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Più ombre che luci nella Relazione annuale del presidente Inail, presentata a Palazzo Montecitorio
Nel 2021 sono stati denunciati all’Inail poco più di 564mila infortuni sul lavoro, in calo dell’1,4% rispetto all’anno precedente. Questa diminuzione, però, è dovuta esclusivamente alla contrazione dei contagi professionali da Covid-19, che sono passati dai quasi 150mila del 2020 ai circa 50mila del 2021. Le denunce di infortunio “tradizionale”, al netto dei casi da Covid-19, nel 2021 hanno invece registrato un aumento di circa il 20% rispetto al 2020.
Le denunce di infortunio con esito mortale sono state 1.361, con un decremento del 19,2% rispetto al 2020. Come per gli infortuni in complesso, anche in questo caso la contrazione è legata interamente ai decessi causati dal contagio da Covid-19, passati dai circa 600 del 2020 ai circa 200 del 2021. Le denunce di infortuni mortali “tradizionali”, al contrario, sono aumentate di quasi il 10% rispetto al 2020, sia nella componente “in occasione di lavoro” che in quella “in itinere”.
Dall’analisi dei dati del 2021 emerge anche un aumento notevole delle denunce di malattia professionale in confronto al 2020, anno in cui il fenomeno tecnopatico è stato fortemente condizionato dall’emergenza epidemiologica. Le patologie lavoro-correlate denunciate all’Istituto sono state poco più di 55mila, in crescita del 22,8% rispetto al 2020. I lavoratori deceduti nel 2021 con riconoscimento di malattia professionale sono stati 820, di cui 154 per silicosi/asbestosi.
I dati comunicati nella Relazione Annuale 2021 dal Presidente Inail, Franco Bettoni, non sono decisamente positivi, se non per quel che riguarda il contenimento del contagio da Covid-19. «Nel nostro Paese - queste le sue parole - purtroppo è ancora insufficiente la cultura della prevenzione che dovrebbe essere componente essenziale del mondo del lavoro e costruita sin dai banchi di scuola, sviluppandola e conservandola nel tempo con adeguati interventi di informazione e formazione per tutti gli attori del ciclo produttivo». In quest'ottica «i fondi stanziati dall’Unione europea nell’ambito del programma Next Generation EU rappresentano un'opportunità imperdibile per potenziare le infrastrutture e le filiere produttive, e per migliorare la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori, puntando su formazione e cultura della sicurezza»
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