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Il Quaderno della Sicurezza n°3 del 2022 è dedicato alla campagna europea 2020-2022 "Ambienti di lavoro sani e sicuri". L'editoriale di Lorenzo Fantini
C’è un acronimo che connota l’intero corpo della pubblicazione che avete tra le mani e che è presente in ognuno dei contributi editoriali proposti: DMS. Come tutti gli addetti ai lavori sanno, sono le iniziali di tre parole che, riunite tra loro, identificano una delle maggiori criticità in ambito di salute e sicurezza sul lavoro: si tratta dei disturbi muscolo scheletrici, che rappresentano uno tra i più importanti nodi di criticità su cui agire anche dal punto di vista della prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali.
Questo perché i fattori di rischio ergonomici - come movimenti ripetuti, posture prolungate in piedi e sollevamento e movimentazione manuale di carichi pesanti - restano, in base ai risultati dell’indagine Esener-3 commissionata dall’Agenzia Europea Eu-Osha del 2019, i principali fattori di rischio professionale nell'UE-28. Di tale contesto l’Italia è parte integrante e omogenea, anche solo considerando come il Rapporto Inail 2022 abbia evidenziato il fatto che – in piena coerenza con i dati dell’ultimo triennio – di gran lunga la massima parte (la percentuale di riferimento è pari al 71,14% del totale delle malattie) delle malattie professionali riconosciute dall’Istituto di previdenza stesso nel 2021 siano disturbi del sistema osteomuscolare o del tessuto connettivo.
Non a caso, proprio sulla necessità di promuovere la prevenzione, l’Agenzia Eu-Osha ha dedicato loro la campagna europea 2020-2022 “Ambienti di lavoro sani e sicuri. Alleggeriamo il carico!” che ha inteso “promuovere la prevenzione dei disturbi muscoloscheletrici nei luoghi di lavoro attraverso la “sensibilizzazione e la collaborazione di tutti gli stakeholder, la valutazione dei rischi, il miglioramento della conoscenza”. La campagna – come indicato nella sua introduzione da parte proprio dell’Agenzia Europea - vuole focalizzare i DMS in relazione a tematiche quali la riabilitazione, il lavoro sedentario, la generazione futura di lavoratori, le diversità, i rischi psicosociali e il telelavoro.
Questo perché, nonostante i tantissimi sforzi intrapresi e l’evoluzione anche nel modo di interpretare l’ergonomia, c’è sempre da bisogno di trovare soluzioni e aggiornamenti idonei per una migliore formulazione degli standard, soprattutto nel contesto post pandemico dove lo smart working e il modo di lavorare nella cosiddetta gig economy stanno accentuando un contesto lavorativo da remoto e senza la salvaguardia dei tanti strumenti messi a disposizione nel tempo nei posti di lavoro per così dire “tradizionali”.
Ecco allora spiegato il motivo della scelta di dedicare un nuovo numero dei “Quaderni della sicurezza” focalizzato su tali tematiche, capace non solo di contestualizzare i nuovi scenari, ma anche di rilevare le buone pratiche che si stanno sviluppando. Per farlo vengono presentati, tra l’altro, 5 contributi realizzati da aziende che hanno partecipato al concorso nazionale buone prassi della campagna europea “Alleggeriamo il carico!”: Zegna Baruffa Lane Borgosesia, Servizi Italia, Feralpi Group, Amazon Italia, AiFOS Service sono tra i firmatari che ci pregiamo di accogliere in queste pagine ricordando che, sia Zegna che Servizi Italia, sono stati premiati anche a livello europeo dall’Agenzia Europea per la sicurezza e la salute sul lavoro che ha loro assegnato il premio “Buone pratiche 2020-2022”.
Certamente, in uno scenario così “liquido” per citare la definizione che il sociologo Zygmunt Bauman ha dato alla nostra società, è fondamentale aprire nuove strade di studio e prevenzione. E per far questo non possiamo dimenticare quanto i fattori psicosociali correlati possano svolgere un ruolo significativo sui DMS, non solo contribuendo direttamente al rischio di svilupparli o aggravarli, ma potendo anche costituire un ostacolo ad un ritorno al lavoro soddisfacente.
Non è casuale se proprio il rapporto dell’Agenzia Europea, riportato tra i contributi proposti, evidenzi uno scarso sostegno sociale (specie per le categorie più a rischio) e rilevi l’effetto di questi fattori di stress sulla nostra fisiologia.
Ecco allora che oltre all’esplorazione delle nuove criticità, resta necessario salvaguardare i principi che riteniamo fondamentali, come l’utilizzo di un approccio olistico e sempre più partecipativo alla valutazione dei rischi sul luogo di lavoro, che tenga conto sia dei fattori fisici che di quelli psicosociali e che sia capace di recepire i desiderata dei lavoratori, in particolare quelli più esposti ai rischi, i quali hanno maggiore esperienza sul campo e possono valorizzare ogni percorso da intraprendere.
Come scriveva il filosofo Walter Benjamin “Fare esperienza è una possibilità che può anche venire a mancare, non è data automaticamente nel corredo della vita biologica. L’esperienza è un passaggio forte della vita quotidiana: un luogo in cui la percezione del reale si raggruma in pietra miliare, ricordo e racconto. È il momento il cui l’umano prende possesso del suo reame e, per un attimo, ne è padrone e non servo. Fare esperienza di qualcosa significa salvarsi. Non è detto che sia sempre possibile”. La sfida, quindi, è comprendere al meglio la natura dei rischi lavorativi dai quali possono derivare disturbi muscolo-scheletrici in modo che la sfida della scelta, adozione ed attuazione delle più idonee misure di prevenzione in azienda possa essere affrontata con successo.
Lorenzo Fantini[1]
[1] Direttore dei Quaderni della sicurezza di AiFOS, avvocato giuslavorista, già dirigente divisioni salute e sicurezza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
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