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21 luglio 2021

Noi e voi

Meno infortuni ma più morti

La Relazione annuale 2020 del presidente Inail tra luci ed ombre nell'anno della pandemia. Vitale: «il PNRR dia nuova linfa alla formazione in materia di salute e sicurezza»

Meno infortuni ma più morti

relazione-inail-2020.jpgIl presidente dell’INAIL Franco Bettoni ha presentato la sua relazione annuale con il bilancio infortunistico relativi all’anno 2020. Nell’anno della pandemia sono in calo infortuni e malattie professionali, ma aumentano i casi mortali. Si tratta della prima analisi dell’anno del Covid. 

«Il pesante bilancio infortunistico ci fa comprendere che non si fa ancora abbastanza. Non è sufficiente indignarsi ma occorre agire - ha sottolineato Bettoni. Le norme ci sono e vanno rispettate. È necessario un impegno forte e deciso di tutti per realizzare un vero e proprio ‘patto per la sicurezza’ tra istituzioni e parti sociali. Coinvolgere gli attori del sistema nazionale di prevenzione, rafforzare i controlli, promuovere una maggiore sensibilizzazione di lavoratori e imprese, potenziare la formazione e l’informazione per costruire una cultura della sicurezza, a partire dal mondo della scuola, dare sostegno economico alle aziende: sono tutte azioni da perseguire con determinazione e l’Istituto è pronto a fare la sua parte».

In base ai dati, le denunce di infortunio nel 2020 registrano su base annua un calo complessivo dei casi in complesso, ma con un significativo aumento di quelli mortali. Sono state registrate poco più di 571mila denunce di infortuni accaduti nel 2020 (-11,4% rispetto al 2019), un quarto delle quali relative a contagi da Covid-19 di origine professionale. Gli infortuni riconosciuti sul lavoro sono stati 375.238 (-9,7%), di cui 48.660, pari al 13%, avvenuti “fuori dell’azienda”, ovvero con “mezzo di trasporto” o “in itinere”, nel tragitto di andata e ritorno tra la casa e il luogo di lavoro.
I casi mortali denunciati all’Inail sono stati 1.538, con una crescita del 27,6% rispetto ai 1.205 del 2019: l'incremento deriva soprattutto dai decessi causati dal Covid-19, che rappresentano oltre un terzo del totale delle morti segnalate all’Istituto. Gli infortuni mortali per cui è stata accertata la causa lavorativa sono 799 (+13,3% rispetto ai 705 del 2019), di cui 261, circa un terzo del totale, occorsi “fuori dell’azienda” (i casi ancora in istruttoria sono 93). Gli incidenti plurimi, che hanno comportato la morte di almeno due lavoratori contemporaneamente, sono stati 14, per un totale di 29 decessi.
«La pandemia ha fortemente condizionato l’andamento del fenomeno infortunistico nel 2020 - ha spiegato Bettoni commentando questi dati. Da un lato, infatti, ha comportato la riduzione dell’esposizione a rischio per gli eventi ‘tradizionali’ e ‘in itinere’, a causa del lockdown e del rallentamento delle attività produttive, dall’altro però ha generato la specifica categoria di infortuni per il contagio da Covid-19».

La relazione del presidente Bettoni ha anche analizzato nel dettaglio l’impegno dell’INAIL a sostegno dei soggetti più fragili, la costante collaborazione con il Comitato Tecnico Scientifico e le risorse messe in campo nel settore.

Un altro dato evidenziato da Bettoni riguarda l’urgenza di ampliare la tutela assicurativa agli oltre tre milioni di lavoratori che non ne hanno ancora diritto, migliorare le prestazioni economiche per gli infortunati e i tecnopatici, destinare maggiori risorse per il potenziamento della prevenzione attraverso i diversi filoni di intervento e affinare gli strumenti di rendicontazione dell’Istituto.
«La pandemia - ha sottolineato il presidente - ha riaperto la questione dell’esclusione dalla tutela Inail di soggetti particolarmente esposti al rischio contagio, come quella dei medici di famiglia e dei medici liberi professionisti», che insieme ad altre categorie come le forze armate e di polizia, vigili del fuoco, liberi professionisti, commercianti titolari di impresa individuale, volontari della protezione civile e della croce rossa, non possono beneficiare della copertura assicurativa e delle conseguenti prestazioni economiche, socio-sanitarie, riabilitative e di reinserimento.

Il presidente dell’INAIL ha evidenziato il ruolo fondamentale della prevenzione nel cui ambito rientra l’importanza strategica della formazione. In questo campo l’INAIL - non certo dal 2020 - si è mossa con i bandi.

Questo il commento del Presidente Rocco Vitale: «Su questi temi l’AiFOS ha sempre sostenuto che si tratta di una questione importante, ma che sarebbe auspicabile un monitoraggio almeno triennale per verificare le ricadute degli interventi formativi finanziati finalizzate alla riduzione degli infortuni. Per quanto attiene ai bandi sulla formazione, non possiamo non sottolineare come la platea di destinatari sia ridotta. L'INAIL infatti individua come sogetti che possono partecipare al bando esclusivamente le parti sociali rappresentate in Commissione Consultiva permanente. Indubbiamente tali soggetti svolgono un ruolo importante di rappresentanza nel nostro paese, ma considerare che solo alcune parti sociali abbiano le caratteristiche per erogare una buona formazione non corrisponde a completa verità. Vi sono soggetti della società civile, tra l’altro più dinamici, che sono esclusi e non sono rappresentati».

Durante la presentazione del Rapporto INAIL è intervenuto con una propria relazione il Ministro del Lavoro on. Andrea Orlando.
Nel suo intervento il Ministro ha accennato all’urgenza di dare il via alla revisione del D. Lgs. 81/2008 ed allo stesso tempo ad una verifica degli Accordi Stato-Regioni che - specialmente nel campo della formazione - hanno prodotto 21 sistemi differenti con lettura ed applicazione degli stessi Accordi in maniera differente da regione e regione.

Continua il Presidente Vitale: «Su questo tema la nostra associazione, per tramite della CIIP, è intervenuta con una proposta formale di unificazione degli attuali 7 accordi in vigore sulla formazione. A fronte del tema della revisione legislativa e normativa, alcuni organi di stampa hanno sottolineato che questa non può essere una priorità dell’attuale governo impegnato nell’adozione e sviluppo del PNRR.
Al contrario crediamo che proprio l’arrivo dei fondi europei e l’attuazione del PNRR si debba basare su un lavoro “sicuro” e quindi vi è urgenza di intervenire sul serio sul tema della salute e sicurezza sul lavoro e sulle politiche della prevenzione, di cui la formazione è parte fondamentale. Bisogna però ripensare l'intero sostema di formazione, per evitare che sia solo un processo formale. È indispensabile stabilire chi deve e chi può fare la formazione e quale formazione deve essere svolta.
Riteniamo inoltre fondamentale una apertura alla società civile, enti ed associazioni che abbiano la formazione alla sicurezza come mission in un quadro di responsabilità diffusa, in modo che venga promosso il principio di sussidiarietà».

Materiali scaricabili

  • Relazione Annuale 2020 del presidente Inail
  • Appendice statistica alla Relazione del presidente Inail
  • Intervento del Ministro del Lavoro
  • Infortuni e malattie professionali 2020 - Infografiche Inail

 

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