Lorenzo Fantini
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Editoriale
di Lorenzo Fantini
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In questo numero approfondiamo un argomento del quale non ci
sarebbe bisogno di trattare, considerando che il rischio derivante
dall’utilizzo di agenti chimici sul lavoro è noto da lunga data. A conferma
di ciò, basterebbe prendere in considerazione il fatto che, ad esempio,
molte delle Direttive UE in materia di salute e sicurezza più “antiche” sono
dedicate proprio alla identificazione delle misure di prevenzione e
protezione di tale rischio, particolarmente diffuso (si pensi che numerose
sostanze chimiche potenzialmente dannose, come l’arsenico o la
belladonna, esistono in natura) e significativo.
Sia l’Europa che, di conseguenza, l’Italia sono, quindi, intervenute in
modo massiccio a livello di regolamentazione legale, tanto che il quadro
normativo di riferimento è stato completato nel 2015 con la modifica al
c.d. Regolamento REACH e con l’introduzione di nuove disposizioni
cogenti in materia di etichettature di sostanze e preparati pericolosi. Il
nostro Paese, in particolare, è ben conscio della importanza della gestione
del rischio chimico, riservando ad esso – anche attraverso l’attività delle
strutture pubbliche competenti in materia (quali, in primis, l’Helpdesk
nazionale REACH, e l’INAIL) – una attenzione costante a livello di
regolamentazione e disciplina cogente; peraltro, anche da parte degli
operatori, c’è sempre stata massima allerta rispetto ai controlli e alle
verifiche necessarie alla prevenzione di infortuni e malattie legate agli
effetti nocivi degli agenti chimici, come dimostrano anche i diversi
contributi proposti nel Quaderno, che descrivono molte buone pratiche
adottate e la consapevolezza, nei diversi settori, del rischio in oggetto e di
come questo vada affrontato.
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Direttore dei Quaderni della sicurezza di AiFOS, avvocato giuslavorista, già dirigente divisioni salute
e sicurezza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.