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Nell'attività di molti RSPP tanta carta e attenzione ad aspetti formali; di contro poco riguardo alle azioni concrete per tutelare la salute dei lavoratori. Il pensiero di Matteo Fadenti, vicepresidente AiFOS
Quello dell’RSPP è senza ombra di dubbio, uno dei lavori che ruota maggiormente intorno al tema della burocrazia. Il D.Lgs. 81/08 è una delle leggi (o forse è la legge) più complesse e ampie che esistano al mondo sul tema della sicurezza sul lavoro, con un sacco di aspetti tecnici e (appunto) burocratici da rispettare, spesso talmente complessi da non essere applicabili e nemmeno controllati da chi di dovere.
Questa estremizzazione della carta, ha portato nel tempo gli RSPP ed i consulenti, a preoccuparsi maggiormente di quello che va scritto su un attestato o su un documento, rispetto a ciò che davvero conta, sul campo, per tutelare la salute dei lavoratori.
Sicuramente anche la carta ha il suo valore, un bravo RSPP sa che non basta dire ciò che si deve fare, scrivere procedure o misure preventive serve anche a tutelarsi davanti ad un giudice (e si sa, verba volant, scripta manent). Quello che non si deve fare, però, è estremizzare la carta a discapito della reale sicurezza.
Scrivere procedure corrette sulla carta ma che nessuno nella realtà applica, non serve a nulla, così come non serve scrivere tanta carta con all’interno indicazioni inapplicabili o non compatibili con l’attività analizzata.
Per fare bene l’RSPP si deve trovare il giusto equilibrio e si deve studiare la norma, capendone gli obiettivi. Troppe volte, svolgendo il ruolo di RSPP, di formatore o di consulente, incontro RSPP che si focalizzano su degli aspetti burocratici, totalmente inutili, a discapito di cose realmente importanti.
L’ultimo evento, di tanti che purtroppo spesso capitano, è relativo ad un RSPP che si lamentava del fatto, che sull’attestato dell’aggiornamento della formazione lavoratori, erogato dal nostro centro di formazione AiFOS attraverso la piattaforma e-learning, ci fosse scritto: CORSO DI AGGIORNAMENTO PER LAVORATORE E PREPOSTO.
Tale dicitura, rispetta le indicazioni dell’allegato III dell’ASR del 7 luglio 2016 che prevede che chi svolge l’aggiornamento per il corso preposti sia esentato dallo svolgere il corso aggiornamento per lavoratori e viceversa. Per questo, chi intraprende tale corso, può scegliere se farlo valere come aggiornamento lavoratori o come aggiornamento preposti o per entrambi.
Questa è l’indicazione degli Accordi Stato Regioni in vigore in questo momento, cosa che probabilmente potrà cambiare con i futuri accordi, ma che attualmente si deve seguire.
Come dicevo, l’RSPP di questa azienda, insisteva nel voler togliere dall’attestato la dicitura “preposto” poiché il corso era per un lavoratore e non, appunto, per un preposto. Essendo che gli attestati vengono emessi direttamente dalla piattaforma e-learning, non siamo riusciti ad eliminare la dicitura per assecondare la sua, del tutto inutile, richiesta, e provando a spiegare la norma, la sua risposta è stata che avrebbero cambiato fornitore per la formazione, se non avessimo esaudito la sua istanza.
Probabilmente questo RSPP era un tecnico molto pignolo, che cercava la perfezione in ogni aspetto, o forse era semplicemente una persona che non conosceva la norma. Siccome si deve sempre avere fiducia nei colleghi (fino a prova contraria), penso che il motivo sia il primo e mi rassegno cercando di venire incontro alla richiesta del cliente, proponendoli corsi in presenza o in videoconferenza anziché in e-learning per evitare il problema della dicitura sull’attestato.
Il destino però ha voluto che l’azienda in cui ricopre il ruolo questo RSPP (esterno) mi abbia chiamato per svolgere un addestramento in presenza, sull’utilizzo dei DPI di III categoria.
Così per la prima volta accedo agli ambienti di lavoro, che mi aspetto, viste le premesse, di trovare in assoluta sicurezza, senza che vi fosse nessuna situazione non a norma. La realtà, invece, mi ha fatto trovare, casualmente, visto che il tema della formazione era un altro, dei lavoratori che accedevano senza alcun tipo di sicurezza, di procedura, di formazione e di dispositivo ad ambienti che erano contemporaneamente dei lavori in quota e degli spazi confinati (in pratica delle vasche in quota che diventavano spazi confinati quando gli operatori dovevano entrarci per le fasi di pulizia).
Nel vedere tali lavorazioni ho subito interpellato i vari responsabili dell’azienda, che per risolvere la questione, che non era mai stata sollevata, decidono di organizzare un incontro con lo stesso RSPP, che non era nemmeno a conoscenza di quelle operazioni di lavoro, e che non sapeva come poter risolvere la situazione.
Un RSPP così attento ad una dicitura su un attestato, che non valuta e si fa scappare un rischio, anzi, più rischi macroscopici e così pericolosi? Purtroppo, di questi casi ce ne sono tanti.
Spesso, anche sui social sulle pagine dedicate alla sicurezza sul lavoro, si leggono richieste di chiarimenti su temi che ci fanno capire che stiamo sbagliando tutto. Chiedersi, ad esempio, se per utilizzare un’attrezzatura come un transpallet elettrico, serva una particolare abilitazione (il così detto patentino) o meno, sminuisce il senso della norma e tutti quei principi che il nostro D.Lgs. 81/08 ci indica, e che per quanto a volte possano essere complessi, sono comunque corretti. Se è vero che spesso le nostre norme sono così ampie da far perdere di vista il vero obiettivo, a volte è altrettanto vero, che chi applica la norma lo fa tanto per fare, senza capirne i reali obiettivi e spesso senza conoscerla (visto che nella maggior parte dei casi le risposte che si cercano sono proprio scritte sulle leggi).
Un RSPP dovrebbe preoccuparsi che un lavoratore sappia utilizzare un transpallet bene, in modo sicuro per sé stesso e per i colleghi. Invece, la preoccupazione più grande deriva dal capire se ci vuole un attestato con su il riferimento degli ASR 22/02/2012.
Al netto del fatto che un RSPP dovrebbe essere preparato, e per quanto complessa, dovrebbe conoscere ciò che la norma prevede (come in entrambi gli esempi in cui la risposta è assolutamente indicata nella norma), l’unica arma che si ha per difendersi è quella del leggere le norme e capirne la reale intenzione, in modo tale che PRIMA si facciano le cose davvero necessarie nella pratica (addestramento, procedure, modifiche ai processi, manutenzioni a macchine ed impianti, ecc.) e POI si metta a posto anche la carta (in modo tale da mettere tutti d’accordo ed in modo tale da tutelare l’azienda e se stessi, ma solamente dopo aver tutelato i lavoratori).
Solo nel momento in cui, la preoccupazione di noi RSPP, ma anche di chi controlla, sarà davvero incentrata sulla sicurezza vera, allora si ridurranno morti ed infortuni sul lavoro.
Di questi esempi se ne potrebbero fare tantissimi e so che ognuno dei lettori RSPP potrebbe raccontare aneddoti su richieste strampalate di colleghi, di CSE o peggio ancora di controllori.
Tutti i soggetti della sicurezza sul lavoro, dovrebbero capire cosa realmente conta per la sicurezza, e concentrarsi al massimo su tali aspetti. Finché avremo CSE che minacciano le aziende che non hanno eletto un RLS di non farle entrare in cantiere, finché avremo controllori che contestano che sul DVR la marca di una delle macchine non è corretta e che non hanno la benché minima capacità di controllare realmente se quella macchina è a norma, o che si concentrano sulle virgole in un DVR, senza nemmeno accorgersi che i lavoratori presenti nell’azienda non erano stati in alcun modo formati, finché avremo RSPP che non conoscono le norme di base e che non capiscono gli obiettivi della norma, la sicurezza non migliorerà mai.
La vera forza ed il vero valore aggiunto di un RSPP è quello di conoscere realmente ciò che la norma prevede (leggendola, studiandola, informandosi, partecipando a corsi di formazione) facendo applicare tutto questo nel modo più semplice ed efficace possibile, privilegiando la sicurezza sul lavoro reale a tante scartoffie inutili.
AiFOS - Associazione Italiana Formatori ed Operatori della Sicurezza sul Lavoro
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