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Dall'esperienza sul campo di Luca Gherardi - tecnico 118 AUSL Modena, monitore/Istruttore C.R.I., Formatore AiFOS - un focus sugli interventi di emergenza sanitaria nei cantieri
L’invio da parte della Centrale Operativa di un mezzo di soccorso per un infortunio, malore o trauma in un cantiere di lavoro è una missione spesso ricca di spunti di riflessione.
L’azione di soccorso del 118/112 è una missione di lavoro. L’equipaggio di soccorritori, volontari, tecnici specializzati, infermieri o medici (a seconda del Sistema dell’Emergenza Territoriale e della Regione o Provincia nel quale ci si trovi), è di fatto un equipe di lavoratori che “costruisce” all’interno della struttura dove è avvenuto l’infortunio, un “cantiere di lavoro”. Sembra scontato ma si intersecano regole e istruzioni operative derivanti da molteplici normative tutte volte a tutelare la salute di tutti (infortunato, astanti, soccorritori, ecc), ma che funzionano bene solo se “messe in pratica” con organizzazione e razionalità.
L’equipaggio che sale in ambulanza e legge nel tablet o nel PC CAR (computer di bordo) la descrizione di un infortunio sul lavoro, in primis deve ragionare sui DPI e sulle manovre corrette di approccio alla scena:
Il compito di “portare l’equipaggio sul target” (luogo dell’evento), è della Centrale Operativa che gestisce l’emergenza e per tale motivo è FONDAMENTALE che l’ADDETTO al PRIMO SOCCORSO che ha attivato o fatto attivare il 118/112 sia collaborante nei confronti del “CALL TAKER” (operatore 118/112 che ha ricevuto la chiamata e processato l’intervista).
Le esperienze sul campo, nella maggior parte dei casi, riscontrano una buona operatività degli APS, probabilmente trattandosi di infortunati con caratteristiche ridondanti, persone giovani, in età da lavoro e spesso legate al collega infortunato (colleghi e amici):
È bene ricordare con frequenza agli Addetti al Primo Soccorso che lavorare in un cantiere spesso significa non avere una individuazione previsa del target per assenza di un numero civico, per tale motivo nel caso accada un infortunio è sempre bene trovare la disponibilità di un collega che possa farsi vedere all’avvicinarsi del mezzo di soccorso ed accompagnare l’equipaggio fin sul luogo esatto dell’evento.
Gli addetti al primo soccorso DEVONO COMPRENDERE che sono EFFETTIVAMENTE il primo anello della catena e fanno parte in toto del SISTEMA DI EMERGENZA TERRITORIALE, senza la loro collaborazione, (chiamata di soccorso, assistenza per raggiungere il target, percorsi all’interno del cantiere, manovre di primo soccorso, ecc), il nostro intervento sarebbe molto più lungo e complesso.
L’intervento sul posto generalmente si svolge in sicurezza soprattutto se la situazione è grave gli astanti e gli APS rimangono spesso a debita distanza come avessero la percezione della criticità delle condizioni del collega infortunato, viceversa on demand e nel caso ci servano informazioni o addirittura una mano nelle fasi di mobilizzazione dell’infortunato, la disponibilità è sempre garantita.
Solo alcune volte è capitato di trovare situazioni “discutibili” di collaborazione e raramente casi nei quali si è avuta la sensazione ci possano essere state delle manovre di “spostamento dell’infortunato” NON NECESSARIE o “strumentali” a modificare la scena dell’evento (caduta da furgoncino con collisione corpo/muletto – ferita da arma da taglio descritta come da semplice caduta – allontanamento dell’infortunato dall’area di lavoro di una macchina operatrice perché non collaudata).
Il messaggio che cerchiamo di condividere con gli APS è che l’equipe sanitaria DEVE avere la completezza dei dettagli dell’evento e soprattutto la veridicità della dinamica, purtroppo negli eventi traumatici i segni e i sintomi legati all’infortunio NON è DETTO CHE SI MANIFESTINO nell’immediatezza e per questo l’equipe di soccorritori deve poter capire nel dettaglio le energie e le dinamiche messe in gioco ed assorbite dal corpo dell’infortunato in modo da poterne “supporre” le lesioni e gli effetti.
La gestione sanitaria sul luogo dell’evento è una collaborazione tra la Centrale Operativa 118/112 e il Servizio Emergenza Territoriale; nella moderna medicina dell’emergenza “EXTRA OSPEDALIERA” l’infortunato viene trattato sul posto e stabilizzato anche con tecniche avanzate (Advanced Live Support); contemporaneamente con la telemedicina nei casi più gravi si prendono già contatti con gli OSPEDALI HUB (ospedali di riferimento per la centralizzazione di eventi particolari), per preparare le strategie successive (riconoscimento danni neurologici-invio tracciati elettrocardiografici-attivazione trauma team per eventi di Trauma Maggiore, destinazione più adeguata alle condizioni dell’infortunato).
Questa strategia chiamata “STAY and PLAY” è già consolidata da oltre una decina di anni ma ancora la popolazione non l’ha metabolizzata e questo spesso causa la nascita di un ambiente psicologico “conflittuale tra soccorritori e astanti”. Ad onor del vero gli interventi nei luoghi di lavoro sono raramente causa di aggressioni al personale sanitario del 118/112 probabilmente perché nei corsi di formazione passa il messaggio “rimangono per stabilizzare, analizzare e decidere la destinazione adeguata”.
Non meno importante, una volta stabilizzato l’infortunato, è la fase di mobilizzazione verso l’ambulanza; si trova sempre la massima collaborazione da parte dei lavoratori astanti nell’accompagnamento e supporto all’equipe sanitaria e sempre un referente che lascia indicazioni e contatti per il successivo dialogo tra ospedale ricevente e azienda e questa abitudine è da omologare. In realtà lo spostamento dell’infortunato all’interno dell’azienda è un altro momento di “rischio” in quanto spesso ci si trova a muoversi all’interno di una unità produttiva in attività e per questo l’accompagnamento attraverso i percorsi previsti dall’APS ed eventualmente la sospensione per aree di attività può rendere la l’ultimo tassello del soccorso in azienda più sicuro.
La soddisfazione più grande è quando tra APS e operatori 118/112 si crea una sorta di simbiosi dove tutti hanno come obiettivo comune il benessere dell’infortunato e la sicurezza degli astanti, come spesso capita anche nelle situazioni più gravi l’organizzazione fa la differenza.
AiFOS - Associazione Italiana Formatori ed Operatori della Sicurezza sul Lavoro
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