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29 settembre 2025

Interventi e commenti

Generare benessere organizzativo: come si fa?

Valutazione dei rischi stress lavoro-correlato e interventi di counseling organizzativo in un’esperienza concreta. Di Graziella Nugnes e Simone Pennati

Generare benessere organizzativo: come si fa?

Per dare un contributo alla domanda "come si fa a generare benessere organizzativo?" dedichiamo questo articolo all’analisi di un’esperienza concreta di intervento di Counseling Organizzativo in un contesto sociosanitario, ed in particolare all’interno di una CSS (Comunità Socio Sanitaria - struttura residenziale per persone adulte con disabilità). Inoltre, proponiamo qualche elemento di riflessione sul rapporto tra la valutazione dei rischi e la formazione delle figure in ruoli di responsabilità ai temi della prevenzione, sicurezza e benessere attraverso percorsi di alto livello di counseling organizzativo.

Questo articolo è scritto da due persone: Graziella Nugnes - direttrice del master in counseling organizzativo – e Simone Pennati – partecipante alla IX edizione del master e direttore della cooperativa Collaboriamo di Leno.

COSA È IL COUNSELING ORGANIZZATIVO

Il Counseling Organizzativo è un percorso – realizzato con singole figure professionali o con uno o più team – che ha come obiettivo l‘aumento del benessere sia delle persone che dell’organizzazione. Tutti gli interventi di Counseling Organizzativo si realizzano, da un lato a partire dalle risorse presenti in quel momento nel contesto (personali, professionali, strumentali, ecc.), considerando anche le risorse dimenticate o sopite e dall’altro considerando come le persone “stanno” realmente (emozioni, sentimenti), che comportamenti attivano, che rapporti professionali instaurano nel luogo di lavoro[1].

I percorsi e i risultati degli interventi di counseling organizzativo sono molto incoraggianti: le persone si sentono viste, ascoltate e divengono soggetti attivi della definizione del cambiamento da attuare. Per rispondere all’esigenza di formarsi nella “costruzione di benessere”, da 9 anni è attivo il “Corso di Alta Formazione in Counseling Organizzativo” (master) in collaborazione con SMAE (Scuola di Alta Formazione dell’Università di Brescia) e da questo anno con Aifos. Il master è progettato e diretto da Graziella Nugnes. Tutte le informazioni e i dati  si trovano su www.counselingorganizzativo.it.

PERCHÉ SCEGLIERE IL COUNSELING ORGANIZZATIVO EURISTICO RELAZIONALE? L’ESPERIENZA DI SIMONE

Se mi domandassero il perché ho scelto di intraprendere il master in Counseling Organizzativo Euristico Relazionale (C.O.E.R.) la risposta toccherebbe più aspetti.

Prima di tutto perché nel momento in cui mi stavo approcciando a raccogliere informazioni che mi chiarissero in cosa consisteva esattamente il counseling organizzativo e mi “convincessero” a fare il passo successivo dell’iscrizione, mi avevano colpito in modo particolare due termini. Il termine benessere legato al contesto di lavoro e alla persona che ne è parte integrante e relazione di aiuto; ovvero come il counseling può intervenire all’interno di contesti organizzativi dove viene  riconosciuta la presenza di una criticità o di un problema e viene espressa la volontà di “trasformarlo” attraverso scelte e cambiamenti.

Il secondo motivo è che lavorando e gestendo un gruppo di persone che a sua volta si occupa di  persone in condizione di fragilità (persone adulte con disabilità), ho sempre avuto il desiderio di dotarmi di competenze e nuovi metodi che mi permettessero di gestire al meglio la mia realtà lavorativa.

UN INTERVENTO DI COUNSELING ORGANIZZATIVO
I motivi della scelta

Il master, avendo un taglio di carattere applicativo, prevede che venga progettato e realizzato un intervento di counseling organizzativo. Quando è arrivata questa richiesta il mio pensiero è andato subito al gruppo di colleghi che lavorano presso la Comunità Socio Sanitaria chiamata “Monica Crescini” della Cooperativa “Collaboriamo”. Si tratta di una cooperativa sociale di tipo A che è anche ente gestore di un servizio diurno. Entrambi i servizi sono dedicati a persone adulte con disabilità psico – fisica.

Ho pensato di realizzare il progetto con il  gruppo comunità per vari motivi:

  • è un gruppo che, rispetto ad altri ho, “vissuto meno” perché  essendo una struttura residenziale aperta h 24 è  organizzata in turni ed è pressoché impossibile incontrare tutti gi operatori in contemporanea;
  • è un gruppo che aveva terminato a dicembre 2024 un percorso di supervisione con una psicologa psicoterapeuta e ritenevo fosse importante non lasciare il gruppo “scoperto”;
  • desideravo offrire al gruppo la possibilità di confrontarsi in maniera approfondita attraverso laboratori esperienziali in grado di favorire una maggiore consapevolezza sulle tante questioni che il lavoro di cura apre, in particolare in una comunità;
  • i risultati dell’analisi stress lavoro correlato che pur non essendo in alcun modo critici (codice verde) erano leggermente più alti rispetto ad altri servizi della cooperativa

Caratteristiche di contesto

Nel servizio prescelto per il progetto – la comunità socio sanitaria - tutto il personale è chiamato a gestire l‘insieme degli aspetti educativi ed assistenziali (compresi gli aspetti di cura e di igiene) di cui la persona con disabilità ha bisogno nel proprio quotidiano.  A ognuno viene chiesto di collaborare per perseguire gli obiettivi definiti all’interno del  progetto educativo  di  ogni beneficiario, e di gestire  gli aspetti sanitari.

Nello specifico gruppo di lavoro era composto da 10 persone: 3 educatrici, di cui una anche coordinatrice del servizio; 2 educatori, di cui un  vicecoordinatore; e 5 ASA (ausiliarie sono assistenziali - tutte donne over 50 anni). La media d’età è di circa 48,5 anni distribuite tra i 29 e i 59 anni

Alcune di queste persone lavorano all’interno della comunità dalla sua inaugurazione avvenuta nel 2009, mentre alcune sono lì da circa un anno o poco più.  Pur essendo un lavoro su turni nessun operatore ed operatrice svolge attività di sorveglianza notturna essendo questo aspetto delegato ad un’altra cooperativa.

Si trattava quindi di un team estremamente eterogeneo, non solo per professionalità, ma anche per esperienza ed età.

Obiettivi e strumenti adottati

L’obiettivo del mio progetto - data la complessità del lavoro e dell’organizzazione del lavoro stesso -  era fare un approfondimento sul “clima” e fornire qualche elemento a sostegno del benessere.   Le metodologie che ho adottato sono state: le interviste semi strutturate con ogni componente dello staff della comunità, per comprendere in maniera approfondita “come stavano le persone nella realizzazione del loro lavoro” e il Laboratorio, per trovare insieme delle soluzioni migliorative.

Interviste semi strutturate per comprendere il clima

Le interviste semi strutturate – realizzate a Gennaio 2025 -  sono state un momento molto intenso, uno spazio dedicato ad ogni componente dello staff per indagare i seguenti temi:

  • collaborazione;
  • comunicazione;
  • capacità d’ascolto;
  • fiducia;
  • gratificazione e riconoscimento del ruolo

Dalle interviste si evince che gli operatori hanno una buona conoscenza degli elementi che costituiscono la “base” del servizio, ovvero i valori e gli obiettivi dello stesso, primi fra tutti la cura, la centralità della persona con disabilità, l’esserci nel suo quotidiano e l’inclusione della stessa all’interno del proprio territorio di appartenenza.

Il valore aggiunto delle interviste è dato dal fatto che in quel tempo, dedicato alla riflessione e al confronto, i componenti del gruppo sono riusciti a nominare  “ufficialmente” due questioni derimenti: che all’interno del proprio contesto lavorativo ci sono alcuni fattori di disturbo che precludono il raggiungimento “sereno” dei propri obiettivi nell’agito quotidiano; d’altro canto, hanno evidenziato la volontà di poter e voler modificare il proprio approccio perché vantaggioso per il gruppo e, di conseguenza, nei confronti dei beneficiari del servizio

Il laboratorio

Sulla base di quanto emerso dalle interviste semi strutturate ho ideato un Laboratorio esperienziale che aveva come obiettivo la riduzione delle disfunzionalità emerse dalle interviste e l’individuazione di strategie a favore del benessere. Nello specifico: “incrementare la collaborazione, favorire l’emersione dei non detti e dei giudizi e il riconoscimento, da parte di se stessi e dei colleghi, del proprio Sé "professionale".

Per le tempistiche dettate anche dall’elaborazione e presentazione del progetto definitivo del master ci si è concentrati su Riconoscere Riconoscersi Presentarsi all’altro con le proprie esigenze e bisogni, per arrivare alla strutturazione di micro obiettivi condivisi da tutte le componenti dello staff da mettere in atto nel proprio lavorativo quotidiano da subito.

Il laboratorio si è strutturato in 4 incontri.  

Ogni incontro ha visto le seguenti fasi, come appreso durante il master:

  • fase di attivazione;
  • fase espressiva/laboratoriale;
  • fase di condivisione, rimando sul vissuto.

I contenuti emersi sono tantissimi, mi limiterò qui ad indicare il significato che ha avuto per me e per il gruppo il Laboratorio:

L'esperienza del Laboratorio è stata per me una continua scoperta. Ho acquisito consapevolezza del mio timore iniziale nella conduzione del gruppo con il metodo C.O.E.R e, successivamente, passo dopo passo, ho avvertito un piacevole stupore nel sentirmi e vedermi sciolto nella conduzione. Stupore che via via   è diventato una sensazione di sicurezza in generale, confermato nel vedere il gruppo coinvolto e incuriosito e poter condividere con loro ad ogni incontro la domanda "che cosa succederà oggi...?".

Per il gruppo è stata un'esperienza rigenerativa. Ognuno ed ognuna, in base a un criterio di autoregolazione, è stato partecipe, attivo, e generoso, creando ad ogni incontro un clima emotivo molto intenso che, avendo sciolto alcuni nodi, ci ha permesso per arrivare, ad identificare i micro obiettivi concreti da realizzare per affrontare le criticità emerse  e portare da subito elementi migliorativi

Dalla ricchezza del percorso – che ha affrontato aspetti comportamentali e relazionali, aspettative e bisogni -  riporto qui esclusivamente il risultato finale, ovvero gli obiettivi migliorativi concreti che il gruppo si è dato:

  • confrontarsi all’inizio di ogni turno per organizzare meglio il lavoro (e a fine turno per dirsi “siamo stati bravi!!!”, “abbiamo fatto tutto ciò che abbiamo potuto” (riconoscere e riconoscersi);
  • salutare con il “sorriso” (non solo esterno, ma tutte le volte che è possibile con il sorriso interiore);
  • delegare, dimostrando nei fatti la fiducia negli altri colleghi (ognuno ha la propria valigetta carica di risorse e competenze);
  • non esiste nulla che non si possa cambiare!!!

Perché consiglierei questo percorso formativo e a chi?

Consiglierei questo percorso formativo a tutte le persone che vogliono darsi una possibilità in più di stare bene nel proprio contesto lavorativo, a coloro che quotidianamente si trovano a relazionarsi con colleghi, responsabili e collaboratori, non solo a chi occupa ruoli apicali ma a quanti vogliono mettersi in gioco, vogliono sperimentarsi lasciandosi stupire da tutto ciò che potrebbe arrivare. Consiglio il corso a uomini e donne che hanno piacere ad acquisire contributi   teorici e metodi pratici non solo perché sono davvero “pronti all’uso” ma anche perché credono nella possibilità del cambiamento migliorativo nel proprio lavoro. Consiglio il corso a tutte e persone che hanno la volontà di vedere il contesto e chi lo “abita” quotidianamente con occhi diversi, con quegli occhi che, come il corso mi ha insegnato, possono generare sguardi abilitanti cioè in grado di vedere l’altro come capace di…

CONCLUSIONI: RAPPORTO TRA ANALISI STRESS LAVORO COLLEGATO E COUNSELING ORGANZZATIVO

Il buon esito dell’intervento non è legato esclusivamente alla competenza messa in campo da Simone, grazie anche agli strumenti acquisiti nel master, ma è frutto di una cultura del lavoro costruita negli anni che ha come valore fondante a sicurezza fisica, emotiva,  e relazionale di tutti i soggetti che compongono l‘organizzazione. Ne sono  un esempio la costruzione di piani di facilitazione organizzativa (formazione, counseling, supervisione, coaching, ecc.) realmente rispondenti ai bisogni degli operatori e delle operatrici, così come l‘analisi dei rischi stress lavoro correlato, non solo perché viene puntualmente realizzata ogni due anni come previsto dalla legislazione, ma per come viene realizzata.

Analizzare con cura e attenzione tutti i dati ed elementi di cui si compone a check list, mettere a disposizione tutto il tempo necessario, avere l’aiuto di un professionista dedicato e condividere quanto emerso nel gruppo di lavoro rende la valutazione stress lavoro correlato uno strumento prezioso per la prevenzione e la costruzione del benessere organizzativo. Questi due elementi – facilitazione organizzativa e l’analisi stress lavoro correlato sono fortemente intrecciate tra loro perché la facilitazione, ed in particolare il counseling organizzativo, può intervenire su ognuna delle aree prese in considerazione dall’analisi stress lavoro correlato  in maniera efficiente ed efficace:

  • eventi sentinella, quali ad esempio: indici infortunistici; assenze per malattia; turnover; procedimenti e sanzioni, segnalazioni del medico competente; lamentele formalizzate da parte dei lavoratori. È possibile intervenire attraverso interviste semi strutturate e analisi di clima per comprendere meglio e sostenere comportamenti maggiormente funzionali
  • fattori di contenuto del lavoro, quali ad esempio: ambiente di lavoro e attrezzature; carichi e ritmi di lavoro; orario di lavoro e turni; corrispondenza tra le competenze dei lavoratori e i requisiti professionali richiesti. È possibile intervenire attraverso focus group e occasioni di confronto tra differenti livelli organizzativi
  • fattori di contesto del lavoro, quali ad esempio: ruolo nell’ambito dell’organizzazione; autonomia decisionale e controllo; conflitti interpersonali al lavoro; evoluzione e sviluppo di carriera; comunicazione. È possibile intervenire con Counseling Organizzativo di gruppo e supervisione.

L’analisi stress lavoro correlato e gi interventi di facilitazione organizzativa sono l‘abbinata perfetta per costruire una cultura de lavoro volta alla prevenzione, come è stato nel caso della cooperativa Collaboriamo

Per tutte le persone interessate ad approfondire cosa è il Counseling Organizzativo, come ci si forma e le prossime edizioni del master www.counselingorganizzativo.it.

Per la prossima edizione, con partenza Marzo 2026, sono aperte e iscrizioni, per prenotare un colloquio informativo https://forms.gle/Cebn4rSMyZ9gvBsR9.


GRAZIELLA NUGNES

Ho ideato e dirigo il Corso di Alta Formazione in Counseling Organizzativo, giunto alla sua IX edizione, in collaborazione con SMAE (Scuola di alta formazione dell’università di Brescia) e AIFOS (Ass.ne Italiana Formatori ed Operatori della Sicurezza sul lavoro)

Professionalmente mi definisco una «esploratrice». Ho una lunga e variegata esperienza di lavoro come Professional Counselor, formatrice, consulente e supervisor in differenti ambiti professionali.

Lavoro con singoli e gruppi a tutti i livelli organizzativi, a favore del benessere dell’organizzazione e delle persone che la abitano e per il raggiungimento dei cambiamenti desiderati. Gestisco una Comunità di Pratiche di Counseling organizzativo a Brescia e Milano.

Nel 2015 ho scritto «Counseling Organizzativo» edito dalla Erickson; nel 2024 con Margherita Dozzi e Paolo Prandelli ho scritto il nuovo libro “Counseling Organizzativo Euristico Relazionale”, edito da Pensa Multimedia.

 

SIMONE PENNATI

Mi sono laureato in Scienze dell’Educazione, indirizzo “Educatori Professionali Extra – scolastici” nell’aprile del 2002 e poco prima avevo iniziato la mia esperienza lavorativa all’interno della COLLABORIAMO Cooperativa Sociale Onlus di Leno (BS), ente che si occupa da più di quarant’anni di servizi diurni e residenziali per persone con disabilità adulte. Esperienza che continua tutt’ora. Ho svoto il ruolo di educatore professionale socio – pedagogico presso il centro diurno fino al 2009, in seguito mi è stato affidato l’incarico di coordinatore fino a diventare direttore della Cooperativa dal 2017, dedicandomi principalmente alla gestione e controllo del personale e delle parti strutturali nei vari aspetti burocratici e amministrativi.

Ho sempre nutrito nell’ambito del mio lavoro il desiderio di ampliare le conoscenze da poter mettere in campo sia per quanto riguarda le persone con disabilità acquisendo nel tempo l’attestato di psicomotricista e tecnico del comportamento, sia per quanto riguarda la gestione del gruppo lavoro partecipando all’VIII edizione del Corso di Alta Formazione in Counseling Organizzativo, ideato e diretto dalla dott.ssa Graziella Nugnes.

Attualmente sono anche componente del Consiglio di Amministrazione della Cooperativa.

 

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