/ News / Approfondimenti / Lavori in quota in sicurezza: minimo etico garantito
Il pensiero di Maurizio Della Valentina, socio AiFOS iscritto ai Registri Professionali
Da tempo immemore le cadute dall'alto rappresentano una criticità in edilizia, ma recentemente sempre più spesso un contesto più attento ai rischi collegati all'esecuzione di lavori in quota ha portato politica, cultura e impresa ad interrogarsi sul senso di civiltà che occorre riconoscere all'esercizio dell'attività d'impresa, meglio identificato nel concetto di "etica del lavoro".
Istanze sempre più insistenti arrivano a sostenere che il lavoratore deve essere posto al centro delle attenzioni e delle tutele, non solo come persona, ma proprio come soggetto inserito in quel determinato contesto produttivo. Oggi, anche in Italia, le imprese accorte e strutturate esprimono costantemente maggiore attenzione e dirigono investimenti a tutela dei propri lavoratori, ai quali riconoscono competenze, professonalità e valore.
I lavori in quota interessano un'ampia gamma di lavorazioni che normalmente vengono svolte nel cantiere edile. La specificità di operare in altezza rende necessarie esperienza e specializzazione che non sono e non devono essere frutto di particolari abilità o accorgimento personali, ma devono avere alla base l'informazione, formazione ed addestramento all'utilizzo di particolari ausilii, DPI di 3^ categoria, quali imbracature, cordini, connettori, ecc.: dispositivi che rendano sicuri non solo l'esecuzione dei lavori in quota, ma anche l'accesso e lo spostamento nel contesto operativo.
Da sempre l'uomo è pericolosamente attratto dalle grandi altezze; anche Icaro tentò senza successo di controllare i propri movimenti "in quota". Ma il mito ci ricorda anche la radicata e scellerata volontà di compiere azioni oltre i propri limiti senza utilizzare mezzi ed attrezzature adatti allo scopo. Purtroppo le statistiche sugli infortuni ci confermano che questa imprudenza sconsiderata non è ancora del tutto superata.
In cantiere non si cade per obbedire alla forza di gravità ma per mancanza di apprestamenti, per comportamenti irresponsabili, per scarso o nullo scambio di informazioni, per insufficiente preparazione o inadeguata valutazione dei rischi. Si cade soprattutto per mancanza di senso di responsabilità nei confronti propri e degli altri e per l'assenza di atteggiamenti attivi e proattivi verso la sicurezza.
Ma da dove si cade? Da un tetto, dalle impalcature o ponteggi, da scale fisse e portatili, da piattaforme di lavoro elevabili. Le statistiche ci dicono che è necessario e doveroso approfondire ed allargare la visione per capire e comprendere dove essere più efficienti ed efficaci, come comunicare, sensibilizzare e far maggiormente consapevoli nella condivisione tutti gli attori della catena di controllo e di comando che lavorano in cantiere. Occorre passare da un mero atteggiamento di rispetto della norma, intesa come obbligo, ad una concezione della sicurezza come condivisione, riconoscimento della valenza personale, sociale ed etica di avere un comportamento corretto. La sicurezza fatta di partecipazione proattiva e responsabilità sociale diffusa. Non solo adempimenti formali, obblighi, ma condivizione e consapevolezza di sani atteggiamenti ed esempi che abbiano come fine la "cultura della sicurezza sul lavoro, oltre la norma".
Ora, se l'impegno "etico" ed economico porta come conseguenza all'azzeramento degli infortuni sul lavoro ed il miglioramento delle condizioni di lavoro e l'annullamento dell'assenteismo, potremmo concludere che i costi sostenuti per rispettare i principi etici applicati all'esercizio d'impresa sono da considerarsi un investimento e non una mera ed inutile spesa.
Purtroppo l'esperienza maturata giorno dopo giorno in fabbriche, cantieri, officine è fatta di aria viziata, rumori, polveri, mancanza di sistemi anticaduta, inadeguata e scarsa informazione, formazione ed addestramento e contrasta apertamente con i principi legali ed etici. L'altissimo numero di incidenti ed infortuni che si registrano ogni anno in Italia ne sono la triste conferma.
Pubblicato il: 27/02/2023
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