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Claudio è un ingegnere specializzato nella sicurezza dei macchinari e nelle Certificazioni CE. Professionista molto noto nell'ambiente, è autore di numerosi volumi specialistici ed ha collaborato con AiFOS sia nell'ambito di corsi di formazione e aggiornamento sia nella scrittura di contributi per il Giornale dei Registri.
Claudio nel mese di ottobre è stato contagiato dal Sars-CoV-2 e l'aggravarsi della malattia lo ha costretto al ricovero per 11 giorni, in terapia sub-intensiva, presso l'Ospedale Maggiore Policlinico di Milano. Ha affidato ai social network la sua testimonianza che diffondiamo per aumentare la consapevolezza di questa pandemia.
29 ottobre, ore 14.02
Post di Ringraziamento ed Encomio al Policlinico di Milano - Padiglione Guardia secondo piano - Reparto Covid
La mia storia più o meno si può riassumere così.
Venerdi 9 sera inizio ad avere qualche linea di febbre che sparisce lunedì. Mercoledi torna e chiamo il medico di base che mi prenota un tampone venerdi. Giovedì faccio venire un infermiere a casa per farmi fare un test rapido pungidito dove risulto negativo.
Sintomi: solo una leggera febbre che va e viene e inappetenza.
Venerdi faccio il tampone e sabato scopro di essere positivo. Maria Serena mi fa parlare con due medici che mi fanno fare delle prove col saturimetro e mi dicono di andare in ospedale.
Cosa mi fanno fare:
Mi chiedono la saturazione a riposo e camminando.
Per fortuna in casa avevamo il saturimetro.
Io saturavo 93 a riposo e 88 camminando.
Compra un Saturimetro.
Sabato sera vado in ospedale con la borsa sapendo che forse mi fermo, ma non sto ancora male.
Durante la notte in pronto soccorso mentre sono in bagno ho la mia prima crisi respiratoria. Bagno di sudore e sensazione di annegare. Non lo auguro a nessuno.
Ringrazio il cielo che sono già in ospedale, ringrazierò sempre gli angeli che mi ci hanno mandato.
Mi ricoverano in un reparto nuovo appena dedicato al covid. Siamo i primi pazienti e il reparto si riempie in poche ore.
Mi mettono il casco che vedi in foto e iniziano a cercare la cura specifica per me. Ognuno di noi ha avuto la sua cura. Ogni ora venivano in gruppo vestiti da Puffi e facevano delle prove fino a che non mi hanno fatto una puntura intramuscolare sulla gamba sinistra da cui dopo ho iniziato a guarire.
Ma il periodo di tempo in cui mi hanno messo il casco e quella benedetta iniezione mi hanno marchiato per sempre.
Non lo dimenticherò mai e non lo auguro a nessuno.
11 giorni per salvarmi e ci sono riusciti con una cura, una determinazione ed una preparazione incredibili. Non hanno lasciato stare nessun particolare. Non so i nomi di tutte le persone, ma spero che arrivi loro notizia di questo mio post.
Manderò lettera di encomio anche all’ospedale, ma voglio far sapere a tutti quanto sono grato loro.
Ps: senza ospedale sarei morto, non sono stato intubato ma ho rischiato di esserlo.
31 ottobre, ore 5.55
Aggiornamento
Ringrazio che mi scrivete in tanti, ma non riesco a rispondere a tutti.
Quindi scrivo qui per fare prima le risposte alle domande che mi fate sempre:
1. Non ho idea di dove e quando ho preso il virus
2. Non so e non mi interessa sapere che farmaci mi hanno somministrato, non sono un medico
3. Nella sfortuna la provvidenza mi ha fatto essere al posto giusto al momento giusto.
Come va a casa dopo le prime 48 dal ricovero:
1. Mi sento ancora debole, ma felice di essere vivo e a casa
2. Inizio a sentire il dolore degli ematomi sparsi per prelievi, iniezioni, flebo ecc...
3. Non posso dormire supino, mi manca l’aria se lo faccio e per questo motivo devo dormire semiseduto
4. Ho sempre la sensazione sul viso e dietro le orecchie e sul collo di avere i respiratore attaccato anche se sono libero da oltre 48ore
Per respirare bene devo stare seduto su sedie che mi permettano di stare dritto, non vanno tutte bene.
Per questo motivo Serena mi ha regalato un puzzle che mi obbliga a stare in posizione corretta.
Terapie a casa: nessuna
Mi han dato degli esercizi respiratori che mi facevano fare anche li:
Una bottiglia dentro cui soffiare
Stare sdraiato sveglio a pancia in giù
Alzarmi e sedermi per 15 volte consecutive
Mi avevano promesso che chiamavano tutti i giorni a casa per sapere come va, ma non ha ancora chiamato nessuno.
Sento che lo stare a casa mi sta rinvigorendo, ma credo ci voglia ancora un po’
1 novembre, ore 21.02
Effetti collaterali della mia avventura
Da Mercoledì quando sono uscito dall’ospedale sono pervaso da una felicità immensa costante.
Essere vivo a casa e ricominciare a fare tutte le piccole cose che prima davo per scontate e non mi rendevo conto nemmeno di fare.
4 novembre, ore 9.12
Sono finito su tantissimi giornali e pagine importanti.
Nei commenti tanti si chiedono perché mi sono fatto le foto col casco.
La risposta è banale e semplice: per vedere come stavo.
Sei legato alla posizione in cui ti hanno messo, sempre sul letto prima e poi seduto su una sedia o a pancia in giù. Non vai in bagno perché non cè la fai fisicamente, sei troppo debole.
Quindi non mi vedevo allo specchio.
Il mio unico specchio era la telecamera del mio iphone.
Le foto aiutano a vedere le differenze.
Nessuno dei tuoi cari ti viene a trovare e il telefono è la tua salvezza.
Come fai a dire loro come stai senza una foto? Certe cose io non riuscivo a scriverle perché non volevo ammettere a me stesso come stavo.
Mi concentravo solo su pensieri positivi e pregavo.
Un pensiero positivo nei momenti più bui era come ringraziare l’ospedale se rimanevo vivo. È il risultato alla mia lettera è andato oltre alle aspettative.
In reparto covid col casco non senti quello che dicono gli altri perché hai l’ossigeno sparato sull’orecchio destro e una valvola rumorosissima sull’orecchio sinistro, ero pieno di farmaci e in uno stato che mi ha marchiato. Puoi bere con una cannuccia da una bottiglietta con l’aiuto di un infermiere o di un oss. Da solo non riuscivo a sostenere la bottiglia d’acqua, era pesante.
Dormivo pochissimo perché dentro di me avevo paura di dormire.
Sei solo con te stesso e fai i conti con chi sei e con quello che hai fatto nella vita.
9 novembre, ore 11.22
ogni giorno ricevo messaggi da sconosciuti e conoscenti che hanno parenti ricoverati.
Questo post è scritto per loro.
Quando ero li da solo e isolato dal mondo con i medici rianimatori che venivano ogni ora a fare qualche prova i miei pensieri mi hanno fatto fare i conti su chi sono e cosa ho fatto.
in verità ho scoperto che la celebrità che mi accompagna grazie ai libri e ai video non valeva più nulla.
L'unica cosa che valeva erano gli affetti che mi coccolavano con foto, video e messaggi. Se avete qualcuno ricoverato riempitelo di amore con foto e messaggi. Se mandate i video ricordatevi che con il casco non senti niente.
10 novembre, ore 10.15
Tampone NEGATIVO!!! Evviva
17 novembre, ore 8.45
E oggi dopo un mese esatto dal ricovero torno operativo.
Si va a vedere una pressa autocostruita dove un operaio ha perso una falangetta.
Sono emozionato.
AiFOS - Associazione Italiana Formatori ed Operatori della Sicurezza sul Lavoro
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