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La recensione di Rita Somma al testo di Massimo Servadio
Quello che mi ha colpito maggiormente di questo libro è la semplicità con cui Servadio tratta argomenti complessi, che li rende comprensibili anche al lettore meno esperto, senza per questo perdere il rigore scientifico che da sempre contraddistingue i suoi lavori.
Lasciando da parte ogni prosopopea, in poche pagine (solo 119 pagine totali), Servadio è riuscito a cristallizzare, nero su bianco, concetti cardine connessi al cd. Fattore Umano nella sicurezza, oggi sempre più determinante negli scenari infortunistici sul lavoro. Un testo che sembra prendere per mano ed accompagnare, in modo scorrevole e piacevole, nella comprensione della questione, ben lontano però dal peccare di eccessiva astrazione concettuale, che generalmente contraddistingue invece le analisi dell’approccio sistemico della sicurezza.
Destreggiandosi sinuosamente nei meandri degli elementi teorici basilari per comprenderne i termini, Servadio infatti li declina sempre verso esemplificazioni concrete. In questo l’autore sembra dunque aver fatto centro, compiendo un arrocco, spostando due pezzi di scacchi in una mossa, proteggendo il re e battendo l’avversario. Uno scacco matto, dunque, che riesce a fornire suggerimenti utili e visualizzare soluzioni per andare fattivamente ad incidere sulla risorsa umana e sull’organizzazione del lavoro.
Un viaggio, fatto di parole, che attraversa per lungo e largo un tassello imprescindibile dell’impianto prevenzionistico e nel quale è protagonista il modello formativo processivo applicabile in materia di sicurezza sul lavoro, con le peculiarità strategiche che lo contraddistinguono. Ed in questo, la solida preparazione scientifica di Servadio, accompagnata dalla decennale esperienza nel duplice ruolo di formatore-consulente sul campo, si avverte tangibilmente, andandone a rappresentare il valore aggiunto di questo breve saggio.
Una formazione, quella della sicurezza, che esprime una netta particolarità rispetto ai contenuti della formazione tradizionale: deve promuove il cambiamento per migliorare le condizioni di lavoro. Come rendere un intervento formativo efficace? Due le leve individuate: motivazione e safety leadership. E così Servadio ci fa addentrare, ad esempio, nei meccanismi della comunicazione persuasiva, che riesce a far leva sia sulle componenti affettive dell’individuo, sia su quelle razionali, che sono concetti che un “comunicatore specializzato” della prevenzione non può non conoscere.
In tale ottica, il formatore deve essere saper essere camaleontico, possedere gli strumenti per leggere la propria aula ed adattarsi ad essa. In parole povere, il formatore deve saper entrare in scena non con un copione prestampato, ma interpretare in base agli attori ed alla storia da recitare, contaminandosi con il luogo (il palinsesto è tutto, compresi gli altri attori). Ovviamente, per poterlo fare, bisogna essere preparati, aver studiato. Se volessimo tradurre questo in un linguaggio matematico, potremmo dire che un formatore incisivo deve disporre non solo delle formule comunicative della geometria Euclidea, che risponde alle esigenze di figure lineari, ma anche di quelle della Teoria dei Frattali, in grado di rappresentare le specificità di sistemi caotici e dinamici, non prevedibili a priori. I due case story (nel case story n. 1: “Riduzione del rischio comunicando (comunichiamo di più!)”, nel quale affronta un problema di comunicazione e conflitto delle parti, condizioni che prestano il fianco a condizioni di lavoro insicure; nel case story n. 3: “Una macchina in meno, un uomo in più consapevolmente produttivo”, nel quale, l’occasione di corso di formazione per preposti, avvia un progetto più ampio che porta al miglioramento complessivo del lavoro ma anche della competitività dell’azienda) ed il case history (case history n. 2: “Investimenti in materia di sicurezza sul lavoro, un processo di re-engineering”, dove racconta come ha rovesciato il decorso di un corso di formazione, con partecipanti disinteressati e sfiduciati, in un’occasione per una riflessione che avvia un processo di rinnovamento organizzativo aziendale) riportati sono una restituzione esemplificativa di soluzioni adattative intraprese di volta in volta dall’autore, che “mostra i ferri del mestiere” e “fiuto professionale”.
Senza il malcelato intento di spoilerare troppo il contenuto del libro, lasciando così il piacere di scoprirne i punti chiave e leggerne le sfumature direttamente dalle parole dell’autore, posso però senz’altro anticipare che, in linea generale, l’approccio psicosociale proposto individua metodologie di lavoro che riportano al centro il soggetto, l’uomo, nello specifico contesto situato d’azione. La mappa delineata sembra così portare alla strada per raggiungere due tesori nascosti: competenza e consapevolezza, che fanno da fil rouge all’intero libro.
Formazione “Sicura” che deve focalizzarsi quindi sull’impatto sui discenti e sulle altre parti interessate e puntare, pertanto, all’acquisizione di competenze necessarie, sia verticali (technical skill) che orizzontali (Non-technical skill), per lavorare in sicurezza. Questo richiede una progettazione formativa inclusiva della persona, spostando l’obiettivo oltre la mera applicazione delle indicazioni prescrittive, puntando al risultato.
Formazione però che deve essere vista anche come strumento per costruire consapevolezza della prevenzione e che, dunque, non può prescindere dalla dimensione gruppale. Dal momento che ogni situazione di lavoro è una situazione di gruppo, è di fondamentale importanza incidere sulle dinamiche di gruppo, puntando alla desiderabilità sociale nelle operazioni di sicurezza (da compiere o da evitare). Per realizzare un apprendimento nelle organizzazioni, occorre dunque sviluppare capacità e conoscenze condivise, creando un collegamento organico e non casuale fra apprendimento individuale e trasferimento al gruppo e all’organizzazione.
Un approccio, quello delineato, che eleva la formazione da progetto a processo di attività correlate ed interagenti che trasformano input in output e richiede il coinvolgimento attivo tutti gli stakeholders. Formazione che si traduce così in un patto, nell’individuazione di unità di intenti, che promuove il conseguimento degli esiti dell’apprendimento. Un grimaldello interpretativo che diviene chiave di svolta anche per migliorare il valore e la competitività delle imprese.
Ampio spazio è poi dedicato alla Comunicazione del rischio, che costituisce il tessuto connettivo di tutto il processo di analisi del rischio. Comunicare il rischio non è banale, non si esaurisce in uno scambio di informazioni. Una comunicazione usata vagamente o genericamente, o anche peggio, in un senso reificato e riduttivo, minaccia di annullarla o diventare essa stessa un rischio.
Saper comunicare è un’abilità che va gestita con cura, appresa, nutrita e mantenuta nel tempo. Comunicazione del rischio che deve uscire dagli stereotipi “generalizzati” ed adattarsi al destinatario. Un formatore accorto non può, ad esempio, pensare di parlare di sicurezza sul lavoro nello stesso modo con dei lavoratori, con il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, con il responsabile del servizio di prevenzione e protezione o con i dirigenti, perché cambiano il ruolo, i margini di decisione, le responsabilità e quindi le motivazioni all’ascolto.
Arrivata al termine della lettura, utilizzando un ossimoro, posso dire che ho avuto l’impressione che si sia aperta la prospettiva che indirizza verso la strada per raggiungere la realistica chimera e disvelare il sentiero segreto per una formazione efficace. Come nel gioco enigmistico “unisci i puntini” tutti i segmenti vengano composti e l’immagine svelata.
Al di là del testo, che per me è diventato un altro trofeo di lettura da esporre nella biblioteca personale, da addetta ai lavori ne ho ricavato spunti da traslare alla mia quotidiana attività di consulente-formatore della sicurezza. Un libro quindi che mi ha lanciato frecce che mi hanno fatto innamorare, che potrebbe costituire un valido supporto sia ai tecnici e formatori della sicurezza, che agli studenti dei corsi di laurea in Tecniche della Prevenzione nell’Ambiente e nei Luoghi di Lavoro che alle organizzazioni.
Il volume, edito da EPC editore, è acquistabile all'indirizzo www.epc.it/Prodotto/Editoria/Libri/Safety-Leadership-e-comunicazione-efficace/2232.
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