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L'intervento di Matteo Fadenti, vicepresidente vicario Aifos, al convegno "Da Bernardino Ramazzini al presente e al futuro" e i materiali dell'evento
“Prevenire è di gran lunga meglio che curare” è sicuramente uno dei modi di dire proverbiali più famosi ed è anche uno degli aforismi con cui Bernardino Ramazzini è passato alla storia (1).
Tutti sono d’accordo con tale affermazione, però, spesso, sia nella vita che sul lavoro, questo aforisma non viene rispettato.
I motivi possono essere diversi. Ad esempio, la prevenzione costa fatica, sembra non dare risultati immediati (come invece può fare la cura) ed inoltre per prevenire è importante un altro aspetto: conoscere.
Non a caso nel mondo del lavoro, i lavoratori percepiscono maggiormente i rischi infortunistici, rispetto ai rischi legati alle malattie professionali e le malattie professionali sono, ancora oggi, in forte aumento (2). Il motivo è presto spiegato: se si tocca un materiale tagliente o ustionante o se ci si schiaccia una mano tra degli ingranaggi, il danno lo si percepisce subito. Se si è esposti a rumore e non si indossano degli otoprotettori, non si diventa sordi subito, ma dopo diverso tempo di esposizione. Se si è esposti ad una sostanza chimica cancerogena, difficilmente si avrà la comparsa immediata di un cancro, bensì potrebbe sopraggiungere dopo anni di esposizione non protetta (3).
Uno dei meriti più grandi di Bernardino Ramazzini è stato quello di far capire l’importanza che possono avere piccole esposizioni lavorative, protratte nel tempo, per la salute dell’uomo. Far capire che la sicurezza sul lavoro non è solo infortunio ma anche malattia.
Non sempre ciò che non causa danno immediato può non causare danno nel tempo. Perché se è vero ciò che diceva Paracelso, ovvero che: “tutto è veleno: nulla esiste di non velenoso. Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto” (4); è altrettanto vero che ci sono dosi che possono causare un danno nell’immediato, e dosi che nell’immediato non possono creare disturbo ma a lungo termine, sì. Questo è uno degli aspetti che altera maggiormente la percezione del rischio e che da sempre rende difficile percepire come davvero pericoloso qualcosa che non crea un danno immediato.
Per spiegare al meglio questo concetto, potremmo utilizzare un esempio storico che tocca sia il tema della sicurezza sul lavoro che della sicurezza alimentare. L’esempio ci viene dato da questo dipinto (figura 1 Il Muratore Ferito. Francisco Goya 1787):

Il dipinto rappresentato è stato realizzato da uno dei più grandi pittori ed incisori della storia dell’arte: Francisco Goya. Il quadro è esposto al museo del Prado a Madrid, ed è intitolato: il Muratore Ferito.
Questo dipinto è senza ombra di dubbio unico nel suo genere, rappresenta infatti una tematica che difficilmente veniva rappresentata nelle opere d’arte: una scena di mancata sicurezza sul lavoro.
Goya realizzò il dipinto per denunciare un problema che già all’epoca creava infortuni e vittime nei luoghi di lavoro. Quindi, la sua attenzione per la sicurezza, come per altri temi sociali, era assolutamente evidente. Eppure, nonostante questo, Goya morì nel 1828 a Bordeaux in Francia per colpa del saturnismo (5). Il saturnismo è una malattia dovuta dall’avvelenamento da piombo. Nel caso di Goya fu proprio una malattia di stampo professionale.
Infatti, Goya aveva il vizio di inumidire il pennello che usava per dipingere, con la bocca, e questo lo faceva esporre a piccole dosi di vernice (che conteneva piombo) per molti anni. Fino a quando, prima si ammalò, ed infine morì per tale malattia.
Eppure, i quadri e la sua storia dimostrano la sua attenzione a certi aspetti. Questo, però, non è bastato per evitare la malattia professionale. Il motivo? Probabilmente Goya era all’oscuro dell’effetto che quel suo atteggiamento potesse provocare, poiché non era formato, non conosceva e quindi non prendeva provvedimenti per evitare quanto è accaduto.
Oppure, visto che di saturnismo se ne parla sin dall’Antica Roma (nell’epoca di Nerone, Dioscoride Pedanio, un medico greco, ipotizzò la tossicità del piombo) (6), come oggi accade nei lavoratori che non si proteggono dai danni a lungo termine, anche Goya non ebbe la forza e l’adeguata percezione per difendersi dal rischio, poiché quella sua abitudine, nell’immediato, non comportava alcun danno.
Prendendo spunto dagli insegnamenti di Bernardino Ramazzini (7) si può capire quanto sia importante pensare alla sicurezza sul lavoro come ad un percorso, che parte dalla valutazione del rischio e porta alla formazione.
Per gestire al meglio un rischio, per conoscerne davvero gli effetti, va studiato, va valutato. Una volta valutato si devono trasmettere i concetti al lavoratore attraverso la formazione ed i comportamenti attraverso l’addestramento. Solo seguendo questo iter si può incidere sulla percezione e sul comportamento del lavoratore.
Se i rischi non si valutano, se i rischi non si conoscono, non potranno mai essere gestiti correttamente.
Diventa importante, come dice il D.Lgs. 81/08, ovvero il testo unico in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro, valutare tutti i rischi, non solo quelli infortunistici, ma anche quelli che causano un danno a lungo termine.
Un esempio calzante dei giorni nostri è rappresentato dalle sick building syndrome. Il termine "sindrome da edificio malato" (Sick Building Syndrome) viene utilizzato per descrivere situazioni in cui gli occupanti di un edificio sperimentano gravi effetti sulla salute e sul comfort che sembrano essere correlati al tempo trascorso in un edificio, senza che sia possibile identificare una malattia o una causa specifica. I disturbi possono essere localizzati in una stanza o zona specifica dell’ambiente (es di lavoro), oppure possono essere diffusi in tutto l'edificio (8). Questi rischi, visto l’aumento di uffici in grandi edifici, palazzi e grattacieli senza ventilazione naturale, saranno da attenzionare sempre di più.
Nella valutazione dei rischi, ad esempio, in ambienti a rischio infortunistico basso, come uffici o attività commerciali, si dovrebbe andare a valutare ogni aspetto legato alla salute e sicurezza dei lavoratori, tra cui appunto tutti quei potenziali contaminanti che possono far sorgere tali disturbi.
Si dovrebbe valutare la concentrazione di CO2, marker per eccellenza della qualità dell’aria, che se è ad alti livelli, può portare a sintomi come mal di testa, sonnolenza, nausea e vertigini.
Oppure, si dovrebbe tenere sotto controllo il livello di polveri sottili, i livelli di VOC (Composti Organici Volatili), di formaldeide, classici inquinanti in door che possono portare rischi più o meno gravi per la salute a lungo termine.
Senza parlare del Radon, gas cancerogeno ma invisibile, insapore, incolore, che ha un effetto cancerogeno. Anche in questo caso prima di tutto si deve valutare il rischio, effettuando delle misurazioni, valutando empiricamente il rischio, e le conclusioni vanno trasmesse ai lavoratori con la formazione. Solo così avremo lavoratori sicuri.
Certo, questo da solo non basta, serve poi una organizzazione della sicurezza che faccia mantenere i comportamenti corretti nel tempo, che faccia sì che i comportamenti sbagliati non siano accettati, poiché anche il lavoratore più attento e formato, senza un sistema ben organizzato, senza una guida corretta, può avere dei cali di concentrazione e di percezione.
Non solo lavoro, ma anche vita di tutti i giorni. Non solo sicurezza sul lavoro, ma anche sicurezza alimentare. Il saturnismi, infatti, soprattutto in epoca romana, era causa di morte per diverse persone, per colpa dell’abitudine di conservare il vino ad addolcire negli otri in piombo (9).
Ancora oggi, questo è un tema molto attuale, ovvero quello della migrazione di sostanze chimiche dai materiali di imballaggio, agli alimenti, materia trattata da una specifica legge europea, il Regolamento Ce 1935/2004.
Concludendo, possiamo dire, che gli studi di Bernardino Ramazzini, ci hanno permesso di capire quanto il lavoro, con le sue numerose sfaccettature, potesse diventare dannoso per la salute del lavoratore, se non gestito in modo adeguato. Indirettamente, Ramazzini ci ha insegnato l’importanza del conoscere per poter affrontare un rischio, concetto che sta appunto alla base della valutazione del rischio e della formazione.
Pertanto, visto che si è partiti con un aforisma, concluderemo con un ulteriore aforisma, attribuito al filosofo del XVI secolo Francis Bacon: “Scientia potentia est” ovvero “sapere è potere” (10).
(1) Franco, Giuliano. Meglio prevenire che curare - Il pensiero di Bernardino Ramazzini, medico sociale e scienziato visionario / - ELETTRONICO; 2015.
(2) INAIL. Denunce di infortunio e malattie professionali. elettronico. 2025.
(3) Ceci Edmondo. Prevenzione e sicurezza nei laboratori. Università degli Studi di Bari Aldo Moro. 2019
(4) Paracelso. A study of the Third Defense by Paracelsus. Deichmann WB. Arch Toxicol 1986; 58: 207-13
(5) M. T. Rodríguez Torres, Goya, Saturno y el saturnismo. Su enfermedad, Ed. Fotojae, Madrid 1993
(6) Jean De Maleissye, Storia dei veleni. Da Socrate ai giorni nostri, Bologna, Odoya, 2008
(7) Ramazzini Bernardino. De morbis artificum diatriba. Mutinae: Typis Antonii Capponi; 1700.
(8) United States Environmental Protection Agency. Indoor Air Facts No. 4 (revised) Sick Building Syndrome; 1991
(9) Nicolo Castellino, Nicola Sannolo, Pietro Castellino - Inorganic Lead Exposure and Intoxications, CRC Press, 22/nov/1994
(10) David Ames Wells, Things Not Generally Known: a Popular Handbook of Facts Not Readily Accessible in Literature, History, and Science, D. Appleton and Company, 1863
Orario di apertura
Dal lunedì al venerdì
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