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Misure procedurali, organizzative e tecniche ma anche attenzione all'alimentazione e all'idratazione per sconfiggere la canicola. Indicazioni e spunti di Matteo Fadenti, vicepresidente AiFOS
Nei periodi estivi, inevitabilmente, arriva nella nostra penisola il tanto amato caldo. Questo caldo lo aspettiamo con ansia nei periodi invernali (dove il rischio microclima è dato dal freddo) ma quando arriva, dopo poco, già non va più bene.
Vedendo la questione dal punto di vista di un RSPP, ogni estate, torna prepotentemente, per alcuni lavoratori, il problema del caldo. Problema che peraltro, sarà sempre più presente, visto che i dati sui cambiamenti climatici parlano chiaro: le temperature sono in continuo aumento. Non solo, l’aumento delle temperature, sta trasformando il clima italiano, facendolo somigliare sempre più ad un clima tropicale con tempeste estive sempre più forti e pericolose per chi lavora all’esterno.
Sono tanti gli aspetti da considerare quando si parla di rischio microclima. Sicuramente il datore di lavoro è chiamato a valutare questo rischio ai sensi dell’art 181 del D.Lgs. 81/08 smi. Anche ATS Brescia di recente ha pubblicato una nota dove affronta questo tema. Nello specifico si sottolinea che nei periodi in cui si prevede caldo intenso la prima e più importante cosa da fare ogni giorno è verificare le previsioni e le condizioni meteorologiche, al fine di valutare il rischio. Questo è importante per organizzare bene il lavoro e difendersi sia dal caldo estremo che da eventuali violenti rovesci.
La valutazione del rischio deve indicare le misure preventive e protettive da adottare, in particolare:
Seguendo queste indicazioni, l’RSPP dovrebbe realizzare delle procedure di lavoro specifiche, per aiutare i lavoratori a difendersi da questo rischio. Oltre a ciò, potrebbe essere buona cosa, implementare delle informative da consegnare ai lavoratori, con le regole da seguire e consigli per gestire al meglio il grande caldo. In un’ottica di benessere aziendale, oltre che di sicurezza, riportiamo alcune indicazioni utili sul rapporto tra alimentazione e rischio microclimatico.
Il comportamento del corpo umano nei confronti del microclima è regolato da un sistema guidato da dei recettori cutanei che sono in grado di rilevare il caldo ed il freddo. In pratica dei microscopici termo recettori percepiscono le variazioni di temperatura ambientale e innescano nel corpo una serie di reazioni che permettono di mantenere costanti i gradi corporei. Questo avviene grazie al lavoro di neuroni termosensibili posizionati nell’ipotalamo. La stabilità della temperatura corporea, viene garantita attraverso i meccanismi di dispersione del calore (quando fa caldo) o di produzione di calore (quando fa freddo).
Quando i lavoratori devono lavorare in queste condizioni, la protezione deve partire dall’utilizzo di idoneo vestiario e dall’utilizzo di specifici DPI.
L’alimentazione può essere un utile aiuto contro il calore eccessivo. Buona norma in caso di esposizione ad alte temperature è quella di assumere il giusto quantitativo di liquidi, per sopperire alle perdite causate dal sudore. Anche i sali minerali vanno reintegrati correttamente, ed in questo caso, per l’ennesima volta, si chiamano in causa le proprietà di frutta e verdura. In questo caso si devono scegliere alimenti freschi e ricchi di acqua, e si deve pensare di effettuare gli spuntini di metà mattina e metà pomeriggio con gelati alla frutta, frullati freschi o yogurt.
Altro suggerimento potrebbe essere quello di consumare meno sale possibile, ricordando che gli alimenti sono di per sé già salati. Al sale normale si dovrebbe preferire il sale iodato. La carenza di iodio è ancora un problema: la tiroide condiziona molte funzioni dell’organismo ed ha bisogno del giusto introito giornaliero, garantito dal consumo di soli 5 g di sale iodato. Per gli ipertesi può essere utile consumare sale iposodico o asodico.
In difesa del caldo è utile evitare di consumare cibi ricchi di grassi, molto zuccherati ed è assolutamente sconsigliato il consumo di bevande alcoliche, che non solo non dissetano e sono ricche di zuccheri, ma che richiedono un grande quantitativo di acqua nel loro processo di smaltimento. Frutta e verdura sono evidentemente i migliori alleati, visto che sono ricchi di acqua, di vitamine e di sali che ci aiutano a gestire al meglio il rischio da calore.
Altra cosa che un RSPP deve trasmettere al lavoratore è che pensare che sia meglio non bere acqua durante il lavoro perché altrimenti si suda troppo, è sbagliato. Sudare è fondamentale per l’organismo, serve a regolare la temperatura. Se normalmente, cioè in condizioni normali, si perdono circa 300 ml di acqua ogni ora, mentre si lavora (magari mentre si fanno lavori pesanti) la quantità che va persa è nettamente superiore. Per questo chi fa un lavoro intenso all’aperto non può limitarsi a reintegrare i classici due litri di fluidi al giorno. Basti pensare che un’attività fisica moderata, come il jogging o gita in bicicletta, fa perdere in media da uno a due litri di sudore all’ora. Spesso alcuni lavoratori lavorano in condizioni dal punto di vista microclimatico critiche, che portano ad una perdita di liquidi equiparabile a quella che avviene nelle attività sportive di base. Si può iniziare bevendo 400-600 ml di acqua una o due ore prima delle attività più pesanti e svolte nelle ore più calde e altri 200-300 ml 15 minuti prima. Durante il lavoro più dispendioso si possono, invece, bere 200 ml di acqua ogni 15 minuti.
Per recuperare i fluidi al termine delle mansioni pesanti svolte al caldo, bisognerebbe bere circa un litro d’acqua per ogni chilo perso. Ricordiamo che tutta questa acqua, dovrebbe metterla a disposizione l’azienda, la quale dovrebbe anche mettere a disposizione dei metodi per conservarla in condizioni da renderla quantomeno bevibile. Tutto questo è molto importante, poiché quando si lavora in condizioni estreme, sudare troppo senza reintegrare, può portare a dei rischi per la salute e sicurezza: la prima reazione è la vasodilatazione dei capillari che trasferisce il calore alla pelle poi c’è la sudorazione attraverso cui acqua e sali minerali vengono espulsi dall’organismo. Il sudore, infatti, contiene sali di sodio, cloro, potassio, magnesio, ferro, selenio, zinco e rame. Se non si riassumono i liquidi persi si va incontro a disidratazione e si manifestano determinati sintomi:
Come si può immaginare tutte queste condizioni possono non solo creare disturbi al lavoratore ma anche aumentare il rischio infortunistico.
State pur certi di una cosa, ogni estate, insieme al caldo, torna sempre un altro tormentone: ma i pantaloni corti si possono mettere? Non ci siamo dimenticati di questo cult, semplicemente ne parliamo in questo piccolo approfondimento.
AiFOS - Associazione Italiana Formatori ed Operatori della Sicurezza sul Lavoro
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