Rocco Vitale
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Apprendimento per il cambiamento
di Rocco Vitale
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La verifica dell’apprendimento rappresenta la prima evidenza circa il
raggiungimento degli obiettivi e dei risultati attesi in termini di conoscenze
e competenze acquisite durante il corso
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. Una definizione che può essere
tutta, o in parte, condivisibile seppur con indicazioni operative che
contraddicono proprio tale indicazione.
Allorquando l’apprendimento viene verificato mediante test “per un
totale minimo di 30 domande ciascuna con almeno tre risposte alternative,
(esito positivo dato alla risposta corretta di almeno il 70% delle domande),
eventualmente integrato da un colloquio di apprendimento” come prevede
l’Accordo Stato Regioni del 7 luglio 2016
, sorgono molti dubbi,
perplessità e considerazioni relative ad una certa superficialità di
impostazione. Parliamo, infatti, di una tipica procedura, come i test di
ammissione all’università, anche quando oltre ai test si richiede “una prova
finale di tipo descrittivo basata sulla risoluzione di almeno 5 domande su
casi reali o una simulazione finalizzata alla verifica delle competenze”.
Si tratta, certamente, di cosa utile e seria, da svolgere sicuramente alla
conclusione di ciascun corso. Quello che trae in inganno sta nel fatto che,
questa attività, viene chiamata impropriamente “verifica di
apprendimento” o delle competenze, mentre si tratta, invece, di un
semplice test conclusivo di un corso.
Non è una cosa semplice definire con certezza come svolgere la
valutazi
one dell’apprendimento. Si va avanti con studi, ricerche, tentativi
e continue verifiche in campo.
La definizione formulata dagli Accordi, però, crea un danno culturale
ed applicativo: induce a considerare concluso il percorso ed è fonte di
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Presidente AiFOS, sociologo del lavoro.
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Accordo Stato-Regioni del 7 luglio 2016, allegato IV, indicazioni metodologiche per la progettazione
ed erogazione dei corsi.