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Giovani donne, il posto che vi spetta (in cantiere) c’è, bisogna solo raggiungerlo! Parola di Elisabetta Valenti
Con piacere accolgo la richiesta di parlare delle donne nel mondo degli eventi e dei grandi eventi artistici, che sono il mio pane quotidiano in qualità di Coordinatore della Sicurezza.
Mi sono soffermata a pensare che in realtà, per me e sottolineo per me, la differenza tra uomo e donna non si sia mai particolarmente sentita, forse perché in questo mondo tecnico ci sono cresciuta sin da bambina con un grande papà professionista, forse perché le persone che hanno creduto in me e nelle mie potenzialità nel mondo degli eventi e del live, ormai tanti e tanti anni fa, sono state indistintamente sia uomini sia donne, o forse perché, semplicemente, il rapporto umano va oltre ogni differenza di genere.
I cantieri che mi avvolgono ogni volta che inizia un evento sono fogli bianchi, sui quali andare a realizzare dipinti, attraverso la somma degli sforzi di tutti i coloro che partecipano all’avventura.
Ci sono donne nella progettazione, nell’ideazione, nella tecnologia necessaria allo sviluppo, nel backstage, nelle produzioni e in campo, luogo in cui la mia figura trova la sua essenza.
Tutto parte dall’arrivo, a qualsiasi ora della notte o del giorno, di tutti i componenti della costruzione che, come si vede nei celebri “time-lapse”, sembrano tante formichine con obiettivi dedicati.
Stare insieme e lavorare all’unisono sono gli ideali che danno inizio al lavoro, coordinando e indicando quali possano essere le dinamiche da attuare al fine di portare tutti, ma proprio tutti, ad essere soddisfatti di ciò che si dovrà costruire.
Il benessere in campo è una priorità, ha precedenza su qualsiasi inizio di attività, e corrisponde alla sicurezza di ciascun addetto, in qualsiasi grado di lavoro in cui ci si trovi.
Ormai, con gli anni, chi mi incontra sa cosa sia importante per far procedere il tutto, come ci si debba rapportare, sia professionalmente che personalmente: educazione, rispetto, toni di voce normali, il silenzio di chi sa cosa deve fare e quando e, soprattutto, come le attività si debbano svolgere al fine che ognuno possa essere fonte di supporto e sicurezza a chiunque, in quel giorno e a quell’ora, si trovi accanto per realizzare i passaggi cardini che porteranno allo show.
Essere donna vuol dire, anche, saper creare empatia con chi si ha di fronte: spesso capitano facce ormai conosciute da tempo, alle quali basta uno sguardo da lontano per sapere cosa io intenda per l’altrui sicurezza; alle volte capitano volti nuovi e, molto spesso, di etnie diverse e di generazioni a me un po’ più lontane, con le quali bisogna entrare in rapporto umano, ancora prima di quello professionale, al fine di promuovere quella tranquillità della sicurezza che, in certi casi per loro, ha un’essenza ancora lontana dalle proprie consuetudini.
La fatica, in molti casi, è proprio legata a dei background lavorativi differenti e per quanto ci si possa scontrare con determinazione da entrambe le parti, passo passo, si riesce (perché ci si deve sempre riuscire) a trovare un dialogo costruttivo su una base linguistica comune e non.
Tuttora, ahimè, capita di trovare in campo chi ha reticenze a ricevere istruzioni e indicazioni da una donna ma questo viene offuscato dalla grande disponibilità di chi con me passa le notti e i giorni, coordinando i propri addetti e prodigandosi a far comprendere che i miei consigli o le mie richieste siano solo ed esclusivamente a loro vantaggio.
Mi vengono in mente tanti aneddoti che mi fanno capire come sia riuscita a raggiungere e a ottenere la fiducia degli uomini sul campo e come ogni mia parola abbia avuto un peso importante nel supportarli nel loro ruolo e portarli ad osservare la sicurezza sul lavoro come la base di ogni mestiere.
Quando tutto questo risulta ancora insufficiente, allora, entra in gioco anche la determinazione del mio ruolo per cristallizzare la situazione e far comprendere che non ci sarà una prossima volta in mancanza di un seguito rispetto alle indicazioni da me impartite, anche se questo è un mio pregio – difetto e modus operandi a prescindere.
Poche parole, concise e dirette che lasciano il segno, sempre e in ogni persona, e ritengo che questa sia un’abilità e una caratteristica insita in alcuni di noi ed in particolare nelle donne.
Alle donne, anche a quelle più giovani che ora si trovano ad affacciarsi su questo mondo che ho il piacere di chiamare lavoro e sentire anche mio, posso dire di andare avanti sempre a testa alta e di farsi valere con l’intelligenza, l’inventiva e la capacità di gestione che ci contraddistinguono.
Il posto che vi spetta c’è, bisogna solo raggiungerlo!
AiFOS - Associazione Italiana Formatori ed Operatori della Sicurezza sul Lavoro
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