

Lorenzo Fantini
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Editoriale
di Lorenzo Fantini
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Il caposaldo concettuale e normativo della salute e sicurezza sul lavoro
è costituito dalla universalità del principio per cui tutti i lavoratori hanno
diritto ad un posto di lavoro sicuro e sano e ciò sia che essi lavorino in
azienda sia che fuori dai suoi “locali”.
Ed è bene ricordarlo perché, ancora oggi, in Italia quasi in 20% degli
infortuni lavorativi avviene su mezzi di trasporto, registrando situazioni in
cui più del 55% dei morti sul lavoro si registra su strada (Lombardia). Si
tratta di percentuali impressionanti, come lo è il fatto che nell’Unione
Europea muoiano ogni anno in incidenti stradali quasi mille
autotrasportatori, a prova della pericolosità di questo mestiere.
Al contempo, non si può non considerare l’impatto sociale degli
infortuni – che pure hanno una importantissima copertura assicurativa a
cura dell’INAIL – nel tragitto tra casa e lavoro e a quelli che avvengono
su strada (nel corso di spostamenti in nome e per conto dell’azienda) in
orario di lavoro.
Dunque, è facile comprendere perché abbiamo scelto di dedicare il
primo numero dell’anno ad un tema così scottante quanto ostico, perché è
complicato soprattutto definire il contesto da considerare visto che, in
pratica, ogni attività lavorativa vede il coinvolgimento di veicoli di varia
natura.
L’approccio europeo in materia di sicurezza e salute sul lavoro
comprende, ormai da tempo, la valutazione dei rischi e la realizzazione di
misure preventive che diano la priorità all’eliminazione dei rischi
all’origine. Questi principi dovrebbero essere applicati per attuare un piano
preventivo in materia di sicurezza e salute concernente i veicoli e il loro
equipaggiamento, la pianificazione delle operazioni e il personale. Eppure
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Direttore dei Quaderni della sicurezza di AiFOS, avvocato giuslavorista, già dirigente divisioni salute
e sicurezza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali tra il 2003 e il 2013.