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Approfondimento di Carlo Zamponi, Responsabile Ufficio Formazione, Educazione Ambientale e SGQ Arta Abruzzo, Docente a contratto Università degli Studi di L’Aquila, Consigliere Nazionale AiFOS
Non esiste in assoluto l’età in cui si diventa vecchi o anziani.
L’inevitabile avanzamento dell’età comporta da una parte un’implementazione di conoscenze, esperienze, competenze e abilità e dall’altra un calo delle performance fisiche e mentali che si riflette, inesorabilmente, sull’attività lavorativa ed extra-lavorativa.
In ambito lavorativo, l’allungamento dell’età pensionabile genera nuove sfide i quanto ai dipendenti è richiesto di lavorare più a lungo, con conseguente innalzamento delle probabilità di una maggiore esposizione ai rischi presenti nei luoghi di lavoro. Questa contingenza determinerà per il management aziendale la necessità di riorganizzare i processi produttivi per fronteggiare l’avanzamento dell’età dei propri collaboratori e per cercare di mantenere inalterato il livello di competitività.
Il principio di Pareto insegna.
La sfida alla competitività richiesta quotidianamente al sistema azienda comporta spendere meno e, allo stesso tempo, offrire servizi appropriati o produrre prodotti in maggiori quantità e di qualità migliori. Tale sfida può dirsi vinta soltanto se il management aziendale affronta le problematiche attraverso l’applicazione preventiva dei principi ergonomici: difatti, l’obiettivo centrale dell’ergonomia è la creazione di postazioni lavorative in grado di favorire l’utilizzo di apparecchiature, attrezzi ed utensili di lavoro in condizioni sicure, adeguate e confortevoli.
Ma scendiamo nel dettaglio. Partiamo dall’accezione del termine Ergonomia.
Secondo la definizione dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), l’ergonomia “è l'applicazione congiunta di scienze biologiche e tecniche per assicurare tra l'uomo e il lavoro il massimo adattamento reciproco". Le caratteristiche fondamentali dell'ergonomia sono:
Pertanto, l’ergonomia è la disciplina scientifica che studia i numerosi e complessi problemi che inevitabilmente insorgono nei rapporti che intercorrono tra l'uomo e l'ambiente in cui egli vive e lavora. Lo scopo di questa scienza è, quindi, quello di realizzare condizioni di vita e di lavoro che meglio si armonizzino e si adattino con le capacità e i limiti dell'essere umano.
Cerchiamo, a questo punto, di congetturare come si potrebbe progettare una postazione di lavoro adatta ad ogni singolo lavoratore.
Non esiste in assoluto la postazione di lavoro capace di ospitare qualsiasi lavoratore. Esiste, per converso, la postazione di lavoro che meglio si adatta ad uno specifico lavoratore. Il seguente assunto di Adriano Olivetti concretizza al meglio quanto appena asserito: “io penso la fabbrica per l’uomo, non l’uomo per la fabbrica”. Per il brillante imprenditore eporediese, difatti, l’impresa ("la fabbrica") non è solo un luogo dove si produce, ma è il “motore principale dello sviluppo economico e sociale di una collettività fatta di uomini e donne; un motore che ha anche la responsabilità di mettere a disposizione della collettività e del suo territorio più lavoro, prodotti, servizi, cultura”. Lo stesso imprenditore, avviando la progettazione e la costruzione di nuovi edifici industriali, uffici, case per dipendenti, mense, asili, diede origine ad un articolato sistema di servizi sociali riuscendo, in questo modo, a includere e adattare nella gestione aziendale la componente più importante delle risorse: quella umana.
Il primo a porre attenzione all’ergonomia intesa come studio del lavoro della risorsa umana è stato lo psicologo inglese Hywel Murrell il quale, affermando che “l’ergonomia è lo studio delle relazioni tra l’uomo e l’ambiente in cui opera, tenendo conto delle esigenze anatomiche, fisiologiche e psicologiche”, indicò come principale obiettivo quello di “adattare il lavoro al lavoratore”. Per quel che concerne la componente "uomo", i caratteri fisiologici e antropometrici determinano le peculiarità del corpo inteso in senso statico e dinamico e, dunque, forniscono al management i dati indispensabili per una migliore adattabilità sia della postazione di lavoro sia degli strumenti di lavoro che il lavoratore deve utilizzare durante l'esecuzione del compito assegnato.
Nato per studiare e fare rispettare nella progettazione una serie di norme che tutelano la vita del lavoratore e accrescono l’efficienza e l’affidabilità dei sistemi uomo – macchina – ambiente, secondo la fondazione Ergo, l’obiettivo principale dell’approccio ergonomico è quello di:
Quindi, nella gestione aziendale, l’approccio ergonomico facilita e consente di prevenire le malattie professionali a patto che il management aziendale esegua l’analisi preventiva e dettagliata delle diverse fasi lavorative al fine di individuare i possibili pericoli e valutare i conseguenti rischi attraverso la scomposizione dei processi di lavoro in fasi e sottofasi: più l’attività è osservata da vicino più è agevole individuare i pericoli e, di conseguenza, valutarne i rischi.
Componendo l’articolazione delle varie attività in uno schema logico che includa mansioni e sottomansioni lavorative, è possibile ricostruire i rapporti che intercorrono tra le varie fasi e i rischi che potrebbero derivare dagli elementi organizzativi (rischi trasversali).
Al fine di esplicitare meglio il percorso metodologico che il management aziendale deve attuare, nella figura che segue vengono dettagliatamente descritte le varie fasi.
Fig. 1: La schematizzazione del processo valutativo
Sulla base di tale processo valutativo, in funzione delle caratteristiche proprie (fisiologiche e antropometriche) e delle capacità possedute dal collaboratore in termini di abilità, competenze e scolarizzazione il management aziendale può facilmente adattare alla mansione lavorativa “l’uomo giusto al posto giusto”.
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