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25 gennaio 2024

Interventi e commenti

Viaggiatore, non c'è sentiero. Il sentiero si fa mentre cammini

Le parole del poeta spagnolo Antonio Machado danno il titolo all'editoriale di Adele De Prisco per il Giornale dei Formatori di gennaio 2024

Viaggiatore, non c'è sentiero. Il sentiero si fa mentre cammini

Sono trascorsi ormai alcuni decenni da quando, durante una conferenza universitaria, qualcuno domandò all’illustre antropologa americana Margaret Mead quale fosse, a suo avviso, il primo oggetto della storia dell’umanità simbolo del processo di civilizzazione. I presenti si aspettavano una risposta chiara ed inequivocabile, che facesse riferimento ad un vaso di terracotta oppure alla punta di una lancia o anche ad una qualche importante invenzione scaturita da una conquista tecnica. Dopo una breve riflessione, invece, Mead rispose in modo enigmatico: “Un osso guarito”.

Sollecitata dal pubblico, l’antropologa esplicitò meglio il suo pensiero: se in natura un animale si fosse rotto un osso importante, le sue possibilità di sopravvivenza sarebbero state pari a zero. L’osso fratturato ci avrebbe impiegato parecchie settimane a saldarsi. Nel frattempo, non potendo né raggiungere una fonte d’acqua né cacciare, sarebbe morto di sete o di fame oppure sarebbe stato ucciso da altri predatori. Reperti di ossa umane testimoniano, invece, che già molte migliaia di anni prima dell’era cristiana alcuni esseri umani si erano salvati nonostante avessero riportato una frattura, ad esempio, al femore e questo perché qualcuno si era occupato di loro sfamandoli, dissetandoli e rimanendo loro accanto durante la convalescenza. Il primo segno della nostra civilizzazione non era, dunque, riferibile ad armi o ad altre invenzioni, bensì all’attitudine umana di sapersi prendere cura degli altri.
“We are at our best when we serve others” (Diamo il meglio quando ci prendiamo cura degli altri), concluse Margaret Mead, esortando tutti a rimanere civili: “Be civilized”.

Prendersi cura degli altri ed essere solidali sono i comportamenti che hanno reso la specie umana particolarmente forte. E longeva. Sono sempre più numerose, infatti, le persone che possono vivere a lungo non soltanto in buona salute ed in ottima forma fisica, ma anche nella pienezza delle proprie capacità mentali. Tutti noi siamo direttamente coinvolti, poiché, stando ai dati, sfiorare il traguardo dei 100 anni non è più un miraggio riservato a pochi: si stima che, entro il 2050, gli anziani a tre cifre saranno 3.676.000 ripartiti tra Cina, Giappone, Stati Uniti, India ed Italia. La sfida dei prossimi decenni sarà, pertanto, quella di favorire una maggiore qualità della vita anche in tarda età, soprattutto dal punto di vista mentale.

“Il cervello ha la capacità di riarrangiare i contatti tra neurone e neurone fino all'ultimo istante di vita. E fino ad allora, è in grado di imparare nuove cose. Avere un cervello giovane anche in tarda età è alla portata di tutti, purché si inizi a prendersene cura da giovani”, spiega il prof. Alessandro Padovani, Direttore della Clinica Neurologica dell’Università di Brescia e Presidente della Società Italiana di Neurologia, in una intervista rilasciata durante il convegno “Longevità e cervello. Istruzioni per non invecchiare”, promosso dalla Fondazione Zoé (Zambon Open Education). Egli ha, altresì, evidenziato il fatto che la ricetta della longevità cerebrale abbia un carattere multifattoriale: “La qualità dello stile di vita è l'elemento trainante di un cervello in salute: l'alimentazione corretta ed il movimento corporeo ricoprono un ruolo fondamentale. Un altro fattore che dovremmo tenere in considerazione è la qualità del riposo notturno. Il fattore determinante, però, riguarda le relazioni sociali: la socializzazione, sviluppata anche attraverso i social, rappresenta uno stimolo straordinario per il cervello. Abbiamo appurato come l'isolamento e la solitudine siano, invece, elementi che compromettono la nostra resilienza biologica: una persona con scarse e non soddisfacenti relazioni sociali tende a sviluppare un'alterazione dei sistemi di difesa immunitaria con il possibile conseguente sviluppo di malattie croniche, quali l'Alzheimer. Vi sono evidenze scientifiche che dimostrano una forte correlazione tra resilienza all'invecchiamento cerebrale e scolarizzazione, formazione continua e lavoro in età avanzata. Diversi studi dimostrano che una vita ricca di interessi ed attiva dal punto di vista intellettuale e professionale contribuisca a mantenere una mente flessibile poiché sempre aggiornata. È fondamentale, quindi, coltivare interessi e continuare a formarci a tutte le età per costruirci un tesoretto, una riserva cognitiva, che ci aiuti a mantenere il cervello in salute ed elastico il più a lungo possibile”.

Come per l’individuo così per le organizzazioni di lavoro. Un’azienda che, con percorsi e professionisti dedicati, incoraggia e cura nel tempo la cooperazione, il coinvolgimento, la gentilezza, la solidarietà, l’ascolto e la comunicazione non violenta allena la propria resilienza ad affrontare le sfide quotidiane, promuove salute, benessere, produttività e felicità tra le persone al suo interno e nelle relazioni con gli stakeholders esterni. Resiste all’invecchiamento. Innesca un circolo virtuoso, a cui daremo ampio spazio di approfondimento in questa prima uscita del 2024 del nostro “Giornale dei Formatori”.
“Rifiutate di accedere ad una carriera solo perché vi assicura una pensione. La migliore pensione è il possesso di un cervello in piena attività, che vi permetta di continuare a pensare ‘usque ad finem’, fino alla fine”. Sono, queste, parole di Rita Levi Montalcini, la scienziata italiana che scoprì, negli anni '50, il Nerve Growth Factor (NGF), una proteina coinvolta nello sviluppo del sistema nervoso, che le valse il premio Nobel per la medicina nel 1986. Durante la sua ultima intervista, all’età di 101 anni, alla domanda “Com’è la vita a 100 anni?”, la Montalcini risponde: “Ho perso un po' la vista, molto l’udito. Alle conferenze non vedo le proiezioni e non sento bene. Ma penso più adesso di quando avevo vent’anni. Il corpo faccia quel che vuole, io sono la mente”.
Se ce ne prendiamo cura in ottica preventiva, longevità e benessere sono alla portata di tutti noi.

E ogni giorno è buono per mantenerci allenati alla vita.

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