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La sicurezza negli ambienti confinati deve partire da un processo formativo adeguato. Solo così si potranno risolvere nuovi, vecchi, problemi
Il tema degli spazi confinati, da sempre, attira diverse attenzioni, soprattutto quando capitano infortuni, spesso mortali, dove perdono la vita i lavoratori nei panni dei “soccorritori” che hanno provato ad intervenire per salvare il collega.
Queste situazioni, che si ripresentano nel tempo, sono l’emblema di una mancata formazione e della totale assenza di procedure che possano rendere sicura l’emergenza in tali ambienti.
Come AiFOS di spazi confinati ne abbiamo parlato tanto, anche su questo giornale. Diversi esperti si sono espressi sul tema, regalandoci idee e pensieri condivisibili e molto utili. Proprio da qua dobbiamo partire e cercare di trovare soluzioni ai diversi problemi presenti.
Le questioni di base, sono diverse, e le stesse da diverso tempo: l’inadeguatezza del DPR 177/2011 e la mancanza di una definizione chiara di spazio confinato e/o sospetto di inquinamento.
A colmare quest’ultima carenza, molto probabilmente presto ci penserà UNI, però manca ancora qualcosa di veramente importante, ovvero l’aspetto formativo.
Infatti, una delle cose in cui è carente il DPR, o più che altro in cui è stato carente chi doveva dare vita a quanto indicato all’interno del DPR, è l’assenza di un programma formativo per gli operatori che devono svolgere i lavori in spazi confinati.
Per un RSPP la questione è spinosa e verte principalmente su 3 aspetti:
1) Che corso faccio fare ai miei dipendenti che svolgono lavori in spazi confinati (con che durata e con che argomenti)?
2) Quando valuto un fornitore che dovrà accedere ai miei spazi confinati, con che criteri valuto adeguata una sua formazione?
3) Quando arriva in azienda un nuovo dipendente con una formazione spazi confinati, posso tenerla buona per poterlo inserire nella mia squadra oppure no? (ovviamente al netto di informazione e addestramento su procedure interne)
Proviamo a rispondere in qualche modo alle domande riportate.
Per rispondere a questa domanda, come spesso accade nel nostro lavoro, si deve partire dalla valutazione del rischio. Ogni spazio confinato ha le sue caratteristiche e in base a queste è necessaria una formazione specifica differente. Ad esempio, banalmente, se nello spazio confinato presente in azienda si devono indossare maschere o autorespiratori, è essenziale che nella formazione ci sia una parte specifica sugli APVR. Oppure se lo spazio e ciò che si deve svolgere nello spazio può sviluppare atmosfere esplosive, si dovrà avere una formazione adeguata in campo Atex, e via dicendo.
Questi aspetti si scontrano spesso con percorsi formativi di 4 ore o di 8 ore che si trovano sul mercato. Una formazione adeguata, sugli aspetti generali della norma, sui DPI di III categoria da indossare e sulle attrezzature da utilizzare (tripode, verricello, ecc), sulle modalità di accesso ed uscita in sicurezza e sulle modalità di lavoro e gestione dell’emergenza, richiedono sicuramente tempo. 4 ore risultano assolutamente inadeguate, anche negli spazi confinati più semplici. Probabilmente si dovrebbe partire da corsi di almeno 8 ore alla quale si possono inserire moduli specifici su temi specifici per aumentarne la durata.
Sarebbe quindi utile pensare a dei moduli da poter inserire nei percorsi formativi per soddisfare i bisogni che ogni singolo spazio richiede. Tali moduli, su temi specifici, potrebbero andare ad arricchire il monte ore, caso per caso, solo ove necessari o anche in un secondo momento quando le esigenze possono cambiare.
Il problema diventa più grande quando si è RSPP di aziende che effettuano lavori in spazi confinati in appalto, per realtà completamente diverse e sempre nuove. Partendo dal presupposto che difficilmente esistono spazi confinati uguali ad altri, è importante che in questi casi i lavoratori ricevano la formazione più vasta e importante possibile, per trovarsi preparati di fronte ad ogni evenienza.
Comunque, non dimentichiamoci che in aiuto di questa formazione ci deve essere l’informazione nella riunione pre-lavori e l’addestramento continuo su nuove attrezzature da dover utilizzare e sulle procedure, diverse da spazio a spazio, da dover applicare.
Per rispondere a questa domanda si deve partire dal presupposto espresso nella prima risposta. Ovvero che al di là della procedura di lavoro, della riunione e dell’informativa, è importante che il personale sia formato su temi specifici, diversi in ogni spazio. Per questo l’analisi della conformità di un appaltatore, non deve fermarsi alla mera verifica della presenza dell’attestato, piuttosto deve essere relativa al programma di formazione e alla presenza di quegli argomenti che necessariamente si deve conoscere per accedere allo spazio confinato in esame.
Anche in questo caso, vale quanto detto sopra. Infatti, la formazione dovrà essere specifica riguardo ai rischi presenti, alle situazioni che si possono sviluppare nell’ambiente confinato e/o sospetto di inquinamento. Si deve analizzare il programma del corso per vederne gli argomenti trattati e per integrare ciò che manca.
La suddivisione del corso in moduli permette di poter fare tale analisi in modo veloce ed efficace. Permette inoltre di non sprecare ore di formazione su temi già trattati. Ad esempio, se un addetto spazi confinati ha già il corso primo soccorso ed antincendio, potrà magari saltare alcune ore del corso spazi, quelle che trattano gli stessi temi.
AiFOS sta partendo con un progetto su questo tema per dare una linea guida ai propri iscritti, non solo ai formatori ed ai consulenti ma anche agli RSPP e ai datori di lavoro, per aiutarli ad erogare al meglio una formazione molto delicata e per verificare al meglio l’adeguatezza dei propri fornitori.
La sicurezza negli spazi confinati deve partire da un processo formativo adeguato. Solo così si potranno risolvere nuovi, vecchi, problemi.
AiFOS - Associazione Italiana Formatori ed Operatori della Sicurezza sul Lavoro
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