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L'esperienza di una partecipante a due workshop di facilitazione sulla cresta dell'onda. Di Maria Andreis
Mi presento, chiamatemi Maria, per nome, Andreis come cognome.
Sono un’entusiasta/appassionata professionista nel campo della sicurezza aziendale con un occhio di riguardo all’indagine dei rischi nei luoghi di lavoro. Attualmente sono, e ipotizzo ancora a lungo, in evoluzione professionale. Potete trovarmi su LinkedIn: linkedin.com/in/maria-andreis-sicurezza-sul-lavoro
Sono un tecnico per la sicurezza o, meglio, questa è l’”etichetta” professionale che campeggia in bella vista nella mia mail lavorativa. La mia storia comincia all’incirca quattro anni fa, quando decisi di mollare un lavoro certo per un futuro indefinito ma decisamente intrigante. Passando dalla formazione per la gestione rifiuti e sperimentando diverse mansioni ho toccato più settori produttivi fino ad “approdare” alla prevenzione e sicurezza in azienda.
Negli ultimi otto mesi ho affrontato la mia evoluzione professionale assorbendo avidamente quelle nuove nozioni in grado di colpire la mia creatività e immaginazione. Da questo punto di vista, la città della Madonnina si è dimostrata un crocevia sicuro di opportunità per chi come me non è mai sazio di imparare per crescere.
Oggi desidero raccontarvi le mie esperienze dirette come partecipante a due workshop di Facilitazione: il primo, basato sul metodo LEGO® Serious Play®, sperimentato a maggio e novembre 2024, e il secondo, organizzato secondo il metodo dell’associazione Climate Fresk, a cui ho partecipato il 15 gennaio 2025.
La facilitazione è uno strumento utilissimo nella mia cassetta degli attrezzi professionali. Non va confusa con la formazione, il coaching o il counseling! Più precisamente consiste in un processo ben codificato che, attraverso tappe definite, consente di procedere da una domanda collettiva per giungere a risposte finali, sviluppando consapevolezza e responsabilità personale rispetto al problema iniziale.
Il gruppo dei partecipanti, omogeneo per obiettivo, lavora in modo inclusivo e organizzato, affiancato da un facilitatore. Tale figura monitora le dinamiche del gruppo senza fornire soluzioni immediate o definitive.
Ma come funziona davvero?
Si gioca in modo serio, con livelli di divertimento, coinvolgimento e concentrazione totalizzanti in tempi definiti. In entrambi i metodi si astrae, ricorrendo a supporti manipolativi per rappresentare metaforicamente dei concetti. Il segreto è mantenere l’interesse, creando connessioni o legami causa-effetto tra le idee e i concetti rappresentati. Le sfide sono adeguate ai partecipanti: non si tratta di una competizione né di un’attività banale annoiante. Si lavora per un obiettivo condiviso, attraverso “step” precisi creanti affiatamento tra i partecipanti.
Va ricordato che il “teambuilding” è un effetto secondario, non l’obiettivo primario del workshop.
Permette di indagare soluzioni concrete e un preciso problema posto inizialmente, puntando al coinvolgimento responsabilizzante dei partecipanti.
I mattoncini lego sono gli amici mai dimenticati dell’infanzia che, in questo caso, fungono da ponte tra la nostra idea mentale e la sua rappresentazione agli altri. La connessione tra le mani e il cervello ci permette di ragionare subito in modo concreto: il nostro modellino prende vita tra le nostre dita dando colore alla nostra idea astratta! L’abilità del facilitatore è mantenere il flusso di interesse e attenzione alto, rifuggendo la noia, e sottoponendo obiettivi accessibili a tutti, evitando accuratamente un atteggiamento valutante e giudicante che comprometterebbe l’intero processo.
Nel mio caso il facilitatore ha posto la domanda come migliorare la collaborazione fra le figure del Sistema di Prevenzione e Protezione della sicurezza sui luoghi di lavoro.
I partecipanti sono stati allenati alla costruzione e astrazione in tre passaggi. A titolo esplicativo, come primo obiettivo semplice e alla portata di tutti, hanno chiesto ai dodici partecipanti (è il tetto massimo previsto dal metodo) di realizzare individualmente una torre il più alta possibile. Senza competizione o critiche, i costruttori si sono espressi liberamente, realizzando una varietà sorprendente di modellini.
Successivamente, ciascun partecipante ha costruito un modello rappresentante un vantaggio per i lavoratori e un altro per l’azienda, connessi al miglioramento della collaborazione nel SPP. Le proposte includevano temi come la serenità dei lavoratori, l’efficacia delle comunicazioni e il profitto.
Il passo successivo ha coinvolto l’intero gruppo con la realizzazione del “landscape model”, posizionando i modellini secondo un accordo comune. Quindi siamo passati alla fase degli “agenti”, in cui singolarmente si modellizza con i mattoncini un evento impattante positivamente o negativamente sui vantaggi in esposizione sul tavolo.
Il bello (la mia tappa prediletta) giunge con la realizzazione delle connessioni, cioè i partecipanti devono collegare fisicamente con stringhe, connettori o simili un modellino-vantaggio con un altro-evento impattante. Ne esce un’estesa ed intricata mappa del tesoro da cui trarre soluzioni, principi guida e azioni risolutive responsabilizzanti personali o di gruppo.
Una soluzione emersa è stata la disponibilità all’ascolto efficace dei colleghi, con un impatto evidente sulle dinamiche aziendali.
Nasce come metodo interattivo scientificamente affidabile per promuovere la conoscenza del fenomeno globale del cambiamento climatico e nello spingere all’azione l’individuo attraverso l’impiego delle 42 carte de La Fresque du Climat (associazione francese). Le figure si basano sul parere di esperti climatici del IPCC (“Intergovernmental Panel on Climate Change”), un organo creato dalla Nazioni Unite nel lontano 1988. Lo scopo della sua fondazione è la valutazione delle informazioni scientifiche, tecniche e socio-economiche disponibili in modo neutrale e obiettivo in relazione al tema del cambiamento climatico. I membri e autori dell’IPCC sono su base volontaria e nessuno di loro è pagato nelle sue ricerche o divulgazioni.
La tematica è complessa e dividente l’opinione pubblica ed è connessa a diversi ostacoli nell’affrontarla, quali la spiegazione del fenomeno mediante un linguaggio scientifico – tecnico complesso, l’angoscia vissuta dal singolo legata al senso di frustrazione e impotenza decisionale.
Con quattro compagne di ventura abbiamo riordinato le carte distribuite seguendo le relazioni causa effetto. L’armonia e l’inclusività tra i partecipanti sono fondamentali e il facilitatore interviene solo alla fine di ogni blocco, “cut off”.
Il flusso di attenzione è mantenuto alto e mediato dai membri stessi del gruppo o dai facilitatori/animatori al crescere della difficoltà concettuale delle immagini sul tavolo. Concetti quali gradiente termico, acidificazione dei mari e scioglimento dei ghiacci possono trarre in inganno o apparire complessi.
Si lavora insieme nella creazione di una mappa, partendo dalle attività umane e dall’utilizzo dei combustibili carbonfossili, attraversando le sfaccettature chimiche e fisiche del fenomeno, sino a giungere alle 5 grandi conseguenze impattanti sulla salute umana.
Il percorso è divertente e collaborativo, stimola la consapevolezza, il pensiero critico e rincuora facendoci sentire parte della grande squadra globale. Tutto è interconnesso sul pianeta Terra nel nostro affresco del clima finale, ove le frecce colorate uniscono le immagini e viene promosso di gruppo un nome per propria opera (largo alla creatività in questa fase).
In breve, il metodo si sviluppa nelle quattro tappe di:
La ricaduta più significativa del metodo è la creazione di interconnessioni tra le persone, il mondo che le circonda e la sensazione positiva di poter fare la differenza: la facilitazione coinvolge e responsabilizza in molti modi e livelli sempre e comunque.
Avere una formazione scientifica mi ha reso semplice approcciarmi alle carte e spiegarle con piacere agli altri (la fisica è stato il mio primo amore!).
In definitiva, credo che da oggi berrò acqua in bottiglie di vetro e sarò più scrupolosa nella raccolta dei rifiuti.
La mia esplorazione nel mondo della facilitazione continua. Desidero divertirmi ancora a lungo.
Cara/caro collega,
Quale dei due metodi vorresti sperimentare? Entrambi sono stuzzicanti, non trovi?
Quali suggerimenti daresti a una neofita come me per promuovere queste nuove possibilità nelle aziende?
AiFOS - Associazione Italiana Formatori ed Operatori della Sicurezza sul Lavoro
25123 Brescia, c/o CSMT Università degli Studi di Brescia - Via Branze, 45
Tel 030.6595031 - Fax 030.6595040 | C.F. 97341160154 - P. Iva 03042120984
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