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«Gli aspetti positivi di questo doppio ruolo superano quelli critici». Parola di Valentina Recati
Nell’intervista che le abbiamo fatto, Valentina Recati ci parla di come riesce a coniugare l’attività di direttore tecnico per attività riguardanti i beni di interesse storico-artistico di una importante ditta che opera in ambito nazionale ed il ruolo di mamma e di come gli aspetti positivi di questo doppio ruolo superano quelli critici.
Mi sono laureata alla facoltà di architettura di Venezia con indirizzo conservazione dei beni architettonici nel giugno 2002 e poco dopo ho lavorato qualche mese per uno studio di progettazione. Poi a gennaio 2003 mi hanno chiamata per un colloquio a una ditta che si occupa di tinteggiature, restauro monumentale, ristrutturazioni e manutenzioni ed ho iniziato questa sorta di scommessa. Scommessa perché all'inizio non era ben definito quale dovessero essere le mie mansioni, penso fossi una figura un po' nuova per l'azienda, poi pian piano le cose hanno preso forma. Poter frequentare i cantieri in generale e quelli di restauro in particolare, mi ha appassionata fin da subito… finalmente potevo vedere da vicino quello che fino a quel momento avevo solo studiato sui testi universitari.
Lavorare in cantiere ed il contatto con gli operatori mi ha insegnato e continua ad insegnarmi davvero molto.
Oggi sono direttore tecnico della ditta per la categoria SOA OS2A, relativa a lavorazioni su beni di interesse storico-artistico e dallo scorso dicembre 2018 ho conseguito anche il titolo di restauratore di beni culturali rilasciato dal Ministero per i beni e le attività culturali.
Nella pratica di tutti i giorni le attività che svolgo sono varie: seguo alcuni cantieri di restauro in cui la ditta opera, dalla logistica alla contabilità alla redazione della documentazione finale richiesta dagli organi di tutela; effettuo sopralluoghi per la formulazione di nuove proposte di intervento, relazioni tecniche e preventivi di spesa; eseguo rilievi e mappature relativi a manufatti storici, a volte per la lavori acquisiti dalla ditta altre volte quale servizio offerto ad alcuni professionisti esterni che ne hanno bisogno; infine, seguo le gare di appalto relative a interventi di restauro.
La difficoltà più grande è sicuramente trovare il tempo per tutti e tutto. Vorrei avere 24 ore per i miei bambini e altre 24 da dedicare interamente al lavoro! Ma chiaramente non è possibile e allora cerco di fare meglio che posso le due cose: di non far mancare la presenza della mamma ai piccoli e di seguire in modo adeguato gli impegni lavorativi. Alle volte con una certa fatica, soprattutto per l'intrecciarsi della vita lavorativa a quella privata di mamma.
In generale devo dire che, in ormai 15 anni di attività, non ho mai incontrato difficoltà particolari. Certo la battutina è all'ordine del giorno ma finora con un minimo di autoironia si è sempre risolto tutto in una bolla di sapone. Sicuramente talvolta riscontro un po' di diffidenza, soprattutto nei lavoratori o subappaltatori che si trovano ad avere a che fare con una donna, ma in genere, man mano che il lavoro procede, il clima si fa più disteso e la collaborazione diventa molto buona.
Forse anche perché parto sempre dal presupposto di avere qualcosa da imparare da chiunque e quindi, soprattutto all'inizio, cerco di mettermi sempre, come dire, "in ascolto" della persona che ho di fronte. Penso che, in molte situazioni, questo aiuti a creare un rapporto più collaborativo.
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