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Il Quaderno della Sicurezza n°1 del 2017 è dedicato al tema della salute e sicurezza sulla strada: il luogo che registra il maggior numero di incidenti sul lavoro. L'editoriale di Lorenzo Fantini
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Il caposaldo concettuale e normativo della salute e sicurezza sul lavoro è costituito dalla universalità del principio per cui tutti i lavoratori hanno diritto ad un posto di lavoro sicuro e sano e ciò sia che essi lavorino in azienda sia che fuori dai suoi “locali”.
Ed è bene ricordarlo perché, ancora oggi, in Italia quasi in 20% degli infortuni lavorativi avviene su mezzi di trasporto, registrando situazioni in cui più del 55% dei morti sul lavoro si registra su strada (Lombardia). Si tratta di percentuali impressionanti, come lo è il fatto che nell’Unione Europea muoiano ogni anno in incidenti stradali quasi mille autotrasportatori, a prova della pericolosità di questo mestiere. Al contempo, non si può non considerare l’impatto sociale degli infortuni – che pure hanno una importantissima copertura assicurativa a cura dell’INAIL – nel tragitto tra casa e lavoro e a quelli che avvengono su strada (nel corso di spostamenti in nome e per conto dell’azienda) in orario di lavoro.
Dunque, è facile comprendere perché abbiamo scelto di dedicare il primo numero dell’anno ad un tema così scottante quanto ostico, perché è complicato soprattutto definire il contesto da considerare visto che, in pratica, ogni attività lavorativa vede il coinvolgimento di veicoli di varia natura.
L’approccio europeo in materia di sicurezza e salute sul lavoro comprende, ormai da tempo, la valutazione dei rischi e la realizzazione di misure preventive che diano la priorità all’eliminazione dei rischi all’origine. Questi principi dovrebbero essere applicati per attuare un piano preventivo in materia di sicurezza e salute concernente i veicoli e il loro equipaggiamento, la pianificazione delle operazioni e il personale. Eppure i numeri degli infortuni ci dicono chiaramente che queste iniziative non bastano.
Nel numero che avete tra le mani, come sempre, ci proponiamo di dare risalto ai diversi punti di vista sulla tematica, per proporre spunti di riflessione su cosa potrebbe (e dovrebbe) essere migliorato; dall’analisi della percezione dei rischi alla guida, fino alla dieta più idonea per chi si mette al volante. In questo approfondimento, peraltro, non dimentichiamo che gli incidenti hanno anche un impatto sui costi delle imprese e che quelle che adottano una politica di sicurezza stradale riducono in genere i loro costi di funzionamento.
Per tutti questi motivi occorre certamente, innanzitutto, un preciso impegno da parte delle imprese che utilizzino mezzi di trasporto su strada, volto a ridurre i rischi per i conducenti. Ma non solo: c’è bisogno che siano proposte e poi messe in atto buone pratiche sia per i datori di lavoro che per chi è al volante, qualsiasi sia il mezzo.
Indicazioni, sulla carta ce ne sono tante: ad esempio, l’EU OSHA ormai da anni propone la creazione di un registro di tutti gli incidenti in modo da potere effettuare un’analisi nell’ambito della valutazione del rischio e determinare le migliori modalità di intervento.
Nel dare spazio alle differenti idee tengo a mettere in risalto l’importanza della ‘mobilità sostenibile’. Perché il proporre soluzioni innovative per una nuova visione dello stare alla guida non riguarda solo il lavoro in sé e la sicurezza delle persone, ma il benessere in generale, che non può prescindere dal reimpostare regole comuni, che non siano solamente ‘corpo normativo’, ma coscienza civica condivisa.
Lorenzo Fantini[1]
[1] Direttore dei Quaderni della sicurezza di AiFOS, avvocato giuslavorista, già dirigente divisioni salute e sicurezza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
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