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25 luglio 2025

Interventi e commenti

Le novità al caldo

Il caldo in questo periodo non manca, ma nemmeno le novità che dovremo approfondire sotto l’ombrellone. Di Matteo Fadenti, vicepresidente Aifos

Le novità al caldo

Negli ultimi anni sono diverse le novità in materia di sicurezza che hanno interessato il nostro lavoro. A partire dalla legge 215/2021 si è voluti ad andare ad introdurre diverse modifiche, più o meno importanti ed incisive sulla nostra legislazione.

La più grande novità è sicuramente rappresentata dai “nuovi” accordi stato regioni (di cui parliamo in altro articolo) non da meno le modifiche antecedenti su addestramento e preposto.

Il legislatore sta provando a incentrare l’attenzione su tematiche chiave, che possano andare a migliorare il comportamento dei lavoratori ed il controllo su di essi.

Il tutto, come sempre, condito da norme, indicazioni ed ordinanze transitorie su temi del momento. In questi giorni, ad esempio, ci si sta concentrando (con colpevole ritardo) sul tema del caldo estremo.

In realtà, molte aziende già negli anni scorsi avevano introdotto protocolli anticalore, che semplicemente vanno rispolverati, eppure sembra che ogni anno (a giugno inoltrato o luglio) ci si ricordi che in estate le temperature sono alte e che i lavoratori che effettuano lavori pesanti sotto il sole sono a rischio.

Da fine giugno si sono infatti susseguite: linee di indirizzo della Conferenza delle Regioni, Ordinanze delle regioni, protocollo di intesa per l’adozione di misure di contenimento dai rischi lavorativi legati alle emergenze climatiche, informative sui social da parte delle varie ATS (per lo meno quelle più attive). Tutti i documenti dicono ovviamente le stesse cose: evitare le ore più calde, fornire acqua fresca e bevande isotoniche ai lavoratori, fornire cappellini e divise traspiranti in materiale leggero (non sintetico), fare pause adeguate, evitare fumo, alcol e alimentazione pesante.

Proprio su questo tema, è interessante vedere la reazione dei lavoratori, oltre che dei datori di lavoro. Si sa, le norme sulla sicurezza sul lavoro, hanno come primo obiettivo la tutela dei lavoratori. Eppure, chi fa sicurezza (RSPP, consulenti, formatori) spesso si accorge che i primi a rifiutare le norme sulla sicurezza sono proprio coloro i quali ne beneficiano.

Certo, non si deve generalizzare e si deve ricordare che in tutto il sistema, il lavoratore è la parte debole, ma in tante situazioni i primi a disinteressarsi della sicurezza sono proprio i lavoratori. A volte per ignoranza, a volte per abitudine, a volte per colpa nostra che facciamo passare la sicurezza come un mero adempimento burocratico che non porta miglioramenti.

Proprio in questi giorni è stato interessante, notare la reazione diversa che i lavoratori avevano alle varie indicazioni che le aziende davano loro a seguito delle Ordinanze (ad esempio dell’Ordinanza di Regione Lombardia che vieta il lavoro all’aperto in alcuni settori dalle 12.30 alle 16 nei giorni più caldi).

In una riunione presso una cooperativa di servizi, dove svolgo il ruolo di RSPP esterno, quando abbiamo comunicato ai lavoratori (per lo più addetti alla cura del verde) le regole da rispettare, le reazioni sono state le seguenti:

  • i dipendenti stranieri (del nord africa e africa centrale) abituati a certe condizioni, sorridevano dicendo che per loro queste temperature erano normali e chiedevano di poter lavorare anche nelle opre più calde perché dovevano finire dei lavori;
  • un lavoratore esperto, ad un passo dalla pensione, ha riempito la povera responsabile del personale che stava comunicando loro le novità su orari e modalità di lavoro, di imprecazioni con un misto di ironia e blasfemia, dicendo che lui ha sempre lavorato anche in condizioni peggiori;
  • una squadra di lavoratori giovani protestava poiché non volevano né iniziare prima il turno e nemmeno finire più tardi spezzando troppo l’orario di lavoro;
  • l’ultima squadra, che invece aveva un cantiere in Veneto, festeggiava poiché li un’ordinanza così restrittiva al momento non c’era (come se il problema fossero i divieti e non le condizioni climatiche estreme).

In questo racconto si racchiude tutto il concetto della valutazione del rischio che deve considerare differenze di età, di genere, di provenienza dei lavoratori, ed inoltre, tutte queste reazioni mi hanno fatto francamente riflettere.

I lavoratori non sempre percepiscono il rischio. L’abitudine, il sentirsi più forti di ogni cosa, l’ignoranza nei confronti di un rischio, la genetica e la provenienza, portano a comportamenti spesso davvero pericolosi. L’azienda può anche farsi vedere interessata alla loro salute, può pregarli di rispettare le pause e le regole, ma spesso sono realmente loro i primi a guardare solo ai propri interessi (come gli orari di lavoro più vantaggiosi) a discapito della salute e sicurezza.

E anche su un tema che potrebbe essere tranquillamente gestito con il buon senso (come molti datori di lavoro mi hanno detto quando avvisati dell’Ordinanza, dicendo che a prescindere da questa, nelle ore più calde già da giorni interrompevano le attività e che comunque rispettavano il protocollo redatto l’anno prima) dobbiamo capire che, in Italia, non potremo mai puntare sul buon senso.

Forse ogni provvedimento che va a colpire la libertà non piace, anche se si parla di salute. Forse le persone ragionano così perché gli incidenti e gli infortuni alla fine non sono così tanti, e finché non colpiscono te o chi ti sta vicino non ci pensi. Forse alla fine alle persone ciò che interessa è altro. Se i lavoratori “anziani” vengono da una scuola in cui il caldo o altri aspetti erano problemi inesistenti (perché si doveva lavorare e basta) quelli che stupiscono maggiormente sono i giovani, che dimostrano sempre più che ciò che amano maggiormente è il tempo che hanno a disposizione per vivere oltre il lavoro.

Come concetto è anche lodevole, ma devono capire, che, se non rispettano certe regole e se non pensano prima di tutto alla loro salute e sicurezza, quel tempo che tanto apprezzano potrebbe essergli portato via prima del dovuto.

Nel nostro ruolo di RSPP dobbiamo quindi impegnarci per sensibilizzare, per fare cultura, per aiutare i lavoratori a capire che la sicurezza non è una cosa da fare oltre le normali attività ma un modo di fare le cose.

Probabilmente un sistema normativo diverso (completamente diverso) ci aiuterebbe. Forse badare più al sodo e meno alle carte aiuterebbe anche i lavoratori a comprendere ciò che davvero è importante.

Chiudiamo con altre novità (che forse alla data di pubblicazione del presente articolo saranno già uscite) inserite nel prossimo dl sicurezza:

  • Finalmente si andrà a legiferare nell’81 in modo serio la questione degli spazi confinati
  • Finalmente si farà in modo di poter accedere gratuitamente alle norme UNI inerenti le tematiche della sicurezza
  • Estensione delle tutele (prestazioni economiche dell’INAIL a seguito di infortuni) anche ai conviventi di fatto e non solo ai coniugi
  • Incentivi alle imprese su sistemi di gestione e su formazione

Insomma, il caldo in questo periodo non manca, ma nemmeno le novità che dovremo approfondire sotto l’ombrellone.

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