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Il tecnico d'impresa ed i coordinatori sicurezza cantieri: la mia esperienza

Di Alessandro Dalbosco, Direttore tecnico di cantiere

 

tecnico-impresa.jpgVivo l’impresa di costruzioni da 18 anni e mi considero quindi “maggiorenne” a tutti gli effetti. Ho avuto esperienze in settori diversi gestendo cantieri pubblici e privati, dallo stradale all’edilizia pubblica, dalla realizzazione di palazzine al grezzo alla piccola abitazione privata “chiavi in mano”. Ho sempre considerato il mio ruolo come un trait d’union tra le necessità dell’impresa e le esigenze dell’appalto, curando, oltre che l’aspetto meramente tecnico e operativo, gran parte degli aspetti economici e seguendo direttamente e/o indirettamente anche le situazioni amministrative e burocratiche.
Tutte queste attività, ad un certo punto, si trovano ad interagire anche con gli aspetti relativi alla sicurezza e quindi con la figura del “CSE”.

Devo dire, in sincera onestà, che non ho mai avuto scontri accesi con tale figura.

Spesso, la presenza di una figura preparata dall’altra parte della barricata, mi ha portato ad una crescita importante sia in termini di esperienza che di consapevolezza dei ruoli e dei rischi connessi al vivere il cantiere. Credo sia superfluo dire che la formazione in aula e l’informarsi tramite norme e leggi siano aspetti importanti, ma l’esperienza che si matura anche solo osservando l’attività pratica ti permette di avere una coscienza dei rischi quotidiani imparagonabile. Proprio in questi frangenti, avere a che fare con un coordinatore preparato, permette innanzitutto all’impresa di lavorare in sicurezza e nel rispetto delle normative e al contempo di essere adeguatamente remunerata per attività spesso necessarie ma magari sottovalutate in fase di progettazione o non previste. Perché, diciamocela tutta, i costi sono onnipresenti e spesso, si agisce anche sulle attività connesse alla sicurezza per poter portare a casa qualcosa in più. Ecco che allora, quei cantieri in cui la relazione tra tecnico d’impresa e coordinatore è continua e costante, così come con la DL, permette di avere sempre ben chiare quali siano le competenze e le responsabilità di ognuno, prevenendo i problemi, siano essi di natura tecnica che di natura infortunistica.

Innumerevoli volte, però, mi è capitato di dovermi interfacciare con figure fantomatiche, quasi fantastiche, data la totale assenza della controparte. Sulla carta. nulla da eccepire: piani di sicurezza, tavole e procedure tutte ben delineate ma visite in cantiere scarse, nessun tipo di interlocuzione e nessun confronto da portare avanti. Sono le situazioni che più mi spaventano perché, spesso, un controllo esterno è necessario. Spesso, passa per assodato che tutto sia sempre in regola, che qualcun’altro abbia verificato, che lavorare in questo modo vada bene. Ogni tanto purtroppo non è così e chi se ne deve occupare in impresa (tecnico, capo cantiere o operaio che sia) non è sempre sul pezzo. Ecco allora che quando viene alla luce il problema, la mancanza di un controllore si fa sentire e si inizia la costante rincorsa al sistemare le cose con urgenza e ciò significa, nella quasi totalità delle volte, lavorare male e aumentare i rischi, i costi e gli oneri.


Pubblicato il: 23/02/2023

 

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