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È il TUSL da modificare o da modificare è l'interpretazione strampalata che qualcuno ogni tanto ne dà? Di Matteo Fadenti, Vicepresidente AiFOS
In quest’ultimo periodo, il Ministero del Lavoro sta raccogliendo idee e proposte per aggiornare e modificare il D.Lgs. 81/08. Nei vari tavoli di lavoro, come noto, c’è anche AiFOS, che ha avanzato una serie di proposte. La domanda da farsi, però, è la seguente: il D.Lgs. 81/08 è da modificare o è da modificare l'interpretazione strampalata che qualcuno ogni tanto gli dà?
Non a caso le proposte di AiFOS sono state quasi tutte relative a chiarimenti o specifiche che vadano a limitare certe interpretazioni da parte di enti di controllo, committenti, RSPP e CSE.
Infatti, spesso il testo unico è chiaro e prevede cose ragionevoli, purtroppo è l’interpretazione di qualcuno ad essere errata. La nascita di nuovi obblighi (non previsti realmente dalla norma), l’invenzione di corsi obbligatori non realmente citati dalla legge, la pretesa di figure che in realtà non sono obbligatorie ma un diritto dei lavoratori, sono solo alcuni esempi.
È opportuno che il decreto, a più di dieci anni dalla sua pubblicazione, venga rivisto, ma non tanto nella sostanza. Bensì è importante inserire dei chiarimenti e delle specifiche per evitare fraintendimenti, per ridurre le richieste “folli” sopra menzionate. Anche perché, mantenendo lo schema ed il corpo centrale della norma, modifiche sostanziali potrebbero essere pericolose e poco applicabili. L’alternativa era una revisione totale del funzionamento della sicurezza sul lavoro in Italia, prevedendo un completo stravolgimento.
Quello che attualmente serve è piuttosto un cambio di mentalità.
Una modifica già recentemente adottata (grazie alla legge 215 del 2021) è relativa all’addestramento. Peraltro, quella apportata non è una vera e propria modifica, poiché da sempre l’81 parla di informazione, formazione ed addestramento. Nella norma si è banalmente specificato che l’addestramento va registrato e fatto nel luogo di lavoro (mentre per anni ci si è totalmente dimenticati di farlo).
Come ampiamente detto anche in altri articoli nei numeri precedenti del giornale degli RSPP, è da sempre che l’addestramento dovrebbe ricevere estrema attenzione, perché è quell’aspetto che va a terminare il processo sulla persona, che può davvero andare a modificare i comportamenti sbagliati e ad insegnare i comportamenti corretti. La modifica normativa ha solo sottolineato che, siccome fare addestramento è importantissimo, quando lo si fa, lo si deve registrare (anche per dare evidenza ad un giudice o ad un ispettore di quanto fatto).
Il problema però qual è? Che soprattutto nelle piccole realtà, su consiglio di consulenti o RSPP esterni, i datori di lavoro hanno cominciato a compilare registri di addestramento perfetti, contenenti un sacco di informazioni, senza realmente fare l’addestramento necessario.
Ed ecco quindi che un obbligo ragionevole, ma che già prima si doveva fare (perché, se organizzi un’attività, è evidente che in qualche modo la devi annotare), è diventato l’ennesimo adempimento burocratico, sulla carta, che ai fini della sicurezza non conta nulla.
Quindi la norma può anche essere perfetta, ma se non cambiano certi atteggiamenti, la sicurezza sul lavoro non migliorerà mai.
Nei luoghi di lavoro, la figura che deve aiutare il datore a districarsi nella norma tra veri obblighi e false credenze è appunto, come ampiamente detto in altri articoli, l’RSPP. Certo, anche gli enti di controllo dovrebbero concentrarsi maggiormente su questioni utili ed obbligatorie, piuttosto che su inutili cavilli o formalità non così importanti ai fini della sicurezza.
Ad esempio? A proposito di addestramento: in una recente ispezione ad una azienda hanno contestato il mancato aggiornamento del DVR, poiché nell’elenco attrezzature c’era il modello di un macchinario sbagliato (poiché il datore di lavoro aveva sostituito un macchinario con uno uguale di altra marca senza cambiarlo nell’elenco) piuttosto che richiedere il fit test sulle mascherine FFP2 ampiamente usate nell’attività.
Un macchinario sbagliato nell’elenco attrezzature non causa infortuni o malattie, una maschera indossata male o che non protegge un lavoratore realmente può portare a malattie professionali o a conseguenze più gravi.
Pertanto, è auspicabile un cambio di mentalità da parte di tutti!
AiFOS - Associazione Italiana Formatori ed Operatori della Sicurezza sul Lavoro
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