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Laboratorio didattico esperienziale per la Scuola Primaria. Una proposta di Claudio Cominardi
L’emergenza Covid-19 ha rivoluzionato le nostre vite, stravolto relazioni sociali e quadri economici, modificato drasticamente la percezione dell’ambiente in tutti i suoi contesti e in ogni settore del nostro vivere con ricadute drammatiche sulla nostra realtà.
Nell’infanzia ed età evolutiva, i problemi sono sorti con l’improvvisa interruzione di tutti i tipi di attività e rapporti coi coetanei, l’accadimento di lutti talvolta gravi, nonché la complessa modifica di dinamiche familiari che le restrizioni del lockdown e delle successive fasi hanno portato. Ma insieme a ciò, è sorta anche la paura per un qualcosa che è ignoto e non misurabile, se non con l’applicazione indotta di regole e comportamenti. Infatti, il Covid è un pericolo che non può essere visualizzato né contestualizzato in modo pragmatico, tantomeno percepito sensorialmente e al quale reagire in modo attivo, quindi non rientra nei normali apprendimenti al rischio adoperati dai bambini. In più, specialmente in questi tempi, la confusione relativa a notizie e informazioni spesso contradditorie, seguite da comportamenti disorganici del mondo adulto, rischiano di far aumentare in loro la mancanza di riferimenti e sicurezza.
Ciò oggi che si sta insegnando ai bambini per gestire il rischio Covid, specialmente in ambito scolastico e di comportamento sociale, è dunque una serie di regole, procedure e informazioni preventive e contestualizzate, vitali per la loro sicurezza. Da qui sorge anche la necessità di stimolare i bambini a una miglior autonomia di azioni preventive e protettive, al fine di affrontare l’invisibile pericolo del virus con giuste precauzioni e responsabilità che prescindano da induzioni o influenze. Soprattutto, saper acquisire comportamenti corretti in tutti i contesti con meno ansia e insicurezza, senza l’attesa di istruzioni. Tutto ciò anche in vista di un auspicabile e progressivo ritorno alla normalità, il quale però non dovrà far dimenticare le capacità acquisite.
Con questo scopo è nato un nuovo progetto didattico rivolto alla scuola primaria, il cui obiettivo è proprio lo stimolo di un’autonomia preventiva e protettiva laddove l’individualità di ognuno sia determinante per la sicurezza di tutti. Un progetto che renda i bambini protagonisti della loro stessa responsabilità attraverso strategie esperienziali e pragmatiche di percezione e consapevolezza individuale, ma finalizzate alla sicurezza collettiva.
L’idea attinge da molti anni di studio e ricerca sulla percezione del rischio in ambiente per l’infanzia ed età evolutiva, con cui è stato costruito un modello didattico educativo già sperimentato in larga scala con vari progetti nelle scuole bresciane (ad esempio i progetti “Simmetria” in collaborazione con ISPRO, e “Il Volo del Colibrì” in collaborazione con ANMIL). Questo modello si fonda sul rapporto fra rischio e soggettività, ambiente e comportamento, in cui ogni azione determina condizioni di rischio o prevenzione secondo una particolare strategia metodologica di percezione, consapevolezza e responsabilità. L’obiettivo primario è un apprendimento al rischio basato sull’esperienza personale di ogni bambino in relazione sia all’ambiente, sia a medesime esperienze degli altri compagni (oggi, i fondamenti teorici di questo modello si stanno evolvendo anche nel mondo aziendale e nel campo della sicurezza sul lavoro, con nuove prospettive di formazione e ricerca per lavoratori, responsabili e relative figure professionali).
Sulla base di tale modello, in cui si insegna una percezione del rischio a 360°, viene perciò costruito un laboratorio finalizzato allo specifico rischio Covid, in una varietà di contesti ambientali che rappresentano la quotidianità del nostro vivere.
Innanzitutto, il laboratorio tiene conto delle diverse età differenziando in tre fasce il livello di attività (classi prime, classi seconde e terze, classi quarte e quinte), con una maggior semplicità di concetti nella prima per poi crescere progressivamente nelle altre. Vengono comunque condivisi sia il lo stesso tipo di approccio esperienziale che gli stessi obiettivi didattici, i quali sono:
Poiché la metodologia del modello è fondata sul rapporto fra soggettività e ambiente attraverso esperienze di movimento e relazioni nello spazio, l’approccio è di tipo sensomotorio ed esperienziale. Perciò il lavoro è da svolgersi in una palestra, o un ampio salone sgombro da arredi.
Si comincia con un momento di conoscenza e introduzione, allo scopo di raccogliere brevi informazioni dai bambini su come stanno vivendo la complessità del loro contesti quotidiani. In seguito, il laboratorio propone la condivisione di un metaforico scenario di rischio creato da spazi fisici, percorsi ed elementi ambientali in cui essi dovranno compiere particolari azioni, con precise consegne finalizzate a obiettivi. Tali spazi sono composti di segnali, sagome e altre semplici attrezzature da palestra che delimitano traiettorie, vincoli e imprevedibilità tipiche di un contesto ambientale e sociale.
In base alle azioni e ai compiti proposti, i bambini devono osservare, valutare, elaborare e praticare comportamenti corretti secondo la loro esclusiva visione e applicazione personale. Sono perciò invitati a ragionare in autonomia su contesto, azioni e relative ricadute sulla sicurezza personale e collettiva.
Ciò serve a creare quella dinamica necessaria per stimolare un comportamento attivo nei confronti del tema in questione, evidenziare punti di forza e criticità individuali e collettivi, stabilire regole e condotte che siano frutto di una responsabilità esperienziale, perciò abbiano più possibilità di essere apprese in modo indipendente e senza attendere indicazioni dal mondo adulto.
L’attività viene conclusa da un debriefing nel quale è sintetizzata l’esperienza personale e di gruppo, evidenziate problematiche e soluzioni secondo una strategia di analisi del contesto, dell’azione e della conseguenza, in modo da creare punti di apprendimento direttamente applicabili alla realtà.
Durante il laboratorio, i bambini compilano anche un semplice test di valutazione “prima/dopo” dell’esperienza, in modo da raccogliere dati sull’efficacia dell’attività (per le classi prime ciò avviene tramite sondaggio verbale). I risultati vengono poi tabulati per ogni classe e restituiti ai relativi insegnanti al fine di ottenere dati qualitativi sul vissuto dei bambini, anche in vista di eventuali ulteriori utilizzi educativi. Ciò potrà servire anche come spunto per attività curricolari degli insegnanti, i quali potranno approfondire ed estendere l’approccio del laboratorio verso altre materie e attività curricolari con le quali affrontare sia il tema Covid, sia il tema di percezione del rischio. Lo stimolo è promuovere un concetto di percezione e protezione che parta dal tema Covid (il quale ci auguriamo rientri dall’emergenza al più presto) per progredire verso nuovi approcci di cultura della sicurezza che siano sempre più un fondamento educativo per le generazioni in divenire.
A questo proposito, eventuali attività didattiche in estensione al progetto potranno costituire un confronto in rete fra varie esperienze e promuovere scambi di conoscenza fra diverse realtà scolastiche. L’autore di questo progetto sarà ben felice di collaborare a questa prospettiva.
Claudio Cominardi è ricercatore nell'ambito della percezione del rischio da parte di bambini, relativo al comportamento sensomotorio in contesti ambientali, studia nuove metodologie di ricerca per progetti educativi finalizzati alla prevenzione dei rischi nelle scuole primarie.
Per ulteriori informazioni: claudio.cominardi@alice.it
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