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06 dicembre 2018

CFA e soci

Parola ai soci: Giulio Stocca

Una rubrica di approfondimento per conoscere il punto di vista di chi la formazione la fa (e la vive) ogni giorno. A cura di Marco Michelli

Parola ai soci: Giulio Stocca

Il Premio Innovazione AiFOS 2018 è stato Assegnato ad Aurea Professional per il progetto “Rischio sismico e gestione delle emergenze” che propone una formazione pratica improntata a stimolare la riflessione e la presa di coscienza su tematiche complesse, partendo dalle esperienze sul campo. A raccontarci come è nata l’idea è Giulio Stocca tecnico (entusiasta) e anche formatore del progetto che fa vivere ai discenti la drammatica esperienza di una scossa sismica e solo dopo li stimola a riflettere sulle procedure adottate e sui processi da migliorare. Perché la valutazione del rischio sismico può essere esempio per vedere come si lavora in team e se le procedure adottate sono quelle più idonee.

 

- Ci puoi raccontare il progetto “Rischio sismico e gestione delle emergenze”?

Abbiamo pensato ad un percorso formativo che ponesse in risalto la formazione pratica più della parte teorica, allo scopo di stimolare la riflessione e la presa di coscienza su tematiche complesse. Per far ciò siamo partiti dall’utilizzo di simulatori avanzati quali una sala fumo (all’interno della quale è stato allestito un percorso ad ostacoli) e una casa sismica, struttura in grado di simulare il sisma con tremori del pavimento e ribaltamento di scaffalature all’interno. Nel concreto, è un corso di formazione pensato non solo per addetti alla gestione delle emergenze ma anche per RSPP e datori di lavoro e che consente di vivere in prima persona l’angosciosa esperienza del sisma.

- Perché proprio l’esperienza sismica?

Il progetto nasce da un’idea della amministratrice e socia Maria Pia Indelicato, che da tempo è a contatto con la Fire&Safety School della FE Friuli Estintori Srl, con sede operativa in località  Sangallo a Cervignano del Friuli (UD), realtà dotata di molteplici funzionalità in ambito prevenzione incendi e gestione delle emergenze, tra le quali una struttura ospitante la cosiddetta “aula sismica”. L’idea di stimolare le persone a riflettere su quanto accade in momenti critici ci è sembrata fondamentale per comprendere quanto la realtà di eventi tragici sia distante da quello che viene predisposto a tavolino; e vivere in prima persona lo stato emotivo consente, poi, di ragionare sulle difformità tra la teoria e l’effettività.
Oltre al momento di simulazione sismica vera e propria il corso propone una combinazione di incontri che pongono al centro il sistema esperienziale. Di fatto ci siamo ripromessi di rivoltare la prospettiva di quella che è la formazione tradizionale: infatti, prima viene fatta l’esperienza, per vedere i comportamenti tenuti, e poi si analizza insieme quanto vissuto e si fa una valutazione sulle criticità incontrate per comprendere quanto all’atto pratico ci si è discostati dei modelli pre impostati a tavolino.
Riepilogando, prima ci concentriamo sul rischio sismico - troppe volte preso in considerazione solo in maniera formale - e andiamo a valutare il pericolo all’interno di spazi chiusi e ostici. In seguito, una volta vissuta insieme l’esperienza, ci concentriamo su cosa effettivamente è stato fatto, sia prendendo in considerazione la risposta individuale, che quella collettiva degli addetti.

- Chi vive l’esperienza della scossa sismica, per quanto simulata, rimane scombussolato?

Enormemente. Ma più che l’esperienza in sé, ci si rende conto che sotto pressione l’istinto molto spesso non ci permette di mettere in pratica i corretti comportamenti. Ricordo che nello spazio della simulazione c’è anche la “galleria del fumo” che fa vivere una situazione di black out, rendendo l’attività da compiere una sorta di percorso ad ostacoli per raggiungere la porta d’uscita e mettersi al sicuro.

- Passiamo alla seconda fase del corso: una volta terminata la simulazione poi passate in aula ad analizzare i comportamenti tenuti sia dai singoli che dalle squadre di gestione emergenze?

Sì. Come è detto avviene in questo modo il ribaltamento della formazione per così dire standard: dopo aver provato sulla propria pelle si va a fare una valutazione del comportamento tenuto, cercando soluzioni e migliorie.
L’attività consente di approfondire in modo particolare il piano di gestione delle emergenze e la sua effettiva operatività. E posso assicurare che c’è una grande distonia tra quanto ipotizzato e quanto viene poi vissuto durante l’evento critico. Nella maggior parte dei casi ci si rende conto di quanto vuoti siano i Piani di Emergenza ed Evacuazione delle nostre realtà aziendali.

- Riscontro?

Estremamente positivo, sotto più punti di vista. Innanzi tutto il vivere in prima persona la sensazione del sisma pone l’addetto a contatto con la realtà dell’accadimento oltre che con le proprie reazioni naturali che, davanti ad un’emergenza così drammatica, non sempre combaciano o consentono di mettere in pratica quanto appreso.
In pratica, si capovolge il modo di vivere la gestione delle emergenze e i risultati – in termini di quanto rimane nella testa delle persone - sono sorprendenti.

- Ritieni che il segreto sia l’aver vissuto in prima persona l’accadimento?

Certamente “vivere” una scossa di terremoto e cercare la via di fuga in locali bui dai quali è complicato uscire, crea uno shock. Nel corso viene volutamente enfatizzato l’ambito emozionale per far rendere conto di quanto grande sia lo scostamento tra realtà e teoria. Durante la prova, sono stati posti ostacoli che hanno impedito ad alcuni di uscire come previsto riscontrando che non c’è stata una totale attenzione alle procedure previste nel piano di gestione emergenze.

- E la valutazione dei comportamenti tenuti, è utile?

Ci si concentra prevalentemente sul confronto tra teoria e realtà. Nella maggior parte dei soggetti la componente emozionale tende a predominare su quella razionale. Inoltre entrano in gioco reazioni e comportamenti di carattere collettivo: ad esempio, attraverso il percorso ad ostacoli che viene proposto , si evidenzia il criterio innato di cercare il contatto reciproco e, dunque, l’adozione di comportamenti istintivi e umani dei quali bisogna assolutamente tener conto in fase di progettazione.

- State lavorando per riproporre il progetto?

Tendenzialmente non lavoriamo mai nell’ottica di proporre il medesimo progetto; in ogni edizione il progetto vive una sua evoluzione con l’obiettivo di rendere il momento formativo sempre più puntuale, tenendo in considerazione le esigenze manifestate dai partecipanti.
Il nostro intento è quello di affrontare il tema del rischio sismico in tutte le sue sfaccettature: dagli aspetti tecnico normativi come la conduzione dell’analisi di rischio specifico, perché l’analisi del rischio sismico è un onere normativo che deve essere ottemperato; agli aspetti pratici di gestione delle emergenze, con l’applicazione sul campo di procedure che non possono prescindere dal lavoro de team da parte dei partecipanti.
Un altro ulteriore aspetto che ci stiamo proponendo di sviluppare e che contiamo di proporre in una delle prossime edizioni è quello di un’analisi più approfondita della componente comportamentale che caratterizza ogni persona che si trovi a far fronte ad una situazione di emergenza. L’idea di base è quella di realizzare video, anche con l’ausilio di dispositivo ad infrarossi, per filmare quanto accade nel corso delle esercitazioni ed evidenziare le reazioni dei partecipanti al fine di implementare il momento formativo.

- Come nasce il tuo lavoro in ambito di salute e sicurezza?

Sono un ingegnere ambientale che proviene dal settore termotecnico. Nove anni fa mi sono reso conto che avevo voglia di dedicarmi alla sicurezza delle persone e che la progettazione della sicurezza era molto più coinvolgente e dinamica della progettazione termotecnica. Così il mio tempo ha acquisito più valore.

- Slogan che ti caratterizzano?

Non ne uso solitamente. Quello che penso è che all’interno dei corsi le lezioni debbano partire sempre dai partecipanti e dal loro contesto.
Diciamo che una frase che ritengo efficace in riferimento a questo specifico progetto formativo è "Doppia scossa per tutti": per evidenziare il fatto che nel corso di formazione proposto si vuole ‘scuotere’ una prima volta fisicamente gli addetti partecipanti, che vivono l'esperienza del terremoto nella casetta sismica, con l'obiettivo di ‘scuotere’ una seconda volta i cervelli in aula, allo scopo di ragionare su come si è agito ed ideare soluzioni pratiche e creative per far fronte alle criticità emerse.
La dicitura "per tutti" sta ad indicare l'aspetto universale che purtroppo caratterizza le scosse sismiche e che sarebbe auspicabile caratterizzasse anche la formazione del personale finalizzata alla gestione di questo tipo di emergenza.

- Sogno nel cassetto in materia di salute e sicurezza?

Quando me lo chiedono , rispondo che il mio sogno nel cassetto come tecnico della sicurezza e formatore è, paradossalmente, quello di diventare disoccupato! Sia chiaro, nel senso di vivere in una società dove la cultura della sicurezza permea tutti i settori e nella quale la figura professionale del tecnico della sicurezza diventa inutile. Però la sconsiglio come risposta nei colloqui di lavoro!

 

 

Aurea Professional Srl opera nel campo della consulenza in materia di sicurezza sul lavoro, formazione, certificazione dei sistemi di gestione ed ambiente ed in genere in tutti i servizi atti a migliorare l’efficienza e la competitività delle imprese.

Impegnata da anni nell’attività di consulenza alle aziende del Friuli Venezia Giulia e del Veneto, Aurea Professional è in grado di fornire consulenze di elevato livello, per mezzo di programmi adatti alle diverse realtà aziendali ed alle specifiche esigenze di budget.

Per maggiori informazioni www.aureaprofessional.it.

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