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Le riflessioni di Vito Ditroilo: consulente, RSPP e formatore in materia di sicurezza e salute negli ambienti di lavoro iscritto ai Registri Professionali AiFOS
Sembra che in agricoltura non ci possa essere spazio e posto per tutte le misure di prevenzione richieste dalla normativa vigente in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro: il famigerato Decreto Legislativo n. 81/08, visto ormai come una figura mitologica; un Minotauro: metà uomo, metà animale, alla ricerca di sacrifici umani.
Nessuno può negare che le criticità che si incontrano nel settore agricolo, per adeguarsi alle misure di sicurezza necessarie, sono tante e diverse. Vediamone alcune:
La precarietà organizzativa: abbiamo organizzato la giornata di lavoro, convocati gli operai, stabiliti gli interventi da eseguire nei poderi, messo a disposizione le necessarie attrezzature, indicati i percorsi da seguire e le aree da raggiungere. All’ultimo momento, sistematicamente, manca qualcuno o qualcosa, per le più disparate motivazioni. Tutto questo non è mancanza di organizzazione, ma precarietà; la concreta possibilità dell’imprevisto.
Turn-Over dei lavoratori: una delle criticità più rilevanti, perché spesso si ha l’improvvisa necessità di rimpiazzare personale lavorativo, con tutte le conseguenze che è facile immaginare (mancata visita medica, prima informazione, formazione e addestramento, consegna Dispositivi di Protezione Individuale, etc., etc., etc.).
Aspetti micro-macroclimatici: ne vogliamo parlare? Fiumi o oceani di parole? Naturalmente, un problema reale, serio, difficile da gestire.
Aspetti settoriali: la dimensione aziendale spesso a conduzione familiare; un lento passaggio generazionale; un basso livello
di istruzione; non aiutano a sciogliere i nodi che attanagliano il mondo dell’agricoltura.
Abbiamo appena descritto le diverse problematiche che un Datore di Lavoro ed un R.S.P.P. devono ordinariamente affrontare.
Vorrei porre l’accento sull’ordinarietà, appena sopra richiamata. Tutti questi problemi non sono affatto una novità; non sono assolutamente sconosciuti, anzi si presentano con puntuale ciclicità.
Quindi, adesso io mi chiedo, se tutte le criticità non sono invece degli alibi, ottime scuse, strumenti dalla forza incontrovertibile, che diventano perfetti scudi di vetro, dietro cui si nasconde la scarsa considerazione del valore Sicurezza, considerato una zavorra, un ingombro burocratico e non invece una FASE del ciclo di lavorazione!
La Sicurezza come parte integrante di tutto il ciclo produttivo è un obiettivo che voglio realizzare?
Possiamo affrettare il cambiamento, invece che aspettare il più lento percorso culturale e formativo!
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