un incremento pari allo 0,3%. I casi mortali denunciati che hanno coinvolto lavoratrici sono stati 111 (tre in più rispetto al 2016).
Tra le tante indicazioni negative, fa da contraltare il fatto che nell’ultimo quinquennio le denunce di infortunio sono diminuite nel complesso del 7,7%. A fronte di un aumento dell’1,6% dell’occupazione femminile, le denunce delle lavoratrici sono diminuite del 5,8%, mentre per i lavoratori la riduzione è stata dell’8,8%. Nello stesso periodo, l’incidenza delle donne sul totale degli infortuni è salita dal 35,3% al 36,0%. Solo cinque in meno, invece, dalle 116 del 2013 alle 111 del 2017 (-4,3%) le denunce di infortunio con esito mortale per le lavoratrici.
Per quanto riguarda le denunce di infortunio sul lavoro presentate nel corso del 2018, dai dati, ancora provvisori, pubblicati nella sezione Open data del portale dell’Inail, emerge un aumento complessivo dello 0,9% rispetto al 2017, da 635.433 a 641.261; tuttavia, se per i lavoratori c’è stato un aumento del 1,4%, l’incremento per le lavoratrici è stato molto leggero (+0,1%). Le denunce con esito mortale, invece, sono state nel complesso 104 in più (+10,1%), dalle 1.029 del 2017 alle 1.133 del 2018, e anche in questo caso il primato è degli uomini (da 927 a 1.029 denunce) a fronte del dato femminile che passa da 102 a 104.
La prima causa di infortunio per le donne risulta essere la caduta (30,5% sul totale dei casi codificati), seguita dai movimenti del corpo senza sforzo fisico (21,4%). La mano continua ad essere la sede più colpita, anche se per le donne ha un’incidenza inferiore rispetto agli uomini, dovuta al maggior peso assunto per le lavoratrici da caviglia, colonna vertebrale e ginocchio. Contusioni e lussazioni sono le conseguenze più rilevanti degli infortuni sia per gli uomini che per le donne.
Andando a vedere la distribuzione su base regionale, dal rapporto emerge che gli infortuni femminili si concentrano per oltre la metà al Nord (60,2%), seguito dal Centro (20,8%) e dal Mezzogiorno (19%); invece, per i casi mortali, le regioni meridionali salgono al secondo posto con una percentuale del 31,5% a fronte del 45,1% di quelle settentrionali e al 23,4% dell’area centrale della penisola. Le lavoratrici più a rischio sono quelle del settore dei servizi domestici e familiari (colf e badanti), con un’incidenza di infortuni dell’89% sul totale delle denunce del settore, seguito da sanità e assistenza sociale (73,8%) e dal confezionamento di articoli di abbigliamento (69,1%), mentre nei settori più rischiosi dell’industria si scende fino al 2,8% rilevato nelle costruzioni. Per quanto riguarda le fasce di età, la più colpita è quella tra i 50 e i 54 anni, con 33.068 casi (+0,3% rispetto al 2016) e rappresenta il 14,3% di tutti gli infortuni al femminile.
Per ulteriori approfondimenti e per visualizzare il “dossier donne”:
https://www.inail.it/cs/internet/comunicazione/news-ed-eventi/news/news-dossier-donne-2019.html
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