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Lorenzo Fantini

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Editoriale

di Lorenzo Fantini

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Come costantemente sottolineato dall’Europa (si vedano, in particolare,

le ultime tre strategie comunitarie in materia di salute e sicurezza sul

lavoro), la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali non

potrà mai dirsi davvero efficace se non terrà conto a tutto tondo delle

differenze di genere. Tali differenze impongono di diversificare la

programmazione e l’attuazione delle misure protettive negli ambienti di

lavoro tra le donne e gli uomini, in modo che l’organizzazione del lavoro

stessa sia “pensata” tenendo conto del tipo di attività svolta e delle diversità

tra i generi nelle condizioni di esposizione al rischio. Allo stesso tempo,

va rimarcato (e ancora una volta l’Europa lo fa continuamente) come non

sia possibile migliorare la salute e sicurezza sul lavoro delle donne senza

tener conto dei problemi di discriminazione sul lavoro (e nella società)

ancora esistenti e che non consentono, neppure in Italia, di parlare di una

reale eguaglianza sul lavoro tra uomini e donne. Quest’ultimo aspetto è

particolarmente delicato e impedisce – a mio parere – a larga parte degli

interpreti - troppo spesso portati a discutere in modo indistinto di

discriminazioni e politiche di genere - di cogliere il reale significato della

diversificazione delle misure di prevenzione tra uomini e donne e, quindi,

finanche di immaginare misure di valutazione del rischio e di prevenzione

che siano correttamente

gender oriented

.

I temi appena evocati sono stati considerati dal D.Lgs. n. 81/2008 il

quale, in materia di valutazione dei rischi (articolo 28, comma 1) impone

al datore di lavoro di valutare “tutti i rischi”,

“ivi compresi quelli

riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, tra cui (…)

quelli riguardanti le lavoratrici in stato di gravidanza (…) nonché quelli

connessi alle differenze di genere”.

Del resto, tale previsione si colloca in

una prospettiva di legislazione del lavoro ormai consolidata nel nostro

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Direttore dei Quaderni della sicurezza di AiFOS, avvocato giuslavorista, già dirigente divisioni salute

e sicurezza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.