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La “questione amianto” continua ad essere oggetto di attenzione rappresentando il 90% delle morti per malattie professionali in Italia
Tra il 2019 e il 2023 Inail ha riconosciuto in media 1.269 patologie asbesto correlate di origine professionale ogni anno, pari al 6% del complesso dei tecnopatici. 501 all'anno i decessi (vale a dire circa il 40% dei malati). Un dato enorme se confrontato al totale dei decessi per tecnopatie, che in Italia sono in media 556 all'anno. Prendendo in considerazione il solo triennio più consolidato 2019-2021, i dati sono ancora più allarmanti: la media annuale delle malattie riconosciute sale a 1.404 e i decessi a 611.
Cifre impressionanti quelle contenute nell'analisi statistica "Le malattie asbesto correlate" pubblicato dall'Inail, soprattutto tenendo in considerazione che sono passati ormai trent’anni da quando l’Italia mise al bando l’amianto con la legge 257/92 (la UE nel 2005). Nonostante ciò, i danni che questo materiale provoca sulla salute dell’uomo sono ancora evidenti. Il processo di sviluppo delle malattie asbesto correlate, infatti, è estremamente lungo: il periodo di latenza supera generalmente i 25 anni e le patologie possono manifestarsi anche dopo 40 anni dall’inizio dell’esposizione all’amianto.
Ricordiamo che la UE ha recentemente imposto a tutti gli Stati membri un drastico taglio dei valori limite di esposizione all'amianto con la Direttiva 2023/2668 entrata in vigore il 20 dicembre 2023, che dovrà essere recepita anche in Italia entro il 21 dicembre 2025. La Direttiva punta da un lato a un drastico abbassamento dei livelli di esposizione, dall’altro un metodo più moderno e sensibile per il conteggio delle fibre di amianto e prefigura un ulteriore stretta a partire dal 31 dicembre 2028.
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