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11 settembre 2023

Interventi e commenti

Salute e sicurezza sul lavoro nell’era digitale: attenzione ai nuovi rischi

Approfondimento di Rita Somma, consulente H&S, sociologa del lavoro, consigliere nazionale AiFOS, e Francesco Di Bono, legale dell'Ispettorato Nazionale del Lavoro

Salute e sicurezza sul lavoro nell’era digitale: attenzione ai nuovi rischi

digital-devices.jpgLa IV rivoluzione industriale ha cambiato radicalmente gli assetti di produzione e organizzazione del lavoro. La robotica collaborativa, l’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie digitali creano fluidità organizzative e mutazioni continue, con il conseguente emergere di rischi di nuova generazione per la salute e la sicurezza dei lavoratori. Rischi che dovranno essere gestiti dalle organizzazioni, seppur non espressamente riportati nell’impianto normativo. Senza la pretesa di una impossibile completezza, limitatamente e con le finalità di questo breve contributo, la riflessione prova ad inquadrare la questione ed a fornire qualche spunto operativo.

Inquadriamo la questione

Cambia il lavoro … cambiano i rischi per la salute e la sicurezza sul lavoro. C’è proprio un rapporto bilaterale interattivo di coevoluzione tra i due concetti, è quasi pleonastico dirlo. Le trasformazioni del lavoro e dei sistemi di lavoro determinano, infatti, un cambiamento anche dei rischi che le organizzazioni devono fronteggiare, legati sia all’introduzione di nuovi materiali o tecnologie ma anche all’organizzazione del lavoro e delle modalità di prestazione dell’attività, caratterizzanti l’attuale fase storica. Pensiamo oggi al ricorso pervasivo a strumenti informatici, alle esternalizzazioni, alla flessibilità ed alla "gig economy", per citarne alcuni, che potrebbero far emergere vulnerabilità latenti, esponendo a nuovi rischi i lavoratori, sia sotto l’aspetto tecnico, che organizzativo e/o umano.

Se da un lato il processo evolutivo galoppante può migliorare le condizioni di lavoro, dall’altro muta ineluttabilmente anche l’esposizione ai rischi professionali e, allo stesso tempo, ne fa emergerne di nuovi, talvolta subdoli, non sempre riconoscibili e conosciuti. Pensiamo ai numerosi interrogativi che permangono legati all’uso della robotica, alla digitalizzazione dei processi ed all’automazione del lavoro e sulla reale esposizione ad alcune tipologie di rischio: quelli derivanti da interazioni uomo-macchina, da campi elettromagnetici, i disturbi muscolo-scheletrici. Senza dimenticarsi di una ampia gamma di rischi di tipo psico-sociali emergenti in ambito lavorativo, riportati da diversi studi, derivanti dalla sempre maggiore efficienza ed autonomia delle componenti tecnologiche, dalla esigenza di continuo adattamento al progresso, dal deficit di trasparenza degli algoritmi, dal funzionamento del processo decisionale della tecnologia, dalla maggiore difficoltà di concentrazione.

Rischi per la salute e la sicurezza sul lavoro dunque sempre più legati non solo ad aspetti materiali ma a quelli immateriali, che sono più difficili da identificare e valutare, ancorché mimetizzati dall’entropia della complessità e della velocità di cambiamento accelerato delle società moderne nonché non ancora mappati normativamente. La questione è complessa e, ovviamente, potremo solo iniziare ad introdurre il concetto, ma bisogna cominciare a confrontarsi sul tema.

Possiamo però affermare, questa volta con certezza, che da queste premesse deve nascere la consapevolezza che la coperta prevenzionistica utilizzata fino ad oggi potrebbe essere troppo corta, lasciando così scoperte aree di rischio non governate, che prestano il fianco a situazioni critiche legate proprio ai rischi emergenti, rendendo di fatto non adeguato l’intervento prevenzionistico messo in campo. Valutazione dei rischi errate, incomplete, sbagliate determinano percezioni e scelte prevenzionali errate o incomplete.

Un esempio lampante di cambiamento organizzativo e di processo, che ci aiuta ad evidenziare come la variazione di modalità di prestazione dell’attività lavorativa determini una variazione anche in termini di esposizione al rischio, è il recente processo di diffusione del lavoro agile. La connettività diffusa e la possibilità di accedere in ogni momento a postazioni di lavoro informatiche (casella di posta elettronica, piattaforme informatiche, intranet aziendale, ecc.), si sa, hanno determinato rischi in termini di reperibilità costante, dilatazione dei tempi di lavoro e tecnostress nonché di sovrapposizione tra tempi di lavoro e tempi di non lavoro, per citarne alcuni.

Il lavoro agile è anche la dimostrazione che se le norme non si adeguano alle esigenze e fenomeni emergenti, risultando in parte obsoleti, ne rendono inefficiente il loro potere. Il superamento del concetto giuridico di luogo di lavoro tradizionalmente inteso, proprio del lavoro agile, oltrepassando la concezione per cui la giornata di lavoro viene trascorsa all’interno di un ambiente predeterminato tradizionalmente inserito nei locali del datore di lavoro (ufficio o fabbrica) per un determinato lasso temporale, pone infatti non pochi problemi di applicabilità ad una legislazione come quella del d.lgs. n. 81/2008. Se il luogo di lavoro si smaterializza, se l’equazione “organizzazione-luogo di lavoro” sfuma, come può il datore di lavoro valutare rischi che travalicano i confini dell’impresa? Come è possibile apprestare un’adeguata tutela per la salute e la sicurezza dei lavoratori svincolata da uno specifico luogo di lavoro del quale il datore di lavoro non abbia la disponibilità? Tutti temi che attendono una risposta.

L’attività di ricerca e formazione come volano per promuovere la cultura della sicurezza

Lo scenario di rischio in tema di salute e sicurezza sul lavoro è oggi complesso, richiede politiche della prevenzione che promuovano ed incentivino le attività di ricerca focalizzate sui nuovi rischi emergenti e sulle nuove competenze necessarie per affrontarli, sull’innovazione delle soluzioni di protezione e che possano proporre al mondo del lavoro soluzioni concrete per la loro gestione.

Qualcosa si sta già muovendo. L’Agenzia europea EU-OSHA, al fine di promuovere il miglioramento dell’ambiente di lavoro in un contesto di tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori, ha avviato fin dal 2000 diverse Campagne europee su temi emergenti. Per il periodo 2023-25 la campagna europea pone l’attenzione proprio sull’impatto delle nuove tecnologie digitali sui luoghi di lavoro e alle correlate sfide e opportunità in materia di salute e sicurezza sul lavoro, con la campagna intitolata “Safe and healthy work in the digital age”. Una iniziativa che rientra nel “Quadro strategico dell’UE in materia di salute e sicurezza sul luogo di lavoro 2021-2027” ed è finalizzata ad “anticipare e gestire i cambiamenti nel nuovo mondo del lavoro determinati dalle transizioni verde, digitale e demografica”, articolandosi in cinque temi prioritari: lavoro su piattaforma digitale, robotica avanzata e intelligenza artificiale, telelavoro, sistemi digitali intelligenti e gestione dei lavoratori tramite l’intelligenza artificiale.

Se rientriamo all’interno dei nostri confini nazionali, di particolare rilievo sul tema è il Piano Triennale INAIL per la prevenzione 2022 – 2024, attraverso il quale l’Istituto si prefigge il duplice obiettivo di formulare politiche di prevenzione in un mondo caratterizzato da rischi emergenti e nuovi, non ancora pienamente conosciuti e quantificabili e, allo stesso tempo, intervenire efficacemente per ridurre quelli tradizionalmente noti. Ne attendiamo i risultati.

Gli attuatori della salute e sicurezza: le organizzazioni. Una proposta operativa

In questo scenario emergente, e data la carenza di strumenti e metodologie standardizzate e condivise, appare lecito chiedersi come possono muoversi le organizzazioni per garantire la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori. La ricetta completa probabilmente non esiste ma senz’altro possiamo affermare che questo deve tradursi nell’attivazione di meccanismi processuali tali per cui si punti alla sostanzialità della tutela prevenzionistica, in un’ottica olistica, innescando energie nuove e sovvertendo le vecchie visioni della sicurezza, al passo con i nuovi fattori di rischio.

Tutto ciò impone di pensare a nuovi impianti prevenzionistici, a strumenti di tutela della salute sul lavoro solidi che richiedendo l’adozione di un approccio differente da parte dei datori di lavoro, maggiormente basato sul principio di precauzione, in ragione del fatto che le esigenze di tutela si sono progressivamente ampliate e diversificate. Non è pertanto sufficiente pensare alla prevenzione in modo semplicistico, che richiama la prospettiva di approccio tradizionale alla sicurezza, orientato esclusivamente ai rischi declinati dal D. Lgs. 81/08. Delineare la necessità di un cambiamento di approccio non vuol dire distruggere ciò che di buono c’era prima, ma significa adeguarlo ai tempi in modo da renderlo attuale, moderno ed adattabile alla velocità di trasformazione della società e del mondo del lavoro.

Proviamo a mettere in fila una lista di possibili azioni da mettere in campo, che rappresentano uno spunto per l’avvio della gestione di rischi emergenti:

  • avvio di una fase di monitoraggio e di raccolta dati che si basi sulla ricognizione dei rischi presenti nel nuovo scenario lavorativo, che tenga conto delle persone, della tecnologia, della globalità delle condizioni organizzative e della loro interazione. L’analisi deve considerare anche le differenze in base all’età, genere e provenienza da altri paesi (pensiamo al digital divide, ad esempio).
  • dialogo sociale, consultazione e coinvolgimento dei lavoratori interessati (la partecipazione dell’operatore in campo può così rendere più visibili le micronegatività, vicinissime all’origine del problema ed all’operatività del lavoro, soprattutto in riferimento ai rischi non ancora mappati);
  • definire eventuali politiche aziendali;
  • individuare ed attuare misure di prevenzione e protezione adeguate al nuovo contesto di rischio, sia di tipo strutturale e tecnico, sia di tipo organizzativo e individuale;
  • formazione e informazione specifiche, che includa l’alfabetizzazione digitale della forza lavoro entro cui integrare le problematiche di salute e sicurezza, ma anche la preparazione dei lavoratori a reagire interpretando, riconoscendo e anticipando le circostanze impreviste che interverranno nel nuovo cammino professionale;
  • ...

Ebbene dunque si configura sempre più la necessità di impostare un nuovo approccio da parte delle aziende, che tenga conto del cambiamento degli scenari innescati dal processo evolutivo, che apponga barriere protettive contro tutte le fonti di rischio, con lo scopo ultimo di tutelare il benessere fisico, psichico e sociale dei lavoratori. Un processo di valutazione, quello sui rischi emergenti, che non è un concetto unidimensionale, che può basarsi solo sull’analisi quantitativa di dati, ma che ha diversi aspetti qualitativi che portano a differenti effetti qualitativi. Un approccio alla prevenzione moderno non può essere solo quello di ricercare soluzione preconfezionata, basate sulla conformità alla norma, che certamente può e deve orientare, ma deve puntare a garantire la prestazione di tutela.

In questo contesto, probabilmente la gestione del fattore umano rappresenta la transizione più significativa che le istituzioni dedicate alla sicurezza devono sostenere in un contesto lavorativo che si modifica nei luoghi (smaterializzazione e diversificazione dell’ambiente di lavoro) e nei movimenti (robotizzazione). “Cultura della sicurezza” vuol dire anche questo: ovvero promuovere un approccio che travalichi il lavoro inteso, strictu sensu, come mera prestazione lavorativa, fino a giungere all’effettiva affermazione del valore costituzionalmente garantito dall’art 32 in ogni momento della vita collettiva del paese.

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