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05 novembre 2025

Le nostre attività

Stati Generali Salute e Sicurezza sul lavoro, il contributo di Aifos al tavolo tematico “Salute e sicurezza nel settore della logistica”

L'intervento di Lucio Fattori, Consigliere nazionale Aifos, presentato il 22 ottobre alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni di lavoro
Stati Generali Salute e Sicurezza sul lavoro, il contributo di Aifos al tavolo tematico “Salute e sicurezza nel settore della logistica”

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Sicurezza nella logistica: criticità e proposte

Il settore della logistica rappresenta oggi un nodo strategico per l’economia, ma anche un contesto complesso dal punto di vista della sicurezza sul lavoro. La velocità delle operazioni, l’interculturalità dei lavoratori e la compresenza di mezzi e persone creano scenari ad alto rischio. Vorrei soffermarmi su tre aspetti che consideriamo particolarmente rilevanti: la formazione dei lavoratori stranieri, l’uso di attrezzature non normate e la gestione delle interferenze tra logistica e trasporto.

1. Formazione e lavoratori stranieri

Uno dei problemi più diffusi nelle piattaforme logistiche è l’alto turn-over e la forte presenza di lavoratori stranieri. Questi fattori rendono difficile garantire una formazione realmente efficace, perché spesso la barriera linguistica limita la comprensione delle procedure e delle regole di sicurezza.

La soluzione non può limitarsi a traduzioni frettolose o a spiegazioni informali: occorre introdurre figure di mediazione linguistica, capaci di facilitare la comunicazione e di assicurare che i contenuti della formazione vengano recepiti correttamente.

Inoltre, è necessario prevedere test di conoscenza della lingua italiana robusti e autorevoli, da collocare già nella fase pre-assuntiva o comunque prima dell’avvio della formazione obbligatoria. Solo con basi linguistiche minime si può garantire che il lavoratore comprenda davvero istruzioni, cartelli e procedure.

Ultima nota sul punto: il settore è caratterizzato da alto turnover e dall’utilizzo di forme contrattuali precarie. Queste condizioni espongono i lavoratori impiegati nella logistica ad un maggiore rischio infortunistico. Da dati INAIL, l’incidenza infortunistica per i lavoratori con contratto a termine è il doppio che sui lavoratori impiegati a tempo indeterminato.

2. Attrezzature non normate: traspallet e carrelli commissionatori

Un altro punto critico riguarda le attrezzature diffuse nelle logistiche, come i traspallet manuali ed elettrici o i carrelli commissionatori. Questi strumenti, pur essendo ampiamente utilizzati, non sono regolati da un percorso normativo unitario in termini di formazione degli operatori.

Il risultato è che alcune aziende, più attente e strutturate, organizzano corsi completi che combinano teoria e pratica, mentre altre si limitano a una spiegazione sommaria e spesso solo formale.

Il dato certo è che proprio queste attrezzature presentano indici di infortunio molto elevati, anche più di carrelli elevatori con conducente a bordo su sedile, che sappiamo bene essere regolamentati e soggetti formazione e addestramento obbligatori. Inoltre, traspallet e carrelli commissionatori spesso lavorano in gran numero dei magazzini di logistica, con rischi di investimento, collisioni e perdite del carico. Serve quindi uno sforzo condiviso per definire standard formativi comuni per queste particolari attrezzature, evitando che la sicurezza venga affidata al grado di buona volontà delle singole imprese.

3. Interferenze tra logistica e trasporto

Infine, un terzo aspetto riguarda la zona più delicata della logistica: le baie di carico e scarico. Qui operano sia i lavoratori della piattaforma, sia gli autisti dei mezzi pesanti.

Oggi manca un protocollo condiviso a livello nazionale: ogni deposito adotta regole proprie, spesso non comunicate in maniera chiara e uniforme agli autisti.

Gli esempi sono numerosi: posizionamento dei cunei, procedure di ripartenza dopo il carico, aree di attesa… Ogni autista, spesso anche straniero, si trova a dover affrontare regole diverse a seconda della piattaforma in cui si trova a operare, e queste regole oltre a non essere omogenee non sono nemmeno sempre chiare.

Questo genera confusione e rischi elevati di incidenti, perché la parte di coordinamento e di cooperazione, prevista dalle norme in vigore, rimane spesso confinata all’accordo tra aziende, senza arrivare concretamente agli autisti, che per esempio potrebbero vedere quel singolo magazzino una volta sola in un anno, o anche con frequenza minore. È invece fondamentale che anche a loro vengano trasferite istruzioni chiare, standardizzate e comprensibili che siano comuni a tutte le piattaforme, così da garantire omogeneità nei comportamenti sicuri.

Conclusioni

Avviandoci alla conclusione, dobbiamo ricordare che la logistica è un settore dinamico e in continua crescita, spina dorsale del tessuto produttivo e commerciale del Paese.
Ma queste esigenze di efficienza e rapidità non possono sacrificare la sicurezza degli operatori del settore.
Occorre pertanto, a nostro avviso, lavorare sui tre fronti appena esposti, ovvero:

  1. rendere la formazione accessibile e comprensibile a tutti i lavoratori, garantendo percorsi di verifica della comprensione della lingua che siano solidi ed efficaci, oppure agendo con mediazione linguistica o metodologie equivalenti
  2. creare standard formativi per le attrezzature oggi prive di regolamentazione, come traspallet e carrelli commissionatori, molto diffuse nella logistica
  3. armonizzare le procedure nelle aree di carico e scarico per garantire coerenza e ridurre i rischi da interferenza sul comparto per garantire regole chiare, uniformi ed efficaci per gli trasportatori che operano nelle baie di carico.

In questo modo sarà possibile trasformare la logistica in un settore non solo efficiente, ma anche sicuro e sostenibile per chi vi lavora ogni giorno.

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