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Videoconferenza per la salute e sicurezza: cambia il lavoro, cambiano le metodologie

Quaderno n° 4 - Anno XII
Ottobre-dicembre 2021

 

Q4-2021_mid.png

Il Rapporto AiFOS 2021 è stato orientato ad esplorare il valore e l’importanza della videoconferenza, strumento che in questi due anni di pandemia ha raggiunto una diffusione inimmaginabile e coinvolto, volenti o nolenti, tutti coloro che rivestono ruoli rilevanti in materia di salute e sicurezza in azienda (lavoratori, ovviamente, in primis) e chi li supporta nelle rispettive attività, compresi i consulenti, i soggetti formatori e i docenti.

Come per tutte le ricerche intraprese in questi anni, l’obiettivo dell’Associazione è stato quello di “Far emergere sia i punti di forza che le criticità di tale metodologia formativa, al fine non solamente di “fotografare” la situazione attuale, ma di aprire anche a nuove prospettive nella convinzione che, nonostante alcune criticità da superare, non si tornerà indietro rispetto all’uso della videoconferenza” . Ciò tenendo conto della circostanza che, al riguardo, non esiste ad oggi una regolamentazione normativa della videoconferenza, né si è intervenuti in merito in modo “ufficiale” tramite indicazioni di Governo, Regioni o altri soggetti pubblici competenti, se non per ribadire che, nel periodo emergenziale, è consentita la “formazione a distanza”, come si legge nei D.P.C.M. emanati nell’arco di ormai due anni di pandemia.

L’emergenza Coronavirus ha cambiato radicalmente la nostra vita quotidiana, evidenziando l’importanza degli strumenti digitali e le modalità di lavoro smart. A testimoniarlo i dati dell’indagine condotta dall’Osservatorio nazionale sulla comunicazione digitale di PA Social e Istituto Piepoli, da cui risulta come la pandemia abbia messo al centro del dibattito e delle scelte politiche le diverse metodologie di lavoro e lo smart working: il 60% degli italiani ha dichiarato di lavorare in modalità smart (di questi il 6% lo fa per più di 8 ore al giorno), utilizzando come strumenti di lavoro il pc (90%), lo smartphone (32%), le videoconferenze con varie piattaforme (24%) e il tablet (12%). Sempre la stessa ricerca ha rivelato come 9 italiani su 10 (88%) ritengano che gli strumenti digitali saranno sempre più centrali, sia nel settore pubblico che nel privato

Questo evidenzia pertanto la necessità di studiare la videoconferenza quale nuovo strumento di lavoro, in piena coerenza con quanto si legge nella strategia europea 2021-2027, che indica a tutti i Paesi dell’Unione europea la necessità di intercettare i cambiamenti del mercato del lavoro e regolarli in termini di miglioramento della tutela dei lavoratori.

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