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27 ottobre 2025

Interventi e commenti

Il coordinatore c’è o ci fa?

Troppo spesso il CSE è presente solo nella fase di richiesta della documentazione, quando non totalmente assente! Editoriale di Stefano Farina

Il coordinatore c’è o ci fa?

Il titolo dell’editoriale di questo numero del giornale dei coordinatori potrebbe far pensare ad uno scherzo, in realtà il titolo è molto serio e, a mio avviso, opportuno.
Di seguito cerco di spiegare il motivo che mi ha portato a questa considerazione.

Negli ultimi anni, per varie ragioni, mi è capitato sempre più spesso di trovarmi dall’altra parte della barricata, ovvero non ricoprire il ruolo professionale di coordinatore per la sicurezza in fase esecutiva (o progettuale), ma quello di responsabile dei lavori o consulente di ditte che accedono, con vari compiti, all’interno di cantieri coordinati.

Anche in ambito formativo mi è capitato frequentemente di rapportarmi con varie figure (lavoratori, preposti, tecnici, ecc. ecc.) che in cantiere ci vanno quotidianamente e magari, in alcuni casi, accedono anche a più cantieri nel corso della stessa giornata, settimana, mese.

Quando vado a chiedere a loro quali sono i rapporti con il CSE o se hanno evidenza dell’attività di coordinamento eseguita, sempre più frequentemente la risposta è sconfortante. E non perché il coordinatore esercita il proprio ruolo, ma perché nella maggior parte dei casi il coordinatore è totalmente assente oppure presente solo nella fase di richiesta della documentazione (e molte volte la richiesta va ben oltre a quella prevista dalla normativa con atteggiamenti da “dittatore”).

Ricordiamo che la normativa prevede che il CSE verifica, con opportune azioni di coordinamento e controllo, l’applicazione, da parte delle imprese esecutrici e dei lavoratori autonomi, delle disposizioni loro pertinenti contenute nel piano di sicurezza e di coordinamento e la corretta applicazione delle relative procedure di lavoro, e per alcuni coordinatori questo comma vuol dire che le “opportune azioni di coordinamento e controllo” si limitano ad una semplice riunione ad avvio cantiere e stop.

Qualche anno fa, durante delle interviste legate ad una certificazione delle competenze, mi è capitato di sentirmi dire da un CSE che lui “in cantiere andava esclusivamente quando un’impresa lo chiamava in quanto riteneva di evitare di effettuare inutili sopralluoghi che rallentano esclusivamente i lavori, tanto le imprese sanno gestirsi tra loro senza problemi”. Forse non è proprio questa la ratio della norma, ma ormai sembra essere quasi diventato un mantra.

Ed ecco allora che troviamo coordinatori

  • che non vanno mai in cantiere,
  • che vanno in cantiere ricoprendo figure differenti (es. direttore dei lavori, direttore operativo strutture od impianti, ecc.) e che durante tali visite l’aspetto sicurezza non viene da loro minimamente valutato,
  • che vanno in cantiere e fanno finta di non vedere cosa succede (interferenze più che evidenti e con rischi elevati) perché altrimenti i lavori verrebbero rallentati ed i tempi di ultimazione del cantiere non coinciderebbero con le “attese” dei Committenti e dei R.U.P.,
  • che non attuano i disposti normativi (ad esempio la sospensione, in caso di pericolo grave e imminente, direttamente riscontrato, delle singole lavorazioni) perché vorrebbe dire “perdere tempo” a scrivere verbali, tornare in cantiere a verificare che vengano adottate le misure di prevenzione e protezione previste, confrontarsi con imprese e committenti, che spingono per proseguire comunque i lavori anche senza il rispetto normativo,
  • “compiacenti”; preciso che questa definizione non è mia, ma di un soggetto che ad un mio Cliente ha proposto, per un grosso cantiere, di trovare un tecnico compiacente che non intervenga nel ciclo lavorativo, ma firmi solo i documenti.

Abbiamo poi i coordinatori “dittatori” a cui accennavo prima. In questo caso il problema riguarda la mancata conoscenza delle norme da parte di questi soggetti. Ritengono che la loro idea sia Legge, e quando gli vai ad opporre, con tanto di relazione, quelli che sono i disposti normativi, arrivano risposte del “o fai quello che voglio io, anche se la norma non lo prevede, oppure non entri in cantiere o se sei già in cantiere ti caccio dallo stesso”. Qualche volta le imprese si rivolgono al Committente per evidenziare questi comportamenti, ma spesso accettano il diktat, anche non condividendolo, per evitare - durante il resto del cantiere - ritorsioni da parte del CSE. E così troviamo coordinatori:

  • che considerano tutte le ditte che entrano in cantiere come imprese affidatarie (anche i fornitori),
  • che chiedono documenti non dovuti (es. il POS dove la norma non lo prevede),
  • che vogliono effettuare la radiografia dell’impresa tramite i documenti, e richiedono ad esempio
    • la lettera di nomina dell’RSPP e la documentazione riguardo ai suoi requisiti,
    • la documentazione relativa alla nomina del medico competente e tutti i documenti relativi alla sorveglianza sanitaria dei lavoratori, ai sopralluoghi nei luoghi di lavoro dell’impresa (compresi gli uffici della sede principale),
    • i verbali riunioni articolo 35,
    • copia di tutti i contratti di nolo a freddo di attrezzature,
    • copia dei contratti di leasing delle attrezzature,
    • la documentazione relativa alla valutazione dello stress lavoro correlato,
      e via chiedendo.

Poi magari sono gli stessi coordinatori che non hanno idea se i loro aggiornamenti sono stati completati oppure se risultano essere carenti di aggiornamento (sempre più spesso vengo consultato da coordinatori che

  • non si ricordano se hanno fatto l’aggiornamento,
  • non sanno dove hanno messo gli attestati e chiedono se come docente di un corso, seminario o convegno che hanno frequentato posso rilasciargli io l’attestato perso,
  • si rendono conto di non aver completato le quaranta ore e chiedono qual è il sistema migliore per “non perdere tempo” nell’aggiornamento.

E se alcuni CSE sono così, lasciamo poi perdere i coordinatori in fase progettuale ed i contenuti del PSC, sempre più generici, sempre più copia-incolla, sempre più inutili nella loro formulazione, ormai sempre più spesso si tratta di pacchi di schede di rischi propri delle imprese e zero gestione dell’organizzazione del cantiere e delle interferenze.

E in tutto questo gli aspetti legati alla sicurezza ed alla prevenzione passano in secondo piano, diventano elementi di contorno che nulla hanno a che vedere con l’esecuzione delle attività di cantiere nel rispetto di chi ci lavora, ma solo nel rispetto dei tempi imposti dal Cliente/RUP, delle esigenze economiche (meno costi della sicurezza espongo, più il Cliente è contento e magari mi richiama per un altro lavoro, …), del minimo impegno.

Chiudo con una frase che di recente un CSE, dopo avermi precisato di avere il coordinamento di una decina di grossi cantieri in giro per l’Italia, mi ha detto: “Sa io sono un professionista serio, ho molto lavoro e non ho tempo da perdere dietro a queste cose della sicurezza, ma il Cliente vuole il pacchetto completo ed allora faccio anche il coordinatore”.

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