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Approfondimento a cura di Roberto Marasi, Consigliere nazionale AiFOS iscritto nell'elenco nazionale tecnici abilitati esperti interventi risanamenti gas radon
Il gas Radon (Rn) è inerte e radioattivo di origine naturale. È un prodotto del decadimento nucleare del Radio (Ra) all’interno della catena di decadimento dell’Uranio 238 (U) che porta alla formazione del Radon 226 che emette una particella che decade in Radon 222 o comunemente chiamato “gas Radon”. Il Radon è inodore incolore e insapore, quindi non è percepibile dai nostri sensi, e se inalato, proprio per le sue caratteristiche radioattive è pericoloso per l’uomo in quanto può essere la causa dell’insorgere di patologie tumorali polmonari.
Il livello di benessere individuale delle persone, la qualità della vita, o meglio ancora quello dei cittadini negli ultimi anni è stato oggetto di numerose riflessioni. La pandemia e i lock down derivati, chiudendo in casa le persone, ci ha fatto riflettere su quanto l’aria pulita, oggi inquinata da smog ed altri inquinamenti che da tempo ci eravamo abituati sia importante.
Negli ultimi decenni, la crisi petrolifera e di conseguenza quella energetica, aggravata ulteriormente negli ultimi mesi dai conflitti che si stanno svolgendo in Europa, le importanti variazioni climatiche hanno alzato l’attenzione alla riduzione dello spreco energetico creando ambienti isolati (cappotti, rivestimenti, ecc.) senza considerare l’areazione dei locali, che nella maggior parte dei casi non è stata progettata e di conseguenza spesso è insufficienti.
Inoltre, i materiali scelti per la costruzione, come dimostrato dagli studi in letteratura spesso risultano portatori di rischi per la salute dell’uomo.
Spesso, una legge, è un catalizzatore potente per fare alzare o come in questo caso risvegliare l’interesse pubblico su di un tema che anche se da tempo conosciuto è stato dimenticato; l’obbligo condiziona l’uomo al rispetto temporale di applicazione che in questo caso riguarda l’aria Indoor, sia nei posti di lavoro che nelle nostre dandone l’importanza che merita, soprattutto in merito di salute del cittadino.
Le indicazioni su come applicare le regole dalle Leggi dettate sono ai più sconosciute oggi; tuttavia, è presumibile che in un prossimo e speriamo breve siano applicate e soprattutto cercate.
Il rischio radon riguarda la concentrazione di questo gas radioattivo negli ambienti di lavoro, la quale deve essere oggetto di valutazione.
La normativa di riferimento che interessa della valutazione del rischio Radon è il D.lgs. 101/2020 il quale recepisce la direttiva 2013/59/Euratom.
La concentrazione di radon viene calcolata utilizzando come unità di misura il Bq/m³ (Becquerel al metro cubo) che rappresenta il numero di decadimenti che si verificano in materiale radioattivo in un secondo, in un metro cubo di aria.
Nei luoghi di lavoro, indicati nell’articolo 16, il Datore di Lavoro garante della salute e sicurezza è tenuto a completare le misure di concentrazione media annua di gas Radon negli ambienti previsti dal decreto.
Nel caso in cui la concentrazione media annua dell’attività del radon in aria misurata non superi il livello massimo di riferimento di 300 Bq m-3, è previsto l’obbligo per l’esercente di dover elaborare e conservare per otto anni, un documento contenente l’esito delle misurazioni nel quale è riportata la valutazione delle misure correttive attuabili.
Tale documento costituisce parte integrante del documento di valutazione dei rischi aziendale (D.V.R.).
È necessario ripetere le misurazioni ogni otto anni e ogniqualvolta siano realizzati interventi:
Nel caso in cui la concentrazione media annua dell’attività del radon in aria misurata risulta essere superiore al livello massimo di riferimento di 300 Bq m-3, è previsto l’obbligo per l’esercente di dover porre in essere tutte le misure correttive atte a ridurre le concentrazioni al livello più basso ragionevolmente ottenibile, avvalendosi del supporto di un esperto in interventi di risanamento radon, ed intervenendo tenendo conto dello stato delle conoscenze tecniche e dei fattori economici e sociali.
Dette misure correttive devono essere:
completate entro due anni dalla data di rilascio della relazione tecnica predisposta dal servizio di dosimetria riconosciuto, che ha effettuato la misurazione della concentrazione media annua dell’attività del radon;
verificate, sotto il profilo dell’efficacia, mediante l’effettuazione di una nuova misurazione.
Nel caso in cui la nuova misurazione evidenzi che la concentrazione del radon:
è inferiore a 300 Bq m-3, l’esercente deve:
se invece è rimasta superiore a 300 Bq m-3, nonostante l’adozione delle misure correttive, l’esercente deve far effettuare da un esperto di radioprotezione, la misurazione della dose d’efficacia annua, il cui livello di riferimento è stato determinato in 6 mSv.
Nel caso la valutazione della dose efficace annua risulta essere inferiore al livello di riferimento, l’esercente deve:
Il Decreto in questione prevede che nel caso di superamento nei luoghi di lavoro del livello massimo di riferimento di 300 Bq m-3, l’esercente deve inviare apposita comunicazione contenente la descrizione delle attività svolte e la relazione tecnica rilasciata dal servizio di dosimetria riconosciuto, al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, alle ARPA/APPA, agli organi del SSN e alla sede dell’Ispettorato nazionale del lavoro (INL) competenti per territorio.
Agli stessi enti, al termine delle misurazioni di concentrazione media annua di attività di radon in aria successive all’attuazione delle misure correttive, deve essere inviata una ulteriore comunicazione contenente la descrizione delle misure correttive attuate, corredata dei risultati delle misurazioni di verifica effettuate.
Il Radon è un gas, chimicamente inerte che emette particelle che non costituisce un pericolo rilevante se l’irraggiamento rimane esterno al corpo. Tuttavia, il gas Radon decade in una serie di radionuclidi la cui reattività chimica li porta a legarsi con il pulviscolo atmosferico e a essere così inalati. I prodotti di decadimento, una volta respirati, si depositano sulle superfici dei tessuti dell’apparato respiratorio. I radionuclidi depositati sono ancora radioattivi ed emettono radiazione che penetra nel tessuto e produce un’intensa ionizzazione che danneggia il DNA delle cellule e con il tempo dare luogo alla formazione di cellule tumorali. Tra il danno al tessuto polmonare e l’insorgere di un tumore possono trascorrere anni o decenni si stima anche fino a 30 anni. Inoltre, il Radon si trova anche disciolto nell’acqua potabile e causa l’esposizione dei tessuti dello stomaco tramite ingestione. Il Radon al momento è considerato come la principale causa di morte per tumore ai polmoni, seconda solo al fumo di tabacco, e ad oggi è la prima causa di cancro al polmone per non fumatori. Il gas Radonrappresenta una importante combinazione con il fumo di fumo di tabacco che ne aggrava l’esposizione Il rischio assoluto di un tumore polmonare causato da questo gas per i fumatori viene considerato 10-20 volte superiore rispetto al rischio per i non fumatori che si aggirano su di una percentuale dell’11% Se la soglia limite è di 300 Bq/m3,è importante sottolineare che il rischio è statisticamente significativo anche per esposizioni prolungate a concentrazioni di Radon medio-basse, che non superano 200 Bq/m3 e che sono abbastanza comuni sul territorio nazionale.
Il d.lgs. 101/2020 recepisce la direttiva 59/2013/Euratom che definisce le norme di base in materia di protezione delle radiazioni ionizzanti (la radioprotezione), protezione della popolazione, dei lavoratori e dei pazienti.
Con il termine radioprotezione si intende la “protezione dalle radiazioni ionizzanti”, disciplina che studi i metodi per impedire l’esposizione da radiazioni ionizzanti causa di danni biologici per l’uomo. La normativa Europea e italiana in materia di radioprotezione è basata sulle raccomandazioni ICRP (International Commision on Radiological Protection) (the 2007 Recommendations of the International Commisione on Radiological Protection”); documento alla base delle direttiva 2013/59/Euratom da cui il D.lgs 101/2020, normativa che interessa anche la salute e sicurezza sul lavoro, l’art. 244 del d.lgs. 101/2020 modifica il D.lgs 81/2008 e s.m.i. dove l’articolo 180, c. 3 “la protezione dei lavoratori dalle radiazioni ionizzanti è disciplinata, nel rispetto dei principi di cui al titolo I, dalle disposizioni speciali in materia.
Il decreto legislativo 101/2020 all’art. 12 indica i livelli massimi di riferimento per le abitazioni e i luoghi di lavoro pari a 300 Bq/mq per le abitazioni esistenti e 200 Bq/mq per le abitazioni costruite dopo il 31.12.2024.
All’art. 15 del d.lgs. 101/2020 sono individuati gli Esperti in interventi di risanamento Radon, che devono essere in possesso dele abilitazioni e dei requisiti formativi di cui all’allegato II; Esperti che dovranno dare indicazioni tecniche sulle misure correttive per la riduzione della concentrazione di Radon.
Un altro dato relativo all’indagine Nazionale è la percentuale di abitazioni, regione per regione, che hanno fatto rilevare livelli di concentrazione medi superiori a 200 bq -3m riportate nell’ immagine di seguito.
Mappa Italia e Radon Fonte I.S.S.
Come dicevamo il gas radon è un gas inerte, di conseguenza si può muovere liberamente attraverso un materiale poroso come il terreno.
Quando i pori sono saturi d’acqua, o comunque è presente acqua in essi, come avviene nel caso del terreno e delle rocce sotto il livello della falda freatica, il Radon si diluisce nell’acqua e viene da essa trasportato. La tecnica moderna rende possibile il controllo del Radon nell’acqua potabile sia da un punto di vista fisico che a livello ingegneristico.
È importante conoscere in quantitativo di Radon nell’acqua in quanto l’esposizione, quindi gli effetti sull’uomo, causata dal Radon presente nell’acqua è analoga a quello del Radon nelle abitazioni. Pertanto, occorre applicare criteri radiologici di protezione analoghi.
I metodi di misura sono prove e verifiche per la messa a punto ed il confronto di tre metodi analitici perla misura del radon in acqua: spettrometria gamma ad alta risoluzione, metodo emanometrico con celle a scintillazione e scintillazione liquida.
Normalmente la strumentazione viene definita passiva quando non necessita di essere alimentata da corrente elettrica. Si distinguono principalmente le seguenti categorie di rivelatori passivi: rivelatori a tracce nucleari e camere a ionizzazione ad elettrete. Il documento “Linee Guida per le misure di concentrazione di radon in aria nei luoghi di lavoro sotterranei” individua in tali tecniche di misura quelle in grado di adempiere alle richieste avanzate dalla normativa, fatta salva l’adozione di quelle configurazioni più comunemente impiegate e conosciute, sottoposte negli ultimi anni a diversi confronti svolti presso il National Radiological Protection Board - UK (le caratteristiche dei sistemi di misura possono essere reperite nel sito internet dell’ente www.nrpb.org ).
I rivelatori a tracce nucleari sono essenzialmente particolari tipi di materiali plastici.
Questi materiali sono inseriti in opportuni contenitori chiamati dispositivi di campionamento; ve ne sono di forme e dimensioni diverse, sempre comunque con un volume di ingombro piuttosto contenuto (dell’ordine di pochi centimetri cubi), estremamente maneggevoli e leggeri.
Le camere a ionizzazione ad elletrete basano sull’utilizzo di una camera a ionizzazione di materiale plastico conduttore e di un elettrete costituito da un disco di teflon carico elettrostaticamente in modo permanente. Il gas radon diffonde all’interno della camera a ionizzazione al cui ingresso è posto un filtro per impedire l’entrata dei prodotti di decadimento del radon già presenti nell’ambiente di misura. Per effetto del campo elettrostatico prodotto dall’elettrete all’interno della camera a ionizzazione gli ioni negativi, generati dal decadimento del radon e raccolti dall’elettrete, provocano una diminuzione della carica elettrostatica mentre gli ioni positivi vengono raccolti e neutralizzati dalle pareti della camera. La differenza di carica elettrostatica dell’elettrete, misurata prima e dopo il posizionamento del dosimetro, risulta proporzionale alla concentrazione di radon nell’ambiente di misura e al tempo di esposizione.
La sensibilità̀ dell’elettrete è in genere molto elevata ed indicata per misurare anche concentrazioni di radon di poche decine di Bq/m3. Si possono combinare diversi tipi di elettreti con camere di diverso volume in funzione della sensibilità̀ e dei tempi di misura che si vogliono ottenere. Il sistema è indicato per brevi (alcuni giorni) e lunghi tempi (mesi) di esposizione.
Parametri influenti: per l’utilizzo di questo tipo di dosimetro, va posta attenzione ad alcune condizioni per quanto concerne la manipolazione e le condizioni di misura:
I canestri a carbone attivo sono piccoli contenitori con carbone attivo, che sono in grado di assorbire una parte del radon presente nell’ambiente di misura. Alla fine del periodo di esposizione (non più di una settimana), deve essere rapidamente misurato in laboratorio o per mezzo di tecniche di scintillazione liquida o di spettrometria gamma.
La sensibilità dei canestri è in genere molto elevata ed indicata per misurare anche concentrazioni di radon di poche decine di Bq/m3.
Parametri influenti: il sistema è particolarmente sensibile all’umidità.
Tale tecnica di misura è ritenuta ai giorni nostri piuttosto precaria ed è scarsamente impiegata.
Normalmente la strumentazione viene definita attiva quando necessita di essere alimentata da corrente elettrica tramite batteria interna o collegamento diretto alla rete. Si distinguono principalmente le seguenti categorie di strumenti attivi:
La maggioranza dei modelli prevede un certo numero di accessori opzionali, come ad esempio:
Il rischio da inalazione Radon aumenta al crescere della concentrazione, e quindi dell’esposizione, semplicemente respirando l’aria interna dei locali di un’abitazione o di lavoro. Il tempo di esposizione ed altri fattori come il soggetto fumatore, influiscono ulteriormente sull’esposizione.
Non è possibile prevedere la quantità di questo gas presente in una data abitazione; inoltre, è impossibile avvertire la presenza di radon mediante i sensi in quanto inodore, incolore e insapore. Di conseguenza, per sapere quanto radon c’è in una data abitazione o in un luogo di lavoro è necessario eseguire misure del livello di radon in aria (espresso come concentrazione in aria – Bq/m3) mediante opportuni sistemi di misura.
Per avere un valore sulla presenza di Radon è necessario utilizzare una strumentazione di captazione, il dosimetro.
Il dosimetro, posizionato lontano da porte, finestre, fonti di calore e impianti di aerazione a circa 1 metro dal pavimento e pareti, ad una altezza ottimale di 1.5 metri, rappresenta il vertice di un cono capovolto avente angolo di 140 gradi in grado di captare il gas essendo libero da ostacoli ed impedimenti. Ogni dosimetro può essere posizionato in un solo locale e non deve essere spostato durante il periodo di esposizione.
Per ottenere una misura significativa del livello di radon medio cui si è esposti all’interno di un’abitazione o di un luogo di lavoro tenendo conto che la concentrazione del radon varia, oltre che da zona a zona del territorio e da luogo a luogo, anche nel tempo, a causa dei numerosi fattori che condizionano questo fenomeno. Inoltre, la presenza del radon in un ambiente chiuso varia continuamente sia nell’arco della giornata (generalmente di notte si raggiungono livelli più alti che di giorno) sia stagionalmente (di norma in inverno si hanno concentrazioni maggiori che in estate).
Pertanto, è importante che la misura si protragga per tempi lunghi, almeno un anno. In questo caso, in funzione del tipo di strumentazione impiegata la misura può articolarsi in uno o più rilievi consecutivi.
Sarà necessario valutare tutti i locali escludendo il bagno e la cucina ad esclusione delle cucine/soggiorno, ripostigli, garage, cantine.
Inoltre, il livello di radon varia generalmente anche tra un piano e l’altro dell’edificio: ai piani più bassi o interrati, laddove il contatto con il suolo è maggiore, è probabile trovare concentrazioni di radon più elevate. Nei luoghi di lavoro, è obbligatorio provvedere alla misura per i locali al piano terra e interrati.
Per il rilevamento nel tempo si utilizza il dosimetro passivo, di piccole dimensioni e non alimentato da nessuna energia.
Fornisce un valore medio annuo grazie ad una lettura di laboratorio ponderata sul periodo medio di esposizione, detto periodo di campionamento. Funziona tramite un rilevatore a tracce o elettrete all’interno di un contenitore di materiale plastico.
Per la misurazione ci si rivolge obbligatoriamente ad un Organismo di misura che abbia un responsabile tecnico con formazione adeguata e documentata esperienza. Il laboratorio deve dimostrare la taratura della catena di misura e la taratura dei metodi di misura deve garantire la riferibilità a campioni primari.
Il Decreto in questione prevede, l’arresto da uno a sei mesi o l’ammenda da euro 2.000 ad euro 15.000, per l’esercente che non effettua la misurazione, per il tramite di un servizio di dosimetria riconosciuto, della concentrazione media annua dell’attività del radon in aria.
L’arresto da sei mesi ad un anno o con dell’ammenda da euro 5.000 ad euro 20.000, per l’esercente che non si avvale di un esperto di radioprotezione o non attua le misure correttive indicate da questo, nel caso in cui nonostante l’adozione delle misure correttive la concentrazione del radon rimane comunque superiore a 300 Bq m-3;
La sanzione amministrativa da euro 2.000 ad euro 10.000 per l’esercente che non invia al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, alle ARPA/APPA, agli organi del SSN e alla sede dell’Ispettorato nazionale del lavoro (INL) competenti per territorio, l’apposita comunicazione:
contenente la descrizione delle attività svolte e la relazione tecnica rilasciata dal servizio di dosimetria riconosciuto, nel caso di superamento del livello massimo di riferimento di 300 Bq m-3;
prevista a seguito della conclusione del termine dei due anni dall’attuazione delle misure correttive, nel caso di superamento del livello massimo di riferimento di 300 Bq m-3;
la sanzione amministrativa da euro 2.000 ad euro 10.000 per l’esercente che non conserva per il periodo di otto anni, il documento contenente l’esito delle misurazioni nel quale è riportata la valutazione delle misure correttive attuabili, nel caso in cui la concentrazione media annua dell’attività del radon in aria misurata è pari o inferiore ai 300 Bq m-3 per dieci anni, i risultati delle valutazioni nel caso in cui la concentrazione media annua dell’attività del radon in aria misurata è superiore ai 300 Bq m-3 benché siano state adottate le misure correttive.
La misurazione della concentrazione media annua di attività del radon nell’aria può essere effettuata solamente da servizi di dosimetria riconosciuti sulla base dei requisiti che saranno determinati con apposito Decreto, e dovranno essere eseguite secondo le modalità di esecuzione stabilite dal d.lgs. 101/2020.
Nelle more dell’adozione del citato Decreto di abilitazione dei soggetti ad effettuare la misurazione della concentrazione media annua di attività del radon nell’aria, sono riconosciuti competenti l’Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione (ISIN), l’INAIL, il laboratorio di difesa atomica del Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, limitatamente ai servizi dedicati al personale operativo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
In funzione della tipologia edilizia sono applicate tecniche diverse su come realizzare sistemi di riduzione del gas Radon.
È consolidato definire tre tipologie di cui:
Fondazione con solaio contro terra Fig. 1
Fondazione con solaio a intercapedine Fig. 2
Fondazione mista Fig. 3;
Poiché il radon si infiltra dagli scantinati, operare con un ricambio di aria può diminuirne la concentrazione al punto da rendere innocua l’aria della cantina e non avere più un trasporto rilevante di radon da questa ai locali di soggiorno. Se si usa un ventilatore di aspirazione in cantina, si genera una depressione che fa aumentare l’aspirazione d’aria dal sottosuolo, ma agendo questo anche nei confronti dei locali di soggiorno al piano terra, impedisce al radon di penetrarvi e lo espelle all’aperto. L’intensa ventilazione della cantina in inverno ne abbassa però la temperatura; occorre isolare bene le parti della costruzione a contatto coi locali di soggiorno riscaldati (soffitto della cantina, pareti del vano scala, lato inferiore delle scale ecc.) e le condutture del sistema di riscaldamento tramite sigillatura.
La depressurizzazione del terreno si ottimizza sia nei costi che nel risultato se realizzata in fase costruttiva, che è sempre la soluzione ottimale oppure nelle opere di risanamento degli edifici esistenti.
Durante la fase costruttiva, il progetto deve prevedere la realizzazione di un pozzetto Radon al di sotto della platea di fondazione così da permettere al pozzetto Radon di “catturare” il Radon presente nel terreno.
Il pozzetto Radon è di solito un pozzetto in calcestruzzo prefabbricato almeno di 60 cm x 60 cm
La pressurizzazione consiste nel contrastare l’ingresso del Radon proveniente dal suolo applicando una debole sovrapressione (circa 2 Pa) mediante l’installazione di un ventilatore premente con forza di alcune decine di watt in alcuni casi dotato di un riscaldatore dell’aria in modo da favorire il circolo. Consiste con l’individuazione del punto più utile per l’installazione del dispositivo con l’obiettivo di ottenere la massima performance di distribuzione dell’aria immessa nel locale.
È possibile utilizzare in pozzetto prefabbricato posizionato ad una quota inferiore alla soletta, posizionato in uno scavo più ampio in che andrà riempito di ghiaia grossolana che fungerà da nucleo drenante. La soletta sarà poi isolata con una membrana isolante.
Il pozzetto andrà poi collegato con un tubo sigillato in PVC ad un altro pozzetto, posizionato al lato dell’edificio appena al di sotto del piano di campagna, nel pozzetto sarà installato aspiratore che sarà alimentato elettricamente.
Il radon aspirato sarà poi diluito in atmosfera, nella condizione migliore a tetto. (ved. FIG. 4)
Per il risanamento depressurizzazione del terreno su edifici esistenti la tecnica differisce sulla metodologia di captazione del gas Radon.
Si deve realizzare il corpo drenante sul perimetro dell’edificio, effettuando uno scavo verticale di circa 4,00 oppure una trincea drenante. Effettuato lo scavo, si colloca il tessuto filtrante per poi inserire all’interno a riempimento la ghiaia grossolana. Il tessuto impedisce al terreno di intasare la ghiaia con il tempo e rendere inefficace la captazione del gas Radon. All’interno dello scavo è posizionata la condotta di captazione che correndo per tutto lo scavo arriva al pozzetto dove è presente l’aspiratore elettrico che cattura il Gas e lo espelle all’esterno, possibilmente a tetto, diluendo il gas Radon in atmosfera. (Fig. 5)
Tuttavia, in alcuni casi, è possibile posizionare il pozzetto Radon all’interno dell’edificio, demolendo la pavimentazione esistente. (Fig. 6)
L’opera non sempre realizzabile essendo molto invasiva è dispendiosa è consigliata quando all’esterno non è possibile costruire il pozzetto perché presenti già operi di interferenza non modificabile, come ad esempio un marciapiede in un centro storico.
È possibile depressurizzare il vespaio quando questo è costruito con elementi comunicanti così da captare il gas Radon. Tecnica costruttiva utilizzata nelle nuove costruzioni ma anche nelle ristrutturazioni utile per l’isolamento dall’umidità, il sistema diventa efficace anche per il Gas Radon. L’intercapedine che si forma al di sotto dei cupolotti diventa la camera in cui il gas Radon si accumula e viene aspirato così da diluirlo all’esterno. (Fig. 7) attraverso il pozzetto Radon con aspiratore alimentato elettricamente.
Nel capitolo precedente, abbiamo già visto l’applicazione di barriere sintetiche Radon impermeabili. La tecnica consistite, in fase costruttiva o in fase o in fase di ristrutturazione, nell’applicazione a pavimento di una membrana Radon impermeabile.
Le tecniche sono due, la prima viene posizionata la barriera “esternamente”, (fig. 8)
dove la membrana in questo caso viene posizionata sulla parete contro terra su tutto il perimetro dell’edificio e risvoltata con continuità sul vespaio sotto la soletta.
La seconda, utilizzata negli edifici esistenti la membrana vien e applicata all’interno sul massetto e sulle pareti del piano interrato, senza lasciare fessure.
Le membrane devono avere una resistenza all’allungamento ed al punzonamento statico in quando devono isolare completamente il locale.
Qual ora durante il monitoraggio si valuti che la sola protezione della membrana non sia sufficiente a proteggere l’edificio dall’infiltrazione del gas Radon sarà necessario adottare ulteriori tecniche di allontanamento ad integrazione di quelle di isolamento. Per eliminare l’attrito del gas Radon aspirato si useranno giunti a 45°, cercando di progettare meno curve possibili durante il tragitto. Si predilige una area calda della casa dove far salire la tubazione oltre il tetto per la diluizione in aria del Gas radon. Il condotto si potrà collocare accanto alla canna fumaria o alla conduttura dell’acqua calda, lasciando tra questi uno spazio adeguato.
Tutti i sistemi di protezione devono essere dotati di almeno una canna di aspirazione con il compito di convogliare all’esterno il gas proveniente dal sottosuolo.
Considerando che ogni curvatura o tratto non verticale della tuba- zione influisce sull’efficienza del flusso, si cercherà il percorso più rettilineo possibile, senza inclina- zioni e gomiti: in questo caso sarà più proba- bile che non sia necessario l’uso di un aspiratore. Nel caso in cui la deviazione non fosse evitabile, per ridurre l’attrito si useranno giunti a 45°. Si sceglierà una zona calda della casa e si farà salire la tubazione oltre il tetto. Il condotto si potrà collocare accanto alla canna fumaria o alla conduttura dell’acqua calda, lasciando tra questi uno spazio adeguato. Il progetto si potrà prevedere un vano tecnico sufficiente ad ospitare le tubature idro-termo-sanitarie e per l’espulsione del radon.
Nelle zone a clima freddo si farà salire la canna lungo un muro interno scartando la collocazione esterna che produrrebbe calo del rendimento per riduzione dell’effetto termico.
L’effetto di aspirazione passiva è in relazione alla ventosità, alla temperatura del sottotetto, al riscaldamento solare della tubazione ed all’eventuale presenza, in particolare nelle zone a clima caldo, di impianti di condizionamento dell’aria.
Per prevenire il rientro del radon nell’edificio o nelle abitazioni adiacenti, è necessario che la canna:
sporga di almeno 30 cm oltre il livello del tetto;
disti almeno 2 m dalle finestre o altre aperture (compreso il comignolo) dell’edificio interessato o dei fabbricati adiacenti.
Si raccomanda, inoltre, di impiegare tubi in PVC od ABS (non misti) di largo diametro (10 cm) in quanto questi migliorano la resa dei sistemi passivi e riducono la rumorosità di quelli attivi, assicurandosi altresì della perfetta saldatura dei loro giunti; evitare l’uso di tubi metallici per la loro facilità di rottura o di perdite nei giunti; ridurre al minimo la lunghezza della canna e dei raccordi; non creare sifoni che blocchino il flusso del gas Radon. L’acqua di condensa deve liberamente fluire verso il sottosuolo. Per limitare la condensa, isolare termica- mente i tratti della
Nella fase progettuale dell'edificio riguardo al sito prescelto occorre, tra le altre cose, eseguire delle verifiche:
· se lo scavo si trova in un’area ad elevata concentrazione di radon;
· se lo scavo si trova su un pendio (colata detritica, deposito detritico), una faglia o un terreno molto fratturato, un terreno molto eterogeneo (p.es. in parte su di un letto di un fiume o materiale di riempimento).
La relazione geologica del Terreno aiuta nella verifica sopra descritta.
I terreni di fondazione con delle crepe o molto permeabili sono comunque a rischio radon, anche se si trovano al di fuori delle aree riconosciute ad elevata concentrazione di tale gas.
In pendi esposti al sole i moti convettivi nei terreni molto permeabili possono trasportare elevate quantità di radon.
I sistemi principali per la riduzione del radon nei nuovi edifici sono:
sistema di depressurizzazione passiva sotto la soletta contro terra;
sistema di depressurizzazione attiva sotto la soletta contro terra o sotto la membrana impermeabile al Radon;
Il primo sistema é di costo limitato e spesso è sufficiente ad impedire l’ingresso del gas Radon. L’edificio, una volta abitato, deve essere sottoposto a misurazioni ed il sistema può essere trasformato in “attivo” se queste rivelassero un livello di radon ancora elevato.
È quindi la soluzione migliore adottare, già nella prima fase, quegli accorgimenti che facilitino la successiva installazione di un aspiratore.
La soluzione attiva implica un dispendio di energia, (un ventilatore da 90W consuma circa 780 kWh l’anno per un esercizio continuo), ha bisogno di una manutenzione più importante, non solo di pulizia cime il primo, ed ha una durata sensibilmente inferiore a quella dell’edificio.
Il D.lgs. 81/2008 definisce il campo di applicazione del Datore di Lavoro in riferimento agli obblighi di tutela nei confronti dei lavoratori nei luoghi di lavoro.
Compito del Datore di lavoro è l’individuazione dei pericoli e la valutazione del rischio che andrà mitigato in base all’applicazione delle misure di prevenzione e protezione per la salute dei lavoratori.
È quindi compito del Datore di lavoro individuare negli ambienti di lavoro quali, luoghi sotterranei, luoghi di lavoro in locali semi sotterranei o situati al piano terra, stabilimenti termali e i luoghi di specifica tipologia indentificata nel Piano Nazionale d’Azione Radon.
L’esposizione del lavoratore al gas Radon avviene attraverso la misurazione della concentrazione media annua in tutti i locali definiti dalla norma.
Nel caso di superamento della soglia minima individuata dalla norma nei 300 Bq/m3, rilevata attraverso l’Esperto in Radioprotezione, il datore di lavoro nell’applicazione delle misure correttive attraverso gli interventi di risanamento proposti da una figura esperta denominata Tecnico esperto interventi per il risanamento da gas Radon.
Per quello che concerne la sorveglianza sanitaria prevista dal d.lgs. 81/2008 i medici del lavoro possono continuare a svolgere la sorveglianza, aggiornando il protocollo sanitario per i lavoratori esposti di categoria B.
La valutazione dell’esposizione al rischio radon, di cui il Datore di Lavoro è responsabile, va effettuata nel momento cui sussistano le seguenti condizioni:
La correlazione tumore ai polmoni-radon individuata per la prima volta negli anni 50, sebbene già nel 1500 Paracelso notò l’alta mortalità causata da problemi polmonari tra i lavoratori delle miniere di Schneeberg. Il radon, si trova prevalentemente nelle rocce e quindi nel suolo tanto che i lavoratori delle miniere sono considerati come una categoria esposta a radiazioni e devono costantemente monitorare i livelli delle radiazioni con appositi rilevatori.
È inodore, incolore ed insapore e poco attivo chimicamente per cui non si deposita nei polmoni né viene assorbito dai tessuti biologici. Le sostanze più pericolose per la salute dell’uomo sono i suoi prodotti di decadimento, atomi a loro volta radioattivi ma non più gassosi. Questi si attaccano al pulviscolo atmosferico e vengono inalati con la respirazione. Da qui questi atomi si ritrovano nei polmoni e le radiazioni che emettono colpiscono le cellule e possono danneggiarle, portando alla formazione di un tumore.
Nonostante ciò, al radon vengono attribuite numerose proprietà benefiche in particolare nelle cure termali.
I vari siti che pubblicizzano le Terme attribuiscono al gas nobile, somministrato in piccole dosi, proprietà antinfiammatorie e antidolorifiche. Sostengono che prove scientifiche dimostrano come i raggi alfa migliorino la capacità delle cellule di riparare i danni genetici e che il radon, con i suoi prodotti di decadimento, possa aumentare la produzione di ormoni portando ad una scarica di endorfine con conseguente effetto antidolorifico. Il Radon, inoltre, svolgerebbe un’azione positiva sul sistema immunitario e aumenterebbe la produzione dei catturatoti dei radicali liberi.
Quanto sopra affermato, pone in dubbio il lettore se andare alle Terme è nocivo o no. La risposta è no ovviamente, almeno non più di quanto si possa essere esposti al Radon nella vita quotidiana. Certo che le Terme, che sono anche luoghi di lavoro, devono essere monitorati, valutati nei limiti di soglia ed eventualmente devono essere attuate le opere di riduzione.
Obblighi del datore di lavoro
La valutazione deve essere effettuata entro i 24 mesi dall’inizio dell’attività o dalla definizione delle aree a rischio o dalla identificazione delle specifiche tipologie nel Piano nazionale d’azione del radon. Successivamente, deve essere ripetuta:
Ogni volta che vengono effettuati interventi strutturali a livello di attacco a terra, o di isolamento termico;
Ogni 8 anni, se il valore di concentrazione è inferiore a 300 Bq/m³.
Se tale valore risultasse superato, è obbligatorio adottare misure correttive per abbassare la concentrazione di radon entro due anni. L’efficacia di queste viene nuovamente valutata al termine del periodo:
In caso di esito positivo, con abbassamento della concentrazione al di sotto della soglia indicata, le misurazioni vengono ripetute ogni 4 anni;
In caso di esito negativo risulta necessario effettuare la valutazione delle dosi efficaci annue, affidandosi a un esperto di radioprotezione che rilascia apposita relazione.
Come in passato fu per l’amianto, oggi il gas Radon, anche in forza al D.lgs. 101/2020, rappresenta il rischio da affrontare con l’obiettivo di ridurre un numero considerevole di decessi per questa causa, circa 3.300 agni anno. Un numero considerevole che ci deve fare pensare, non sto parlando solo dei tecnici coinvolti professionalmente in questa attività ma anche ai datori di lavoro e agli stessi lavoratori che sono anche cittadini.
Un problema di tutti, quindi, che tutti dobbiamo risolvere o per lo meno abbiamo il dovere di conoscere ad affrontare al meglio prima che ci colpisca direttamente.
L’impegno si estende anche nella comunicazione dove rientra anche la formazione dei lavoratori nelle aziende, formazione che spesso diventa catalizzatori di sensibilizzazione dei lavoratori.
L'Istituto Superiore di Sanità, nell'ambito della campagna di informazione prevista dal Piano Nazionale in materia, dedica un sito internet, lo scopo è quello di far conoscere alla popolazione sia il pericolo, che le attività svolte per la riduzione del rischio.
Per i rilievi e le bonifiche è necessario affidarsi a tecnici e laboratori con capacità e professionalità che non può essere rappresentata esclusivamente dalla partecipazione ad un corso, bensì attraverso la comprovata esperienza nel settore e nel tempo, anche per l’ottenimento, non sempre certo, dei risultati attesi dal progetto.
Inoltre, è importante diffondere il problema senza creare allarmismi ma bensì dando la giusta attenzione che il problema merita.
Per il gas Radon, come per tanti altri rischi non esiste il rischio zero, tuttavia è possibile lavorare per ottenere un benessere collettivo di vita migliora seguendo scrupolosamente quello che in letteratura è già presente e applicabile e ottenuto attraverso studi scientifici.
Bibliografia
Direttiva 2013/59/EURATOM
Decreto Legislativo 31 luglio 2020 n. 101
D.lgs. 81/2008 Testo Unico Salute e Sicurezza Lavoro
Schede Tecniche Arpa toscana
Radiazioni ionizzanti: quadro normativo
Rischi radon scuole Lecce – INAIL
Sitografia
https://salute.regione.emilia-romagna.it/normativa-e-documentazione
https://www.radon360.it/mappa-del-radon-in-italia/mappa-del-radon-in-emilia-romagna/
www.regione.toscana.it/ambienteeterritorio/inquinamentifisici/radioattivita
http://www.arpat.toscana.it/temi-ambientali/radioattivita/radon
http://www.isprambiente.gov.it/it/temi/radioattivita-e-radiazioni/Radon
AiFOS - Associazione Italiana Formatori ed Operatori della Sicurezza sul Lavoro
25123 Brescia, c/o CSMT Università degli Studi di Brescia - Via Branze, 45
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