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31 marzo 2020

Interventi e commenti

Il ruolo dell’RSPP nelle attività in spazi confinati

Approfondimento a cura di Antonio Notaris: HSE manager, formatore e consulente in ambito salute e sicurezza nei luoghi di lavoro

Il ruolo dell’RSPP nelle attività in spazi confinati

In un paese dove ancora oggi muoiono 3 persone al giorno sul lavoro e dove la cultura della sicurezza fatica ad affermarsi, esiste un ambito, quello degli spazi confinati e/o sospetti di inquinamento, in cui il numero di morti supera il numero di incidenti. Ciò significa che a morire, oltre alla persona che ha subito il primo incidente, sono uno o più soccorritori che in tempo zero e senza alcuna preparazione tecnica, cercano di prestare soccorso con l’unico risultato di peggiorare la situazione. Questi eventi, drammatici, vengono poi ripresi dai mezzi di stampa e rilanciati su tutti i canali della comunicazione con l’effetto di diffondere, spesso, informazioni solo parzialmente reali.

L’unico dato certo rimane il numero di infortunati. Tra i casi più eclatanti e recenti ricordiamo gli incidenti di:

  • Milano, 28 luglio 2018 quattro operai muoiono sul fondo di una fossa dove era installato un forno per il trattamento termico di acciai in seguito alle esalazioni di argon dall’impianto di distribuzione;
  • Matera, 29 Agosto 2019 due operai muoiono in un pozzetto di una discarica chiusa, durante il prelievo di un campione di percolato, uccisi dalle esalazioni di gas generati dai processi di decomposizione del materiale organico;
  • Arena Po (PV), 12 settembre 2019 quattro operai indiani perdono la vita annegando in una vasca di liquami di un’azienda agricola durante delle operazioni di riempimento di un’autobotte.

In un contesto del genere urge attuare da subito misure di prevenzione efficaci. Più volte si discute con i colleghi RSPP sul nostro ruolo, sulle nostre specializzazioni. La difficoltà di un consulente di valutare ogni rischio, in ogni contesto, sono tante e spesso non superabili da soli. Gli spazi confinati e/o sospetti di inquinamento sono ormai facilmente identificabili se parliamo di cisterne, pozzi, vasche o fogne. Ma si limitano soltanto a queste tipologie? La risposta è evidente, no!
E allora cosa possiamo fare per aiutarci?

A tal proposito torna molto utile il documento “linee di indirizzo SGSL AR - Gestione del rischio di infortuni legati agli ambienti confinati” redatto da INAIL. Il primo passo che un RSPP deve compiere è quello di riconoscere uno spazio confinato e/o sospetto di inquinamento. Una volta individuato, va censito e le difficoltà maggiori le troverà nella classificazione. Il motivo di questa difficoltà viene spiegato dal fatto che il DPR 177/2011 ha introdotto una serie di obblighi per le aziende che non tengono conto però delle diverse tipologie di ambienti (differenze strutturali, impiantistiche, presenza di sostanze chimiche, ecc..). Ci troveremmo così a dover progettare un intervento in spazi confinati sempre con le stesse modalità, sia che si tratti di una cisterna di prodotti chimici che ha un ingresso da passo d’uomo ellittico 45x60 cm, sia che si tratti di una piscina poco profonda e vuota. Le linee guida SGSL AR INAIL fanno però una utile suddivisione degli ambienti confinati e/o sospetti di inquinamento in tre tipologie:

Tipologia 1:

  • Ambiente sospetto di inquinamento: ambiente a ventilazione naturale sfavorevole (nella valutazione va tenuta in considerazione la presenza di ventilazione meccanica dei locali, atta a garantire idoneo lavaggio del locale), in cui il sospetto di inquinamento non è determinato da sostanze o processi di lavorazione peculiari dell’impresa committente, ma da eventuali infiltrazioni nel terreno causate da perdite di reti di sottoservizi o da gas endogeni. Dopo verifica iniziale con esito positivo, non è ipotizzabile a breve termine (1 turno di lavoro), anche in relazione alle attività da svolgersi, la formazione di atmosfere potenzialmente pericolose per presenza di agenti chimici, mancanza di ossigeno, di atmosfere infiammabili o esplosive.
  • Ambiente Confinato: ambiente che, pur presentando limitazioni per l’accesso, non presenta ostacoli strutturali/impiantistici tali da impedire il libero movimento, all'interno, delle risorse che vi accedono e tali da impedire la visibilità/contatto diretto con l’operatore /gli operatori.

Tipologia 2:

  • Ambiente sospetto di inquinamento: ambiente a ventilazione naturale sfavorevole, in cui il sospetto di inquinamento è determinato da eventuali infiltrazioni nel terreno causate da perdite di reti di sottoservizi o da gas endogeni, ma non si può escludere il contributo proveniente da sostanze o processi di lavorazione. Dopo verifica iniziale, non può essere esclusa la formazione accidentale di atmosfere potenzialmente pericolose per presenza di agenti chimici, mancanza di ossigeno o atmosfere infiammabili/esplosive, anche in relazione alle attività previste da svolgersi.
  • Ambiente Confinato: ambiente che, oltre a presentare limitazioni nell’accesso, non consente libertà di movimento all'interno e/o risulta ostacolato/impedito il contatto visivo diretto con l'operatore.

Tipologia 3:

  • Ambiente sospetto di inquinamento: ambiente in cui, indipendentemente dalla possibile sorgente di inquinamento e dopo verifica iniziale, è accertata o prevedibile la presenza di atmosfere pericolose per presenza di agenti chimici, mancanza di ossigeno o presenza di atmosfere infiammabili/esplosive, anche in relazione alle attività previste da svolgersi.

Sulla base della classificazione così come proposta potremo operare con maggiore consapevolezza nella progettazione degli interventi in funzione della tipologia di lavoro da compiere e dei rischi presenti. Eviteremo dunque di mettere in pratica misure preventive troppo restrittive per attività in ambienti che rientrano nella prima tipologia, mentre saremo sicuramente più propensi all’utilizzo di misure di sicurezza maggiori se parliamo di ambienti di tipologia 2 o 3.

Il passo successivo sarà quello di creare un collegamento tra persone ed ambienti. I lavoratori che avranno accesso agli spazi confinati, al di là della tipologia, dovranno comunque essere formati ed addestrati circa le procedure di ingresso/uscita, lavoro e gestione dell’emergenza.

Va da se che senza procedure saremo ancora bloccati nella nostra attività di consulenti. Per procedere sarà necessario valutare bene l’attrezzatura da utilizzare e scegliere sul mercato prodotti che ci daranno maggiori garanzie soprattutto in relazione alle attività da svolgere ed all’attitudine dei lavoratori all’impiego di tali attrezzature.

In questo caso, è consigliabile aver strutturato le procedure di lavoro ed essersi dotati dell’occorrente per poi effettuare corsi di formazione specifici in relazione a quanto valutato, progettato ed acquistato. Saremo così più efficienti ed i lavoratori avranno informazioni più precise sulle attività da svolgere senza aver dovuto erogare un corso di formazione ed addestramento di durata indefinita e totalmente generico.

Un ruolo cruciale nell’attività formativa sarà determinato dalla qualità dell’addestramento. Sempre più spesso mi si chiede di effettuare dei corsi di formazione per addetti ai lavori in spazi confinati in prima nomina direttamente in azienda. Invito tutti a riflettere su questa possibilità in quanto, per le attività pratiche l’azienda metterebbe a disposizione uno spazio confinato vero. Questa attività comporta dei rischi rilevanti, ovvero, cosa succederebbe se durante la formazione un lavoratore si facesse male o semplicemente si sentisse male (una crisi di panico) all’interno di un vero spazio confinato? Chi dovrebbe intervenire per garantire una corretta gestione dell’emergenza?

Il mio punto di vista è che le prime attività devono necessariamente essere effettuate o con l’aiuto di un simulatore o appoggiandosi ad una struttura attrezzata dove riprodurre casi reali senza alcun rischio.

Terminata l’attività di progettazione l’RSPP dovrà operare un controllo operativo (ad esempio tramite la compilazione del permesso di lavoro) finalizzato alla corretta gestione dell’intervento lavorativo, dalla gestione degli accessi, al controllo dell’atmosfera in campo, alla gestione di attrezzature e DPI.

Il nostro ruolo sarà quello di interfaccia tra i vari soggetti coinvolti con esperienza tecnica spesso superiore alla nostra, quali preposti o esperti del settore, al fine di garantire i massimi standard di sicurezza. Per interventi complessi potremmo richiedere l’aiuto di una squadra esterna di specialisti in grado di fornire assistenza durante le fasi di lavoro, garantendo corrette procedure, corretto uso di DPI e, soprattutto, garantire una corretta gestione delle emergenze, fase quest’ultima assai critica visto le premesse con le quali ho iniziato questo articolo.

Antonio Notaris
https://www.linkedin.com/in/antonio-notaris-71091873/

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